Non sono morti da soli:
Dio era vicino a chi ci ha lasciato

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci scrivono per condividere i loro sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.

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IL VIDEO: La Bergamo che non avete mai visto: una città che lotta in silenzio
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Tra le tante lettere e messaggi che ci giungono, in molti esprimono riflessioni colpiti dalla lettura quotidiana delle pagine con le tantissime necrologie.

Ad ogni nostro caro defunto

“…Cosa è l’uomo perché lo ricordi? L’hai fatto poco meno di un Dio…” (Salmo 8)

Parole antiche, millenarie, che mi risuonano dentro struggenti mentre sfoglio il giornale di oggi. Come ieri: uguale schianto di vite, di lutti, di morte. Fino a quando? Cosa è l’uomo?…

E vedo volti di vite fissati nel loro tempo, nel loro vigore, nelle loro storie, nei loro occhi, nei loro anni.

E colgo scie di luce, frammenti di bontà, affetti quotidiani, testimoni di impegno e carità, vigore di sogni e progetti, unioni cariche di anni e fedeltà, un quotidiano farsi di lavoro e nascosta santità, un umile donarsi e… la grandezza che si svela, colgo cronache di vite e la bontà che vi si cela.

“…Cosa è l’uomo? L’hai fatto poco meno di un Dio…”.

Ecco: nello schianto di tanto dolore, nel vuoto di tante assenze, brilla l’Essere che resta: il Bene è la verità della vita!

La Luce, la nostra essenza.
Ad-Dio
Maria - Dalmine

Non siete morti soli

In questi giorni di ansia e preoccupazione, che tutti sperano finiscano presto, fa molto meditare quanto da voi scritto il 3 aprile «Sapete quanto pesa l’ultimo abbraccio che non possiamo dare ai nostri cari?».

Quanti morti, e le condizioni per l’ultimo saluto, quando possibile, molto ridimensionato sia nella forma che nella sostanza..., proprio come è scritto nella lettera che termina così: «Pensieri fioriti per voi, un campo di fiori per voi! I nostri vecchietti! Non siete morti soli».

Nelle nostre parrocchie si celebra il Triduo dei morti, tre giorni di preghiera proprio per ricordare più intensamente chi ci ha preceduto. Sul foglietto distribuito a febbraio nella mia parrocchia c’era una “scintilla” di padre Ermes Ronchi, così dice: «Se un giorno la sofferenza mi impedirà forse perfino di pregare, se saprò esprimere solo una muta paura, in quel momento Dio si farà vicino… E so che allora non importerà più merito o demerito; Dio non conterà i miei peccati ma ad una ad una le mie lacrime». Sempre, ma in particolar modo in questo periodo, Dio era sicuramente al fianco di quanti hanno lasciato questo mondo senza avere nessuno che gli stringesse la mano, la fede ci dice che non sono morti soli.n 
Antonio Berardi - Cazzano

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