Gli scafandri rigidi e il robot - Foto
La giornata dei militari della Marina

L’intervento per estrarre la Ford inabissata a 80 metri di profondità e il corpo a bordo. L’autopsia affidata al medico legale del caso Yara.

L’intervento è iniziato alle 7 di giovedì 5 settembre: pronto il «pontone» con l’escavatore con cui agganciare l’auto dopo essere stata «imbragata» dal reparto speciale della Marina Militare. Le operazioni sono state svolte allo scivolo del Pontèl dove si trova la chiatta con tutti i macchinari in appoggio alle operazioni in caso di necessità. Scaricate subito alle 7 le bombole e tutte le attrezzature per il «soccorso speciale». Impressionanti i due scafandri rigidi che serviranno per l’immersione, poco dopo è arrivato anche il robot necessario per scandagliare il fondale.

Al lavoro quindi tra Tavernola e Portirone, frazione di Parzanica, per il recupero della Ford Fiesta intestata a Rosario Tilotta, classe ’45, scomparso di casa nel luglio del 2004 all’età di 59 anni. Che cosa o chi l’ha spedita là sotto e perché? Queste le domande che gli inquirenti si fanno. E poi: è dello stesso Tilotta il corpo individuato dai sub a bordo della Fiesta, disteso sui sedili anteriori con la testa reclinata dalla parte di uno dei finestrini? E in questo caso per quale motivo è finito lì?

Alle 9 la chiatta ha lasciato l’ormeggio per recarsi in appoggio sul luogo del recupero. I lavori di preparazione e allestimento proseguiranno fino al pomeriggio: entro la giornata del 5 settembre le forze dell’ordine vorrebbero terminare il recupero anche in previsione di un peggioramento meteo. Alle 11 l’immersione ha avuto inizio, concludendosi venti minuti dopo. Una seconda immersione dopo le 12. Si tratta di ricognizioni per stabilire come sarà effettuato il recupero.

La missione di recupero dell’auto, già di per sè tecnicamente complessa, intreccerà quella del recupero del corpo saponificato individuato al suo interno e questa è la missione cruciale dell’intera operazione: riportare a riva e alla luce un cadavere rimasto sott’acqua per 15 anni senza rischiare di renderlo inutilizzabile per le operazioni d’identificazione e per l’autopsia. Per questo il pm Giancarlo Mancusi, che coordina le indagini, ha nominato l’anatomopatologo Cristina Cattaneo, il medico legale del caso Yara (ma anche dei «cold case» Lidia Macchi ed Elisa Claps), una delle maggiori «auctoritates» della medicina forense, tra l’altro direttore del Labanof (Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense) della Statale di Milano. La presenza del medico legale durante l’operazione di recupero è legata alla necessità d’intervenire immediatamente nel momento in cui il corpo individuato a bordo della Fiesta verrà mosso e spostato e ne verrà alterato «l’habitat» in cui è rimasto presumibilmente per 15 anni. Il rischio di compromettere le condizioni di lavoro sul cadavere è elevato e l’eventuale impossibilità tecnica di risalire all’identità del corpo e a formulare ipotesi cliniche sulla morte renderebbe di fatto vana l’intera operazione di recupero.

Alle 11.30 è entrato in azione il robot Perseo della Marina Militare.

Non è presente Elva Kurti, conosciuta come Marianna, che Tilotta sposò e con cui andò ad abitare a Rosciate nell’ottobre del 2003, prima di lasciarle le chiavi di casa sotto la porta il giorno della sua scomparsa, nel luglio del 2004. Dopo la prima segnalazione e la successiva denuncia sporta a settembre dello stesso anno, la donna albanese, di 22 anni più giovane del marito, aveva partorito il secondo figlio Roberto nel marzo 2005 e l’aveva battezzato nel febbraio 2006. Anche il secondogenito sarebbe figlio del precedente marito, rimasto in Albania. La donna,entro la fine della prossima settimana, presumibilmente dopo l’autopsia, rientrerà in Italia dal Montenegro per essere sentita dagli investigatori.

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