«Prima di pensare a ripartire, dovete darci
i nostri tempi, i nostri morti, i nostri pianti»

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci scrivono per condividere i loro sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.

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Marco studia economia alla facoltà di Bergamo, e condivide con noi e con i lettori i sentimenti di tanti - lui scrive dalla Val Seriana - in questi giorni di grande dolore.

Cara redazione,

Sono un cittadino della Val Seriana. Sono nato qui, tra queste montagne, cresciuto in un luogo che ho imparato ad apprezzare solo quando mi sono trasferito in città per studiare. Ritornando quassù ogni volta apprezzavo di più le montagne e la sicurezza che questa valle mi dava, sicurezza che in città non percepivo.

Oggi tutto è cambiato. Il mio luogo sicuro non c’è più, quella sicurezza che percepivo se ne è andata.

Siamo la valle più colpita in Italia da questo Virus che a lungo non ci scorderemo. Non scorderò mai le immagini dei carri dei militari che da Borgo Palazzo a Bergamo, dove, a pochi metri, fino a qualche mese fa vivevo, portano via i cadaveri dei miei concittadini. Persone che magari tante volte, camminando per le vie della città, posso aver incontrato, scambiandoci uno sguardo o un sorriso.

Sono un economista: studio alla facoltà di Bergamo economia aziendale e in questi giorni mi è capitato più di una volta di ascoltare voci alla televisione, analisi di come il nostro paese deve ripartire. Ma, da economista quale sono (nonostante ritenga prematuro definirmi così) penso che alla nostra città, alla nostra valle serva prima guarire. Guarire e soffrire, piangere nel tempo dovuto i nostri morti e poi ripartire. Perché noi bergamaschi, l’hanno detto in tanti in questi giorni, siamo gente che a testa bassa lavora e si rialza. E così faremo.

Però dovete darci i nostri tempi, i nostri morti, i nostri pianti. E sono certo che ripartiremo più forti di prima.

Grazie Bergamo.
Marco

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