In marcia per la Pace
Le informazioni e il programma

In cammino da Calusco d’Adda a Sotto il Monte, domenica 31 dicembre. La Messa in diretta su Tv2000.

Il titolo della cinquantesima Marcia per la Pace, come avviene ogni anno, prende il nome dal messaggio del Papa per la Giornata mondiale per la Pace. «Migranti e rifugiati: Uomini e donne in cerca di pace» è il testo che Papa Francesco ha consegnato per questa occasione e che guiderà domenica 31 dicembre, con partenza alle 17, il percorso dalla chiesa parrocchiale di Calusco d’Adda fino al Giardino della pace di Sotto il Monte, sostando all’Istituto Sacro Cuore a Villa d’Adda, alla casa natale di San Giovanni XXIII, al Pime e alla chiesa parrocchiale di Sotto il Monte. La Marcia si concluderà con la celebrazione eucaristica alle 22,30 presieduta dal vescovo Francesco Beschi, trasmessa in diretta televisiva da Tv2000 (questo il sito internet),nella tensostruttura in località Brusicco a Sotto il Monte.

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Monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea e già presidente di Pax Christi Italia, in questi giorni, in un editoriale su Avvenire, ha ricordato il momento iniziale della prima Marcia per la Pace il 31 dicembre 1967. Il luogo era il cortile di casa della famiglia Roncalli, la casa natale di Papa Giovanni XXIII a Sotto il Monte, le parole di apertura furono quelle di padre David Maria Turoldo. In questi cinquant’anni la Marcia ha percorso le strade di tante città d’Italia richiamando ogni anno l’attenzione sull’impegno per la pace. Già dalla sua prima edizione si è svolta nella serata dell’ultimo giorno dell’anno, concludendosi con la celebrazione eucaristica che introduceva al primo gennaio, Giornata mondiale per la pace. Al veglione di Capodanno si sostituiva un gesto di solidarietà verso iniziative sociali.

Perché ancora oggi il cammino della Marcia per la Pace prosegue e richiama tante persone? Perché parlare del bisogno di pace in una notte di festa? «La pace è un’urgenza a cui siamo spesso indifferenti – dice don Cristiano Re, direttore dell’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro –. C’è molta disinformazione e occorre ristabilire una connessione tra quello che accade nel mondo e il nostro quotidiano, anche in termini di responsabilità. Sono 67 gli Stati del mondo in guerra e più di 700 i gruppi combattenti. Non si tratta solo di qualche territorio di cui veniamo a conoscenza attraverso i telegiornali. La costruzione di pace e di riconciliazione è una fatica diffusa che viviamo nel microsistema della nostra esistenza e che vediamo riprodotta nel macrosistema mondiale».

Don Re individua alcune dimensioni della nostra vita in cui i semi di una pace possibile vengono soffocati. «Si avverte una tendenza generale alla chiusura, a guardare l’altro come a qualcuno da cui proteggersi. Si pensa che il male lo si possa vincere solo con un male più forte. Credere nella pace significa ribadire che il male lo si vince con un bene più grande. Diventa fondamentale la questione dell’informazione. Il mondo è grande e non è detto che il nostro modo di vivere sia quello giusto. Serve l’impegno nella costruzione di luoghi di comunità reale dove le persone possano incontrarsi come alleati in un cammino di pace, dove giocarsi nella partecipazione, senza escludere nessuno, prendendosi a cuore il bene comune». Don Cristiano sottolinea come l’invito a partecipare alla Marcia per la Pace rappresenti qualcosa di importante. «È l’occasione per trasformare il momento di passaggio da un anno all’altro in un momento di senso che ha a che fare con la nostra vita».

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