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I servizi territoriali per le dipendenze a sostegno dei famigliari dei giocatori d’azzardo

Intervenire in tempo è fondamentale: la testimonianza di un genitore che si è rivolto ai servizi territoriali per le dipendenze per poter aiutare suo figlio

Alberto - nome fittizio - è un padre come tanti: sposato da 30 anni, un lavoro impiegatizio come la moglie, due figli, uno di 28 anni e uno di 22. Il maggiore, che chiameremo Marco, fino a due anni aveva un impiego fisso che ha perso perché l’azienda ha trasferito il reparto produzione in cui lui lavorava all’estero. Viveva da solo in affitto, ma ha dovuto tornare a casa dai genitori perché non poteva più sostenere la spesa. Passa da un lavoro saltuario all’altro, nonostante i molti curriculum inviati e i colloqui sostenuti per posizioni più stabili.

Tuttavia, al padre sembrava che Marco non si fosse scoraggiato, fosse comunque propositivo e ottimista. Da un po’ la situazione è cambiata: è sempre più chiuso, nervoso e, quando prova a parlargli, diventa subito irritabile. In casa si chiude in camera sua, quando esce è molto evasivo su dove vada e cosa faccia; inoltre Alberto si accorge di ammanchi nel suo portafoglio e in quello della moglie. Un giorno, mentre naviga su Facebook, si imbatte nel post di ATS Bergamo che elenca i segnali d’allarme che definiscono il Disturbo del Giocatore d’Azzardo (DGA). Il post rientra nella campagna di comunicazione dedicata agli utenti per coinvolgerli e informarli sui servizi territoriali esistenti che fanno capo ad ATS e sulle modalità di accesso.

Alberto scorre i segnali e riconosce alcuni comportamenti di suo figlio:
- è irritabile o irrequieto quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo;
- racconta bugie per nascondere il coinvolgimento nel gioco d’azzardo;
- ha compromesso una relazione significativa, il lavoro, lo studio o un’opportunità di carriera

Il post continua spiegando che, se si riconoscono almeno 4 sintomi, per un periodo di almeno un anno, è possibile che la persona soffra di disturbo da gioco d’azzardo. In questo caso, il famigliare del giocatore problematico può contattare i servizi territoriali di cura delle dipendenze, elencati nella landing page a cui rimanda il post.

In Alberto risuona un campanello d’allarme: è vero che Marco non sembrerebbe avere tutti i sintomi indicati da ATS, ma ci sono molte coincidenze con la situazione descritta. Decide così di approfondire, contattando uno dei sei SERD (Servizio per le Dipendenze) presenti nella bergamasca. Qui incontra degli operatori a cui racconta la situazione di Marco e che, in totale riservatezza e in modo gratuito, lo aiutano a capire se si tratta davvero di un giocatore patologico o meno.

Purtroppo i sospetti di Alberto sono fondati: verifica sugli estratti del conto condiviso a cui Marco ha accesso e nota prelievi sempre più consistenti, controlla la cronologia del suo portatile e vede accessi a siti di scommesse online, lo segue e scopre che va al bar a giocare alle slot machine. Ora Alberto ha iniziato, con sua moglie, a cui ha raccontato ciò che aveva scoperto, un percorso di sostegno con il SERD per aiutarli a capire come coinvolgere il figlio e come provare ad avvicinarlo ai servizi territoriali. Cercando la consulenza di professionisti ha fatto la scelta giusta, che molto probabilmente gli permetterà di agire in tempo sul disturbo del figlio, prima che distrugga la sua vita.

I SERVIZI TERRITORIALI DI CURA DELLE DIPENDENZE

In provincia di Bergamo esistono otto servizi specialistici deputati alla cura delle dipendenze a cui i familiari delle persone con Disturbo da Gioco d’Azzardo possono rivolgersi: sei SERD (Servizio per le Dipendenze) e due SMI (Servizio Multidisciplinare Integrato). A questi si aggiunge la fitta rete di Gruppi di Auto Mutuo Aiuto per giocatori e per famigliari. Altri punti di riferimento a cui rivolgersi per avere supporto e indicazioni sono: i servizi sociali dei Comuni, le équipe reddito cittadinanza, i Medici Medicina Generale, i consultori familiari, gli Sportelli primo ascolto della Caritas.

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