Caldo, i rimedi
per vene affaticate

Sole, caldo, lunghi viaggi in macchina o in aereo. L’estate mette a dura prova la circolazione delle gambe: l’aumento delle temperature contribuisce alla vasodilatazione (l’aumento del diametro dei vasi sanguigni) e al peggioramento dei sintomi dell’Insufficienza Venosa Cronica (IVC). Si tratta di una patologia che si manifesta con gonfiore, formicolii, sensazione di tensione e dolore alle gambe. Un problema non indifferente per circa 1 donna su 4, ma anche per tanti uomini, che, se trascurato, può portare alla comparsa di antiestetici segni soprattutto sugli arti inferiori; le cosiddette teleangectasie, cioè capillari evidenti di color rossastro, e le varici o vene varicose, caratterizzate da dilatazione permanente di una vena per l’alterazione delle sue pareti, che appaiono tortuose e visibili a occhio nudo. Per questo è fondamentale non sottovalutare i «campanelli d’allarme» e contrastare il problema sul nascere. Ne parliamo con il dottor Roberto Mezzetti, responsabile dell’unità di chirurgia vascolare del Policlinico San Marco e chirurgo vascolare di Smart Clinic, struttura sanitaria all’interno del Centro Commerciale «Le Due Torri» di Stezzano e Oriocenter, dove il 16 giugno potrete ricevere consulenze gratuite sulla chirurgia vascolare e conoscere i trattamenti che, insieme a un cambiamento di stile di vita, possono aiutare a tenere sotto controllo i fastidi.

Dottor Mezzetti, in che cosa consiste l’insufficienza venosa cronica?

«Per comprendere perché si manifesta questo problema, bisogna innanzitutto spiegare come funziona il sistema venoso nelle gambe. Le vene sono i vasi che portano il sangue «sporco» dalla periferia al cuore per essere nuovamente ossigenato. Nelle gambe questo percorso verso l’alto è però ostacolato dalla forza di gravità. Per questo le vene degli arti inferiori sono dotate di valvole che, chiudendosi, evitano che, quando si sta in piedi, il sangue refluisca verso il basso. Abitudini lavorative e di vita, in particolare una vita sedentaria e la tendenza a passare molte ore in piedi, oltre a predisposizione genetica, parto e gravidanza, possono però comprometterne il funzionamento. Questo fa sì che il sangue ristagni in periferia, dando origine a edema (gonfiore), e che le vene si sovraccarichino e si dilatino causando la comparsa di varici».

Ma come si diagnostica?

«Esistono diversi gradi di gravità dell’IVC, per questo è fondamentale fare una corretta diagnosi, per poi stabilire la terapia più indicata, con l’ausilio dell’ecocolodoppler, metodica non invasiva in grado di dare una fotografia istantanea dello stato della circolazione».

Quali terapie consiglia per alleviare i sintomi?

«Mantenere il proprio peso il più vicino a quello ideale, mangiare in modo sano senza eccedere con i grassi ma privilegiando frutta e verdura, fare movimento in modo costante e regolare (meglio se in acqua) è il primo passo non solo per prevenire ma anche per attenuare i fastidi. A seconda del grado di insufficienza, poi lo specialista suggerirà un’eventuale terapia con farmaci che agiscono alleviando i sintomi (pesantezza e gonfiore). In particolare si sono rivelati efficaci quelli che contengono bioflavonoidi, sostanze che hanno un’azione protettiva nei confronti della parete interna delle vene, e l’eparina a basso peso molecolare che, rendendo il sangue più fluido, aiuta a prevenire la formazione di trombi. Utili, infine, per attenuare la sensazione di pesantezza e contrastare il gonfiore sono le terapie linfodrenanti. Solo nei casi più gravi si ricorre alla chirurgia, ambito in cui le tecniche chirurgiche mini-invasive (terapia laser) negli ultimi anni hanno fatto passi da gigante».

© RIPRODUZIONE RISERVATA