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Borghi montani da visitare almeno una volta nella vita vol. 2

Guida. Torna la guida alle piccole-grandi perle della provincia di Bergamo

Lettura 5 min.
Serina (Foto di sergiocortinovisphotography.it)

Visitare i borghi montani di Bergamo è la cosa giusta da fare d’estate. La stagione calda fa rima con escursioni all’aperto, turismo culturale e perché no, anche ottima gastronomia locale. E tutto questo lo potete trovare in alcuni piccoli incantevoli paesi della nostra provincia.

Se pensavate che con il volume 1 deiborghi montani da visitare almeno una volta nella vita avessimo esaurito i consigli, ecco un volume 2 ricco di sorprese. Le valli bergamasche hanno ancora diversi assi nella manica. Quindi, senza ulteriore indugio, torniamo in quota per scoprire 5 meravigliose borgate orobiche. Prima fermata: Gandino.

Gandino

Gandino è indubbiamente un centro di grande prestigio a livello artistico e architettonico in Val Seriana. Basti pensare al cinquecentesco Palazzo Zilioli e al seicentesco Palazzo Giovannelli. Oppure alla basilica di Santa Maria Assunta con il suo splendido campanile dagli illusionismi decorativi di puro stampo barocco.

Per chi non vedesse l’ora di mettersi in cammino poi non mancano le possibilità. Tra le tante destinazioni raggiungibili dal paese citiamo a esempio il Rifugio Parafulmine, il Pizzo Formico e la Baita Monte Alto.
Ma ciò che rende davvero speciale questo centro sono due elementi in particolare: la perseveranza nel mantenere vive tradizioni folcloriche uniche e una antichissima tradizione gastronomica che fa del mais spinato di Gandino il re della tavola locale.

Per quanto riguarda il primo aspetto, tra tutte le iniziative la più curiosa e pittoresca è sicuramente la corsa delle uova (quest’anno il 5 luglio). L’appuntamento nasce da una sfida risalente al 1931 tra due ragazzi del luogo. Il regolamento è semplice: uno degli sfidanti deve percorrere di corsa il tragitto da Gandino a Fiorano al Serio e ritorno, mentre il secondo concorrente deve raccogliere una dopo l’altra 100 uova disposte a un metro l’una dall’altra. Inutile dire che il tutto si conclude con una frittata mastodontica.

E a proposito di cibarie, Gandino vanta ben due primati gastronomici: la prima coltivazione di mais della Lombardia e la prima polenta gialla. Dal mais spinato locale nasce infatti la farina di melgotto, prodotto che oltre all’immancabile polenta dà vita a preziosità culinarie uniche: biscotto melgotto, gelato melgotto, pan spinato, fior di spinato alle verdure e perle salate sono solo alcuni dei molti prodotti derivati da questo “oro giallo”.

Schilpario

Per raggiungere la prossima meta preparatevi a vivere un’avventura: sì, perché lungo le strade dirette a Schilpario vedrete paesaggi mozzafiato, ma dovrete prepararvi anche ad altitudini non indifferenti.

Il paese che diede i natali al cardinale Angelo Maj si ferma a quota 1135 metri e, non appena scesi dalla macchina, si respira da subito un’aria pura e rigenerante. Neanche a dirlo, boccata d’ossigeno chiama sport: sci, ciaspolate e pattinaggio d’inverno, trekking, equitazione e mountain bike d’estate sono un autentico must per i visitatori.

Se poi volete scoprire perché il nome di questo borgo sia indissolubilmente legato alla “schirpa” (attrezzatura un tempo usata dai minatori) non dovrete cercare lontano. Qui tutto parla del glorioso passato minerario di Schilpario. Dei chilometri di gallerie e miniere un tempo impiegati per l’estrazione della siderite, alcuni sono tutt’oggi visitabili. Per vivere emozioni da veri e propri minatori in erba, salite a bordo dei trenini della miniera Gaffione, attraverso binari che scendono nel cuore della montagna. Se invece preferite andare a piedi, potete optare per la miniera Berbera. Ovviamente, non dovrete preoccuparvi di recuperare caschetto e mantella: sono compresi nel prezzo della visita.

L’idea di attraversare stretti cunicoli e gallerie vi provoca un senso di claustrofobia? Lasciate perdere le miniere e dedicatevi a visite, musei ed escursioni. Tra le molte curiosità, presso l’Hotel San Marco di Pradella è conservato un patrimonio di fossili e minerali (è anche il luogo dove poter mangiare gustosi piatti con erbe e licheni). La perla della collezione: un fossile di 240 milioni di anni.

Castione della Presolana

“Turismo” è sicuramente la parola d’ordine di Castione della Presolana e non vediamo come potrebbe essere altrimenti. Il borgo dominato dalla vigile supervisione della Regina delle Orobie, sua maestà la Presolana, è infatti la meta ideale per gruppi di amici e famiglie in vacanza.

Dopo il primo boom degli anni Cinquanta, l’offerta di attività non si è più fermata, contando ad oggi una lunga lista di iniziative, laboratori, visite, appuntamenti astronomici e via discorrendo.

