Post ricovero
Colpito uno su cinque

Un ricovero in ospedale e poi le dimissioni: sembra che il peggio sia passato, ma è davvero così? Non del tutto, almeno per un quinto dei pazienti ricoverati, che secondo una ricerca americana pubblicata sul prestigioso New England Journal of Medicine soffrono di quella che viene chiamata «sindrome post ricovero», un periodo transitorio di estrema vulnerabilità.

Nell'arco di trenta giorni dalle dimissioni - secondo il dottor Harlan M.Krumholz dell'Università di Yale che ha svolto la ricerca - possono infatti presentarsi patologie acute che costringono a una nuova ospedalizzazione e che nella maggior parte dei casi nulla hanno a che vedere con la malattia precedente: tra queste insufficienza cardiaca, problemi gastrointestinali, infiammazione dei polmoni, disordini metabolici e problemi psicologici.

Tra i motivi principali di queste ricadute, spesso gravi, vi è lo stress vissuto in ospedale, che ha un forte impatto sul corpo e sulla psiche, che si avverte soprattutto una volta tornati a casa. Quando si è ricoverati ad esempio, spiega lo studioso di Yale facendo riferimento anche a quanto stabilito in ricerche precedenti, si dorme molto poco e ciò può influenzare negativamente il metabolismo, il funzionamento del sistema immunitario e la coagulazione del sangue mettendo a rischio il cuore.

Non solo: nel periodo di degenza si tende anche a mangiare poco, ingerendo mediamente il 50% di quanto richiederebbe il fabbisogno energetico normale. E in alcuni pazienti, come quelli in ventilazione meccanica, tutto è spesso ulteriormente complicato dall'impossibilità di una nutrizione per bocca. Tutto ciò porta ripercussioni anche a livello cardiocircolatorio e respiratorio, oltre che problemi gastrointestinali e senso di debolezza.

Inoltre, i farmaci somministrati e soprattutto l'immobilismo obbligato possono causare una sorta di destabilizzazione che mette a rischio l'equilibrio e le capacità di coordinamento, aumentando il rischio di incidenti e cadute una volta dimessi. E non va certamente sottovalutato il profilo psicologico, perchè durante la permanenza in ospedale si possono manifestare segni di insofferenza e di disorientamento, dovuti al cambio di ambiente e abitudini di vita ma anche all'approccio con il personale sanitario, che possono rendere necessaria una cura con farmaci ad effetto ansiolitico e sedativo. L'uso prolungato di questi farmaci, però, può portare a sua volta a deficit cognitivi e dare luogo alla sindrome da stress post traumatico.

Cosa fare allora? Secondo i ricercatori per evitare le problematiche post ricovero è necessario prevenirle con poche, importanti accortezze. Bisogna, insomma, fare tutto il possibile per ridurre i problemi di sonno, per far seguire al paziente un buon regime alimentare e ottimizzare l'uso dei sedativi per ridurre al minimo il disorientamento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA