Un colpo alla nuca, poi si costituisce
«Venite qui all’hotel, l’ho uccisa»

«È apparso turbato, sotto choc, spaesato. È consapevole di aver fatto una cosa molto grave, ma non conosce ancora bene le conseguenze. Non ha però dato spiegazioni nel merito della vicenda».

Sono le 19 di sabato sera quando l’avvocato Omar Massimo Hegazi, legale d’ufficio di Fabrizio Vitali, lascia la caserma di via XX Settembre a Treviglio sede della compagnia dell’Arma, dopo aver incontrato il sessantunenne di Bottanuco, reo confesso dell’omicidio dell’amica nigeriana. Ha telefonato lui stesso alle forze dell’ordine: «L’ho uccisa qui nella mia camera all’hotel Daina. Venite subito». Questione di minuti e i militari dell’Arma di Dalmine e Treviglio, hanno raggiunto l’albergo.

Durante l’interrogatorio l’uomo è scoppiato più volte in lacrime, apparendo molto confuso: «Ma cosa ho combinato?», aveva chiesto più volte nel corso della giornata ai carabinieri che lo stavano sentendo nella caserma di Dalmine. Vitali, celibe, vive a Bottanuco con la sorella Donatella, di un anno più giovane, in una villetta di via Enzo Arsuffi. Mai nessun problema con le forze dell’ordine, tanto da essere in possesso di un regolare porto d’armi per uso sportivo e da detenere da anni la pistola Glock calibro 9x21 con il relativo munizionamento (che è stato posto sotto sequestro come atto dovuto).

Quanto alla vittima, Esther Eghianruwa, ma che si faceva chiamare Onane, i carabinieri di Treviglio l’avevano già fotosegnalata in passato perché appunto dedita alla prostituzione nella zona di Dalmine e Osio Sotto. Non aveva parenti in Italia e condivideva un appartamento a Dalmine con alcuni connazionali. I carabinieri hanno preso contatti con l’ambasciata della Nigeria perché vengano contattati i familiari nel Paese d’origine. Nessun commento, invece, dall’albergo Daina: tra l’altro un hotel storico della città, aperto nel 1949 e che, nonostante la vicinanza fisica con l’ex statale e la prostituzione, si è sempre mantenuto volutamente lontano da questo fenomeno purtroppo diffuso nella zona, facendosi così un ottimo nome nel corso degli anni.

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