Infezioni da batteri
25mila morti l'anno

Sono più di 25mila le persone che ogni anno muoiono in Europa per infezioni da batteri antibioticoresistenti, e sono in aumento in particolare quelle causate da escherichia coli (protagonista dell'epidemia di infezioni che ha colpito l'estate scorsa Germania e Francia).

Sono più di 25mila le persone che ogni anno muoiono in Europa per infezioni da batteri antibioticoresistenti, e sono in aumento in particolare quelle causate da escherichia coli (protagonista dell'epidemia di infezioni che ha colpito l'estate scorsa Germania e Francia).

L'incidenza di battieremie (cioè la presenza di batteri nel sangue) da e.coli tra il 2005 e 2009 è cresciuta infatti del 30%, passando da 18mila a 25mila casi, e quelli antibioticoresistenti sono saliti dall'1% dell'inizio del secolo al 10%. A fare il punto è un rapporto del governo inglese, commissionato dal ministero della Salute (di cui parla oggi il quotidiano 'The Independent'), dopo il forte aumento registrato in Gran Bretagna di setticemie da e.coli resistenti agli antibiotici. Cosa che pone, secondo i medici, una grave minaccia alla salute globale, specialmente per malattie come l'aids o le pandemie influenzali.

"Solo un caso su 20 di infezioni con e.coli resistenti è una battieremia - spiega Peter Hawkey, presidente del gruppo di lavoro governativo sull'antibioticoresistenza - e queste cifre rappresentano la punta dell'iceberg".

La rapida crescita delle setticemie si pensa sia legata all'invecchiamento della popolazione. L'e.coli è una causa comune di infezioni del tratto urinario, nonchè di ferite infettate dopo un intervento chirurgico. Usando la terapia antibiotica standard, c'è una possibilità su 10 che il trattamento per l'infezione da e.coli fallisca per resistenza agli antibiotici. Ma, poichè il numero di infezioni resistenti è in aumento, "ci sarà una maggiore pressione - spiega Hawkey - ad usare i carbapenemi, gli antibiotici di ultima generazione disponibili, che sono molto più potenti. Tuttavia già ci sono stati negli ultimi 2-3 anni casi di resistenza a questi farmaci. Dobbiamo pensare a forme di difesa globali".

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