Gastrite e reflusso
Anche il caldo ha il suo peso

Anche se per la maggior parte del tempo non ci facciamo caso, il nostro corpo è sottoposto a modificazioni continue correlate al ritmo stagionale.

Per questo motivo alcuni disturbi si acutizzano con l’arrivo del caldo o del freddo. Tra questi, i disturbi gastrici. Perché? Ne parliamo con Nicola Gaffuri, responsabile di gastroenterologia ed endoscopia digestiva di Humanitas Gavazzeni.

Dottor Gaffuri, è colpa del cambio stagionale se la digestione peggiora? «Con i primi tepori, o con l’arrivo dei primi freddi, è facile che si acutizzino problemi di gastrite o di reflusso gastro-esofageo, la cui sintomatologia è strettamente legata all’attività dello stomaco. La stagionalità dipende da un bioritmo molto antico, ancora esistente nel nostro organismo: per i nostri antenati l’autunno e l’inverno erano epoche in cui ci si alimentava poco, data la scarsità di vegetali e di selvaggina. La primavera invece caratterizzava l’epoca in cui si faceva “riserva di cibo”. Così i visceri addominali sono “tarati” per attivarsi energicamente in primavera, il che significa anche maggiore produzione di succhi gastrici. A distanza di migliaia di anni questo bioritmo stagionale permane anche nell’uomo contemporaneo, giustificando la prevalenza di disturbi da reflusso tra marzo e maggio e da settembre a novembre. Ma in realtà il cambiamento stagionale funziona come accelerante di un processo che ha anche altre cause: abitudini alimentari scorrette, caratterizzate dal consumo di cibi irritanti per lo stomaco, fumo e stress».

Gastrite e reflusso gastroesofageo: come si presentano? «La gastrite è un’infiammazione della mucosa che riveste le pareti interne dello stomaco. Può venire a causa dell’aumento della produzione di acido, di un batterio chiamato Helicobacter Pylori e/o per la riduzione delle difese di tale mucosa. Sintomi principali: senso di nausea e di ripienezza gastrica, rallentata digestione. Quegli stessi succhi gastrici, refluendo nell’esofago, ne irritano la parete dando origine al reflusso gastro-esofageo. I sintomi in questo caso sono disparati: si va da una strana sensazione di bruciore dietro lo sterno al rigurgito fino al vomito e al dolore tipo anginoso retro sternale. Alcune volte i succhi, intaccando le corde vocali, provocano abbassamenti di voce che i pazienti difficilmente si spiegano».

Cosa si può fare per prevenire questi disturbi? «Si può agire quotidianamente per evitare gli eccessi facendo attenzione a cosa e a quanto si mangia, controllando così la produzione di acidi nello stomaco. Meglio fare piccoli pasti e frequenti. Nel piatto prediligiamo riso, avena, mele, carote, finocchi, alimenti facilmente digeribili. Condimenti molto grassi, salse, fritture ma anche caffè, tè e bibite gasate andrebbero invece ridotti e aboliti del tutto in caso di gastrite e reflusso. Sono irritanti per lo stomaco anche pomodori, limone, aglio, peperoncino e spezie, oltre alle gomme da masticare che aumentano la produzione di succhi gastrici. Per contenere l’abitudine di masticare chewing gum, ricordiamoci che la produzione di succhi gastrici è legata alla masticazione: più mastichiamo, più segnali inviamo al cervello per fargli capire che deve prepararsi a digerire cibo. Il discorso dunque vale anche per la masticazione rapida che, andando a squilibrare la proporzione tra numero di masticate e quantità di acido necessario per digerire il boccone, rallenta il processo digestivo. Evitare i sonnellini dopo i pasti, perché la posizione orizzontale non facilita la fase digestiva».

Come interviene lo specialista? «Per prima cosa il medico dovrà farsi un’idea della situazione con anamnesi e test, tra cui analisi del sangue, test per l’Helicobacter Pylori, analisi delle feci, eventualmente gastroscopia o endoscopia gastrica (che permettono di prelevare campioni da analizzare) e altri esami. Per eliminare i sintomi è importante arrivare alla causa».

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