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#ZeroWaste per tutti: sei consigli pratici per ridurre (quasi) a zero i propri rifiuti domestici

Guida. Questi giorni di emergenza l’occasione perfetta per coinvolgere tutta la famiglia in una piccola rivoluzione domestica di abbattimento dei rifiuti

Lettura 4 min.

Scommetto che in queste giornate critiche, di ferie forzate, la tentazione di stravaccarsi sul divano e godersi finalmente Netflix senza rimorsi è stata molto difficile da combattere. Magari avete recuperato quelle serie tv che da mesi languivano in fondo alla vostra lista. O magari vi siete lasciati conquistare dal fascino dei documentari. Siete rimasti a bocca aperta di fronte a documentari a tema ambientale come “A Plastic Ocean”? Vi è venuta voglia di dare una svolta sostenibile al vostro stile di vita, ma non sapete da dove iniziare? Questa breve guida allo zero waste, cioè la riduzione dei rifiuti, fa proprio al caso vostro. Con una precisazione: non fatevi guidare dai sensi di colpa, ma dalla voglia di reinventarvi. Ponetela come una sfida a voi stessi e alla vostra famiglia. Divertitevi e sperimentate! Ogni piccolo cambiamento è già un enorme passo avanti.

Informazione e consapevolezza

La prima cosa da fare è assicurarvi che già stiate sfruttando tutte le opportunità messe a vostra disposizione: siete proprio certi di sapere cosa va buttato in ogni contenitore della raccolta differenziata? Il primo strumento da consultare è il sito del proprio comune, che spesso contiene le indicazioni utili per la corretta separazione dei rifiuti.

Un’alternativa è rivolgersi alla società che ha l’appalto per la raccolta dei rifiuti: per esempio, Aprica, che opera nel comune di Bergamo, ha un’interessante pagina dove si può digitare il nome di ciò che non sapete dove buttare e ricevere indicazioni sul bidone corretto.

Un utile esercizio può essere anche quello di prestare attenzione ogni volta che si butta via qualcosa: qual è il materiale che costituisce gran parte dei vostri rifiuti? Quella è la zona su cui potreste provare a lavorare, per cercare di ridurla al minimo. Niente paura, i prossimi consigli vi aiuteranno nell’impresa!

Ispirazione

Da che mondo è mondo, nessun progetto può essere portato avanti senza quella polverina magica che è la motivazione. Quale modo migliore di tenere alta la partecipazione di tutta la famiglia se non lasciandosi ispirare da blog, canali di YouTube e account social che fanno venire voglia di provarci solo a guardarli? Basta digitare qualche parola chiave su qualunque motore di ricerca per venire inondati di suggerimenti.

Pinterest è un’ottima piattaforma da scoprire per scorrere tra migliaia di bacheche visuali zeppe di idee creative. Su YouTube segnalo l’ottimo canale di Christina Sedona: per chi se la cava con l’inglese è una risorsa informativa da sfruttare. Ma questi sono solo spunti, sbizzarritevi nella ricerca.

In cucina

Panni asciugatutto, guanti di plastica monouso, imballaggi per alimenti, scarti di cibo: la cucina è probabilmente l’ambiente della casa dove avviene la maggiore produzione di rifiuti. Ma procediamo per gradi. Il primo passo può essere la pratica dello shelf-cooking, che consiste in una semplice inversione di prospettiva: invece che pensare a cosa mangiare e poi procurarci il necessario, proviamo a osservare attentamente cosa abbiamo già in frigo, nel freezer e in dispensa, inventandoci qualcosa che non richieda nessun viaggio al supermercato, o che li riduca al minimo.

Quante volte gettiamo cibi scaduti perché ci eravamo dimenticati di averli comprati? La sfida dello shelf-cooking mira proprio a questo: a svuotare i nostri scaffali e non quelli del supermercato. Un altro cambiamento potrebbe essere quello di utilizzare, al posto dei rotoloni usa e getta, panni lavabili che si possono ricavare da magliette sgualcite o vecchi stracci. E poi, mai sentito parlare della particolare tela cerata che sostituisce la pellicola e la carta stagnola per conservare gli alimenti? L’Isola del Tesoro di Gorle ci sta lavorando per voi.

