Curno, una panchina rossa per Marisa
I familiari: bisogna difendere le donne

«Non è una colpa nascere donna, vorremmo che dalla morte della nostra cara Marisa emergesse una nuova coscienza collettiva: le donne vanno difese, e mai offese». Sabato mamma Giusi, papà Roberto e la sorella Deborha hanno ricordato la giovane donna uccisa dal marito un mese fa a Curno.

Sabato per la famiglia Sartori era un giorno di grande dolore e sofferenza, perché proprio un mese fa, il 2 febbraio, Marisa veniva uccisa dal marito Ezzedine Arjoun, che lei aveva denunciato per maltrattamenti pochi giorni prima di perdere la vita sotto le coltellate che l’uomo le ha inferto dopo averla attesa nel garage di casa, a Curno, mentre lei rientrava in auto con la sorella Deborha. Finita anche lei sotto le coltellate del cognato e che ora sta cercando di tornare alla vita. Una vita che senza Marisa non sarà e non potrà più essere la stessa.

Un vuoto incolmabile, quello di Marisa, come ha scritto la mamma sulla sua pagina Facebook. E proprio sabato Curno ha voluto stringersi attorno a tutta la famiglia Sartori con una iniziativa simbolo contro la violenza sulle donne, ancora più pregnante proprio per quanto è accaduto a Marisa: è stata installata una panchina sulla piazza del municipio, nell’ambito della manifestazione «Ho cura di te. Una panchina per Curno». All’iniziativa era presente Deborha, la sorella di Marisa, con i genitori Giusi e Roberto: Deborha, insieme a tanti ragazzi e bambini, ha partecipato all’allestimento della panchina, colorata a pennellate di rosso, mentre i bambini scrivevano frasi commemorative.

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