Siamo tutti «figli» di Bergamo

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci scrivono per condividere i loro sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.

Diamo spazio, qui e sul giornale, ai lettori che vogliono condividere i sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.
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Pubblichiamo la lettera di Francesco Dentella, imprenditore e titolare della Team 3 Service di Torre de Roveri, dove si mette in risalto l’importanza di continuare a garantire l’attività così come l’aiuto agli altri.

In queste ultime settimane si è risvegliato un senso di unità e di orgoglio a Bergamo come non se ne vedeva da anni e... non è nemmeno merito dell’Atalanta, incredibilmente.

In questi giorni si intrecciano notizie di profonda disperazione e lutto, con atti di sacrificio ed eroismo, che ci rendono tutti orgogliosi delle nostre origini.

Stiamo vivendo a cavallo tra racconti da “libro Cuore” e statistiche e proclami terroristici sull’andamento del contagio, la conta dei morti, gli ospedali e gli obitori pieni e trabordanti. Ho ascoltato in silenzio e guardandomi bene dal dare troppo credito alle troppe campane.

Però una piccola riflessione mi prendo la libertà di farla anche io. Da meno di un anno con altri due bergamaschi Dop il sottoscritto sta provando a dare continuità all’attività di un comune amico bergamasco Dop, interrottasi bruscamente a causa della sua prematura dipartita.

Questa piccola officina, vivendo di fortune alterne, sta camminando e sta crescendo, grazie a clienti che si fidano della nostra abnegazione verso il lavoro. La nostra dedizione e passione ci ha portato in questo momento di indicibili disagi a compiere una scelta guidata dalla necessità di sopravvivere.

Nonostante gli inviti a “stare a casa”, a smettere di lavorare, abbiamo scelto, tutti insieme, come portare a termine impianti molto importanti che stavano completando. La loro consegna ci avrebbe permesso in modo molto venale di garantire gli stipendi dei nostri collaboratori e di pagare tutti i fornitori che ci hanno sempre sostenuto. Lo abbiamo fatto in giorni di durissimo lavoro con orari massacranti per tutti, nel totale rispetto delle precauzione sanitarie, ma senza distinzione di ruoli.Tutti con lo stesso obiettivo di completare il lavoro. Questa è una storia di gente semplice. Questa è una storia di bergamaschi.

Ma il punto vero è questo: questo manipolo di impavidi conta due bergamaschi, uno “svizzero”, un indiano e un costaivoriano. Non confondiamo dunque la cultura che qui si respira e si insegna, la tradizionale dedizione e operosità che ci tramandiamo, con il sangue o il colore della pelle. Non sentiamoci superiori perché “bergamaschi di nascita”, perché sono certo che la maggior parte di chi oggi nelle aziende bergamasche non può fare smart-working, chi opera in fabbrica, chi lavora a pulire i reparti degli ospedali... non sono i “figli” di Bergamo. Sono quelli che hanno scelto di venire qui, in questa terra di opportunità, di tradizione e di futuro. Sono gli stessi che in tanti fino a ieri ostracizzavamo e vedevamo con diffidenza. Oggi, nella difficoltà, anche loro stanno facendo la loro parte. In silenzio, senza tante celebrazioni, ma senza nemmeno lontanamente pensare di assentarsi, perché non possono correre il rischio di fallire, cosi come noi. Non dimentichiamoci di loro e del loro apporto, domani quando saranno in giro. Loro ci sono anche oggi e per fortuna. I bergamaschi che hanno un titolo lo lasciano a casa per rimboccarsi le maniche e aiutare i propri collaboratori. Il rispetto per il nostro lavoro, noi siamo certi di essercelo guadagnato.

Dal Liceo Manzù

Anche gli studenti del Liceo Artistico Statale Giacomo e Pio Manzù di Bergamo scendono in campo con la loro creatività e, in questi giorni, stanno creando disegni come quello qui sopra, opera di Rosmary della 3a C. Inoltre, per la giornata internazionale della poesia, il liceo ha dato vita a una pagina internet (https://tinyurl.com/liceopiomanzu) per raccogliere poesie. «La poesia, le parole per “sentirsi” esseri umani e per sentirsi vicini, per condividere, sognare e proiettare il giovane occhio oltre il grigio che ora avvolge Bergamo».

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