Spesa alimentare

Avete messo in pratica le indicazioni qui sopra, ma avete comunque bisogno di rimpolpare le vostre scorte alimentari: che fare? Prima di dirigervi al supermercato più vicino, provate a prendere in considerazione l’idea di fare la spesa in un negozio che vende prodotti sfusi, eliminando il problema dell’imballaggio, come quello di cui vi abbiamo parlato qualche mese fa.

Per lo stoccaggio, si possono riutilizzare vecchi contenitori di plastica o barattoli di vetro (sapevate che per togliere l’etichetta è più efficace strofinare con una goccia d’olio che non con sapone e acqua calda?). Considerate anche la possibilità di ridurre la filiera e fare la spesa direttamente dal produttore, recandovi sul posto personalmente o unendovi a qualche Gruppo di Acquisto Solidale (GAS).

E l’acqua? L’ideale è utilizzare l’acqua del rubinetto, magari facendola analizzare e installando un eventuale depuratore. Per l’acqua frizzante, un gasatore per l’acqua vi consentirà di eliminare le singole bottiglie, di plastica o vetro che siano. Per portarla con voi quando uscite, una borraccia di alluminio è un must.

Abbigliamento

Questo è un altro ambito in cui si può – e si deve – procedere per gradi. I vestiti più sostenibili in assoluto sono quelli che già avete: quelli dimenticati in fondo all’armadio, quelli che vi passa la cugina o la vicina di casa, o quelli che si tramandano dal vostro primo figlio ai successivi.

Quando invece si ha bisogno di fare acquisti, un’ottima opzione è quella di considerare i vestiti di seconda mano e i mercatini dell’usato, anche online e sui social: è il primo passo verso un’economia circolare, in cui ciò che è scartabile per una persona può essere una scoperta preziosa per un’altra.

Il terzo step è quello dell’abbigliamento etico, organico, biologico e chi più ne ha più ne metta: vestiti la cui filiera di produzione è interamente sostenibile, per l’ambiente e per le persone che vi sono coinvolte, come i jeans di Par.co Denim.

Cura della persona

Sapevate che esistono balsami, shampoo e bagnoschiuma solidi, sotto forma di saponette, venduti senza imballaggio? E che si può fabbricare in casa il proprio dentifricio, anche in polvere? La quasi totalità dei barattoli e tubetti che conserviamo nell’armadio del bagno possono essere sostituiti da prodotti alternativi, meno inquinanti e anche meno aggressivi per la nostra pelle.

Attenzione però: naturale non equivale a benefico. Non tutti i tipi di pelle sono adatti a tutti i principi naturali. E, viceversa, sostanze chimiche impossibili da pronunciare non sono necessariamente dannose.

Un utile strumento da utilizzare se si vogliono sostituire i prodotti per la cura personale con alternative migliori per sé e per l’ambiente è il database EWG Skin Deep® (in inglese, ma codificato per colori e quindi abbastanza intuitivo), dove si possono fare ricerche per ingredienti, prodotti o anche marche. Oppure ci si può rivolgere a dermatologi, dentisti e altri specialisti. Siate responsabili!

Alcuni disclaimer finali

Non esiste niente che sia totalmente zero waste: un minimo di scarto c’è sempre. La sfida è ridurlo il più possibile;

controllate sempre la composizione degli oggetti che comprate: per esempio, se devono contenere cibi e bevande calde, assicuratevi che con il calore non rilascino sostanze dannose;

tutti commettiamo sbagli, ma è positivo. Gli sbagli ci insegnano a migliorare. Quello dello zero waste è un viaggio, non una meta. L’importante è sapersi correggere e non fidarsi mai ciecamente di nulla (nemmeno di questo articolo!). L’informazione è la chiave.

Dunque, siate sereni e divertitevi! Tutto questo sarà un toccasana per il vostro benessere generale.

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