Pes 2018, sul campo vince
fuori non convince

Pes 2018 si presenta sul campo con un gameplay ancora più valido del vecchio capitolo. Purtroppo restano i vecchi problemi: contenuti ormai «polverosi» e la mancanza di numerose licenze.

Piattaforma: Xbox One. Xbox 360, PlayStation 3, PlayStation 4 e PC

Genere: Calcio

Produttore/Sviluppatore: Konami

Distributore: Halifax

PEGI: 3

Mentre la Serie A vede la rivoluzionaria quanto discussa introduzione del (o della) VAR - quella che un tempo si chiamava “moviola in campo” - e in testa alla classifica troviamo il Napoli e non la solita Juventus (quest’ultima fermata proprio dalla nostra Atalanta) c’è solo una certezza nel mondo del calcio, perlomeno virtuale: il nuovo capitolo di Pro Evolution Soccer, simulazione del calcio firmata Konami. Abbandonato in maniera definitiva il tradizionale gameplay su binari con l’edizione 2015, la serie PES ha cominciato un processo di miglioramento che l’ha vista andare a mettersi nuovamente a fianco del competitor FIFA, che nell’ultima generazione (Xbox 360 – PS3) ha dominato in maniera quasi incontrastata. Andiamo a scoprire se PES 2018 prosegue il trend positivo degli ultimi anni.

Il già solido gameplay del predecessore è stato ulteriormente migliorato grazie al Real Touch +, evoluzione della tecnologia introdotto per la prima volta lo scorso anno e che permette di gestire il calciatore virtuale già prima che questo entri in contatto con la sfera, da quest’anno sfruttando anche varie parti del corpo come cosce o petto per anticipare gli avversari in maniera più “ruvida” e credibile. E a cambiare è anche il controllo una volta che si è entrati in possesso del pallone: i calciatori, infatti, presentano una fisicità più realistica e autonoma rispetto al passato e in fase di dribbling a fare la differenza sarà soprattutto l’abilità del giocatore nel scegliere il momento giusto per il cambio di direzione più che le combinazioni di tasti. Per rendere l’idea, Konami ha definito questa nuova filosofia della sua simulazione “dribbling strategico”. E sul campo tutte queste piccole sfumature si percepiscono immediatamente, e riescono a donare una soddisfazione ancora maggiore rispetto al vecchio capitolo. Da notare inoltre che il ritmo della partita è stato leggermente tarato verso l’alto (ma ricordiamo che dal menù è possibile abbassare o alzare la velocità del gioco).

Nel complesso del gioco di squadra ogni azione di PES 2018 richiederà al giocatore la costruzione di fitte trame e passaggi ben calcolati per giungere davanti alla porta avversaria e trafiggere il portiere di turno. A rendere il tutto più valido la sempre ottima intelligenza artificiale degli avversari e delle squadre, il cui atteggiamento in campo ricalca più che degnamente la controparte reale. Come per FIFA, inoltre, è stata rimossa la freccia durante i calci di punizione che dava quel senso decisamente troppo marcato di finzione. I giocatori vogliono respirare il calcio vero, lo sport, non un “giocattolo” posticcio. Ovviamente non è tutto oro quello che luccica: i portieri, seppur più reattivi rispetto all’anno scorso in alcune occasioni capita vederli compiere papere degne di Mai Dire Goal. Anche il comportamento degli arbitri non è sempre irreprensibile.

E i contenuti? Come ogni anno tallone d’Achille della serie, e PES 2018 non fa eccezione. Konami propone ancora il suo polpettone trito e ritrito di modalità: dagli allenamenti alle amichevoli passando per Champions ed Europa League, con tanto di licenze ufficiali, la Master League e tutto il mondo dell’online. Materiale c’è, ma tutto sa di già visto. Unica vera novità una modalità cooperativa che permette di giocare – online o in locale – una partita fino a 3vs3. Divertente quanto caotica, porta perlomeno una ventata di aria fresca ad un pacchetto contenutistico assolutamente da svecchiare. Permane il grave problema delle mancata licenza di numerosi campionati e club. Ad esempio, la Juventus (unica senza licenza in Serie A) continua a chiamarsi PM Black White, idem il Real Madrid che si presenta con il nome fittizio MD White. Nella Premier League con il loro vero nome troviamo solamente Arsenal e Liverpool, nella Bundesliga licenziate solo Lipsia, Schalke 04 e Borussia Dortmund, mentre nella Liga abbiamo solo Barcellona, Atletico Madrid e Valencia con il loro vero nome. MyClub, il “manageriale” di PES che permette di fondare e gestire una propria squadre e sfidare altri giocatori online, offre qualche piccola limatura all’intelaiatura, ma nel complesso la modalità è praticametne la stessa dell’anno scorso con l’ingaggio dei giocatori attraverso l’utilizzo degli osservatori.

Graficamente PES 2018 si presenta leggermente più pulito rispetto allo scorso anno e con un colpo d’occhio generale più rifinito. Come da tradizione i volti dei calciatori più famosi (e anche meno famosi) sono riprodotti fedelmente grazie al motion capture; aspetto che impreziosisce l’offerta del prodotto. Da sottolineare che quest’anno anche la versione PC del gioco avrà la stessa grafica della controparte console PS4 e Xbox One. Telecronaca affidata a Caressa-Marchegiani con qualche nuova battuta ma la solita piattezza espressiva.

PES 2018 continua a portarsi dietro gli annosi problemi della serie, come la mancanza di contenuti realmente freschi (vedi “Il Viaggio” di FIFA 17) e l’assenza di troppe licenze importanti. La sola cooperativa 3 contro 3 non ci sembra una novità così sostanziale da rinverdire il pacchetto contenutistico, e arriva forse un po’ troppo tardi. Tuttavia a fare da contraltare troviamo un gameplay sempre più solido e soddisfacente, reso ancora più realistico dall’evoluzione della tecnologia Real Touch che permette di gestire i movimenti dei calciatori in un modo mai visto prima.

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