Le attese al Ps?
La media è 241'

Nonostante l'elaborazione di apposite linee guida da parte della Conferenza Stato-Regioni, appaiono ancora «profondamente diversificati i modelli gestionali della rete di emergenza-urgenza, a partire dal trasporto primario fino ad arrivare all'accettazione e al trattamento presso i Dea».

È il monito che emerge dall'indagine conoscitiva sul «Trasporto degli infermi e sulle reti di emergenza-urgenza» realizzata dalla commissione Sanità del Senato e presentata il 19 aprile a Palazzo Madama. Un'indagine che sottolinea i molti punti deboli del «sistema», dall'assenza dei sistemi informativi e di sofware gestionali alla mancanza di programmi per la verifica e la promozione della qualità prestata, ma che individua «l'anello debole della catena dei soccorsi» in particolar modo nel livello intraospedaliero.

È qui, infatti, che ci sono i due dati più «scolvongenti», come sottolinea la stessa relazione della commissione: i 241 minuti d'attesa media dei Dea (dipartimento emergenza sanitaria), con la punta di 451 minuti in Abruzzo, ed i percorsi privilegiati per gli accertamenti diagnostici per i pazienti di Pronto Soccorso, «pressochè inesistenti». Ma a prescindere dai tempi di attesa, è l'intero sistema della rete di emergenza a essere messo in discussione.

Secondo l'indagine, infatti, «drammatici» sono i dati che mostrano come solo il 47,4% dei Dea e il 25,3% degli Eas sono stati identificati non in base a criteri demografici o epidemiologici ma in base ad altre scelte che poco hanno a che vedere con una corretta programmazione sanitaria.

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