Giallo di Ubiale, i tre indagati
si erano fermati a guardare nel dirupo

Guardare giù, oltre il guardrail, verso quello strapiombo di almeno quindici metri tra i rovi dove sabato notte si è gettato Bara Thiam.

Un gesto che anche giovedì hanno ripetuto in tanti lungo la provinciale 23 alle porte di Ubiale. Ma che – è emerso ieri dalle indagini e potrebbe essere un dettaglio non indifferente – avrebbero compiuto sabato sera, uno a fianco dell’altro, anche le tre persone che il sostituto procuratore Fabio Pelosi ha iscritto nel registro degli indagati: C. B., 54 anni, di Ubiale, e la coppia di fidanzati R. M., 25 anni lui, di Alzano Lombardo, e B. I., 35 anni lei, di Sedrina. Il primo deve rispondere di omicidio preterintenzionale, gli altri due del concorso nello stesso reato.

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Non solo dunque i tre avrebbero inseguito il ventenne di origine senegalese e che viveva ad Almè con la famiglia e lo avrebbero visto gettarsi nel dirupo, come hanno riferito dei testimoni che hanno assistito, passando in auto, alla scena. Ma si sarebbero per l’appunto affacciati per scrutare di sotto. Dove forse, vista l’ora tarda e la presenza soltanto di un lampione, potrebbero non aver visto granché, essendo la zona pressoché immersa nell’oscurità. Fatto sta che non avrebbero chiamato i soccorsi.

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