Il centro poi è una meta immancabile anche per il tradizionale shopping di piccole chicche artigianali. Non le solite calamite, souvenir e paccottaglie turistiche, intendiamoci: articoli sportivi, manufatti in legno e, perché no, qualche delizioso esponente della pasticceria locale van per la maggiore. Poi ovviamente, anche nell’era digitale non potrebbero mancare le cartoline per fare invidia a parenti e amici rimasti in valle.

Dopo aver passeggiato per l’animato centro di origine medievale, meritano una tappa anche i sentieri circostanti. La Baita Cassinelli e la via del latte sono sicuramente due delle passeggiate più rilassanti della zona, ideali anche per chi alle scarpinate preferisce un rilassante pic-nic. Oltre a pascoli erbosi e alpeggi dove fare scorta di formaggi, in zona Malga Cornetto c’è un’area attrezzata con tavolini e tutto l’occorrente per un pranzo frugale all’aria aperta.

Dopo una visita a Castione, in pochi minuti è possibile raggiungere il famoso salto degli sposi: un balcone naturale dotato di vista spettacolare sulla Val di Scalve. La storia che lo circonda è velata da un romanticismo da tragedia shakespeariana. Secondo la leggenda infatti due misteriosi innamorati si gettarono da questo strapiombo, suggellando con la morte il loro amore.

Serina

Dalla Val di Scalve facciamo nuovamente ritorno in Val Brembana, lasciandoci alle spalle l’animato centro cittadino della precedente meta per dedicarci all’atmosfera più serena e accogliente del borgo di Serina. Dopo un passato glorioso come punto nevralgico della vita culturale e commerciale della valle, oggi questa oasi di pace può godere di tutto il silenzio e bellezza tipici dei tradizionali centri montani.

Forse anche grazie a questa identità a dir poco zen, qui sono da sempre fiorenti l’agricoltura e in particolare l’attività zootecnica. Al punto che Serina è diventata il fulcro di un autentico concorso di bellezza per…bovini. Se vi trovaste a passare di qua nel periodo compreso tra settembre e ottobre, potreste imbattervi nelle mostre e sfilate di capi provenienti da ben ventisei diversi allevamenti della zona. Titoli in concorso: regina, reginetta, miglior gruppo e miglior mammella.

Parlando di visite invece, al fascino di questa borgata contribuiscono certamente i declivi circostanti ricoperti di pascoli e boschi, oltre che una serie di piccoli nuclei abitativi sparpagliati qua e là sui pendii.
Passeggiando per le stradicciole in acciottolato abbracciate da edifici in pietra, potrete raggiungere in pochi minuti edifici e chiese che ospitano opere d’arte di inestimabile bellezza.

Per chi ancora non lo sapesse infatti a Serina nacque Palma il Vecchio. Durante il XVI secolo in particolare l’attività del pittore prima e del pronipote Palma il Giovane poi regalò numerosi dipinti e pale, alcuni dei quali sono oggi conservati presso il monastero della Santissima Trinità e la parrocchiale di Santa Maria Annunciata.

Valbrembilla

Parlare di Valbrembilla equivale a parlare di un caleidoscopio di piccoli insediamenti, nuclei isolati e casette sparpagliate in tutto l’arco del territorio circostante. Tante facce, un solo borgo: non a caso questo giovanissimo comune brembano si è guadagnato l’appellativo di “sparso”.
In un periodo dove il denominatore comune sembra essere il rispetto paesaggistico, la fusione perfetta tra l’ambiente naturale e i ritmi dell’uomo non potrebbe essere più appagante. Un ottimo stimolo per esplorare l’area lasciandosi guidare dai meravigliosi scorci che ha da offrire.

L’itinerario da seguire è personalizzabile e sicuramente vi condurrà a luoghi dai nomi evocativi e, in alcuni casi, anche piuttosto buffi (come il pittoresco Culo d’Asino a 772 m). La prima località che si tocca nel giungere a Valbrembilla è Malentrata. Non lasciatevi ingannare dal nome: l’accoglienza è ottima e da subito i vostri occhi saranno appagati dalla vista delle mura in pietra di Malentrata Bassa.

Proseguendo lungo la mulattiera, incontrerete forni, fienili, fontanelle alimentate da sorgenti, edicole votive e persino un casello (tutt’oggi in uso) per la conservazione del latte e del burro durante i mesi estivi presso la contrada Casellone. Tra i tanti luoghi che formano il borgo, anche due località disabitate che però conservano intatto il loro fascino: Ca’ Donzelli e la contrada di Crusnello. Decisamente più turistico è invece Catremerio, un gioiello caratterizzato da architetture rustiche e porticati disposti in circolo attorno alla piazzetta principale, rigorosamente in pietra locale.

Per chi invece preferisse la speleologia, Laca del Roccolino è ciò che ci vuole. Si tratta infatti di una grotta in cui si diramano gallerie ricche di stalattiti, stalagmiti e formazioni calcaree. Per concludere, consigliatissima anche una tappa alla valle dei mulini che tra pascoli, ponticelli e corsi d’acqua conduce al cospetto del Santuario della Madonna della Foppa.