Intolleranti al lattosio?
C’è il test del respiro

Tra le intolleranze alimentari più diffuse c’è quella al lattosio, disturbo che colpisce circa il 40% della popolazione italiana e si manifesta sotto forma di crampi allo stomaco, gonfiore, meteorismo, nausea.

Trattandosi di sintomi comuni anche in altre patologie che interessano stomaco e intestino, questo tipo di intolleranza non è sempre semplice da identificare, ma con il Breath test (test del respiro) potrete avere una risposta veloce e sicura. Si tratta di un’indagine rapida, indolore e non invasiva che possono fare anche i più piccoli e le donne in gravidanza. L’esame consiste nel soffiare a intervalli regolari dopo aver assunto una sostanza che contiene appunto lattosio. Approfondiamo l’argomento con il dott. Francesco Negrini, responsabile dell’unità di endoscopia digestiva del Policlinico San Marco di Zingonia e gastroenterologo di Smart Clinic presso Oriocenter, dove da poco è possibile svolgere questo test (035.069.2159).

Dottor Negrini come si riconosce l’intolleranza al latto

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«Innanzitutto è importante sapere che esistono due tipologie di intolleranze al lattosio: primaria e secondaria. È primaria se causata da un difetto congenito, cioè da una bassa o assente percentuale di lattasi, enzima deputato alla digestione del lattosio, si verifica già dalla prima infanzia ed è permanente. L’intolleranza è secondaria se temporaneamente si perdono gli enzimi che permettono la digestione, per via di infezioni o lesioni del tratto gastrointestinale e mutazioni dietetiche repentine. In questo caso è possibile limitare i sintomi, evitando di consumare prodotti contenenti lattosio per un po’ per poi reinserirli nella dieta gradualmente. Sia che si tratti di un’intolleranza primaria sia secondaria, quando il soggetto ingerisce latte e i suoi derivati quasi immediatamente soffre di meteorismo, flatulenza, diarrea, nausea, spossatezza».

In che cosa consiste il Breath test?

«Il Breath test al Lattosio (BTL) dura circa 4 ore e consiste nel fare espirare i pazienti in un sacchetto una prima volta prima dell’assunzione di lattosio e poi ogni 30 minuti nelle tre ore successive. Una sofisticata apparecchiatura dedicata analizza poi composizione del respiro con l’obiettivo di rilevare la quantità di gas espirata prima e dopo l’assunzione di lattosio. Si ricerca in particolare il picco di idrogeno nell’aria espirata, la cui presenza è spia di fermentazione intestinale dello zucchero non assorbito, da parte della flora batterica del colon».

Come ci si deve preparare all’esame?

«Non bisogna aver assunto antibiotici nelle ultime 4 settimane e non aver preso fermenti lattici e lassativi o praticato clisteri di pulizia intestinale nelle ultime 2 settimane. La sera precedente si deve consumare, una cena leggera, costituita da riso bollito e condito con olio di oliva e carne (o pesce) ai ferri o bolliti (sono vietati frutta, verdura, patate, pane e pasta). La mattina dell’esame si osserva il digiuno (è concessa solo dell’acqua naturale non gasata). Bisogna lavare accuratamente i denti con lo spazzolino e dentifricio e risciacquare con un collutorio (clorexidina). Infine se il paziente è un fumatore, deve astenersi dal fumo almeno dalla sera precedente».

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