L’avventura di Attenborough
principe dei naturalisti

Nascondere una cinepresa in mezzo all’erba folta per riprendere gli aironi e le spatole, catturare un caimano, dare la caccia ai formichieri. Guardando i documentari dedicati alla natura non sospetteremmo mai che girarli sia un lavoro così avventuroso, pericoloso, affascinante.

David Attenborough con i suoi diari porta i lettori dietro le quinte delle riprese svelandone i segreti in «Avventure di un giovane naturalista». Il naturalista britannico per oltre 50 anni si è dedicato alla divulgazione scientifica, realizzando filmati trasmessi da numerose reti televisive. È famoso per aver scritto e presentato con l’Unità di Storia naturale della Bbc le nove edizioni delle «Life series», un’indagine appassionante e completa sulla vita della Terra.

Attenborough è un pioniere, la sua carriera incomincia nel 1952, quando lui è ancora un giovane zoologo, produttore televisivo con scarsa esperienza, e sogna di realizzare un suo programma dedicato agli animali. Per riuscirci intraprende viaggi pieni di imprevisti come quello in Guyana, in Sud America, dove vivono «alcuni degli animali più strani, belli e spaventosi del mondo». Attraverso le sue pagine si riscoprono caratteristiche e abitudini di specie come il bradipo, «che trascorre l’esistenza in una condizione di continuo silenzio e lentezza estrema, appeso agli alti alberi della foresta».

Allora i documentaristi - con metodi oggi obsoleti - «prelevavano» alcuni esemplari da presentare nelle trasmissioni; dalla spedizione in Sud America, per esempio, Attenborough tornò con «un caimano chiuso in una cassa costruita su misura, un formichiere gigante, un piccolo anaconda, alcune tartarughe d’acqua dolce, scimmie cappuccine, parrocchetti e are». Le missioni del naturalista si sono spinte in luoghi selvaggi e poco conosciuti, tra foreste, praterie, fiumi. Dal Sud America all’Indonesia, l’isola di Bali, il Borneo, per poi tornare in Paraguay, l’itinerario di Attenborough racconta una serie di incontri con creature bellissime e delicate come i colibrì, oppure pericolose, come il boa arcobaleno e i piranha.

Il giovane zoologo si trova a registrare il suono delle rane, filmare colonne di formiche, esaminare pitture rupestri, nutrire l’orsacchiotto Benjamin rimasto senza la mamma, studiare l’armatura degli armadilli. Affronta situazioni rischiose e mette alla prova il suo spirito di adattamento. Trasmette con i suoi resoconti, coinvolgenti e vivacissimi, la necessità di proteggere e rispettare la natura, di salvarne l’incredibile varietà e bellezza.

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