Perché la pistola era carica?
Gli inquirenti cercano risposte

Perché l’arma che mercoledì sera ha ucciso Alessandra Cornago era carica? Dove era custodita? Gli inquirenti cercano le risposte per spiegare la morte della 21enne di Ponteranica.

«Nessun rilievo nel suo stato di servizio». Alla Fidelitas il ricordo di Denis Zeni, 21 anni, non è circondato da ombre di alcun tipo. La pistola che ha ucciso Alessandra Cornago, 21 anni, era detenuta dal ragazzo in casa nonostante non lavorasse più come guardia giurata. Una fatalità, almeno secondo i primi accertamenti degli inquirenti. Alessandra ha preso l’arma e l’ha passata al fidanzato con la bocca di fuoco rivolta verso se stessa. Non stavano giocando, non c’era l’adrenalina incosciente dell’azzardo in quel gesto. I carabinieri, che stanno indagando coordinati dal pm Maria Cristina Rota, fino a tarda ora ne erano certi: la ragazza voleva solo spostare la pistola, chiedendo a Denis di posarla altrove. Non pensava fosse carica, non sapeva che c’era un colpo in canna.

«Il ragazzo – confermano dallo storico istituto di vigilanza privata bergamasco – ha lavorato per noi per un periodo di tempo molto breve, circa cinque, sei mesi. Poi, un anno fa, aveva deciso di cambiare completamente tipo di professione, disse di aver avuto un’altra opportunità lavorativa e di volerla cogliere. Evidentemente quella della guardia giurata non era la sua strada».

Quella di cambiare lavoro, stando alle prime testimonianze raccolte, fu quindi la decisione di un ragazzo ancora molto giovane, intento a costruirsi un futuro. Non fu una scelta obbligata, né la conseguenza di comportamenti scorretti, dato che nei suoi confronti non erano mai stati mossi rilievi dai suoi superiori, come emergerebbe dal fascicolo a suo nome conservato dall’istituto di vigilanza. Molti i punti ancora da chiarire. Bisognerà stabilire dove l’arma fosse custodita e per quale ragione fosse carica.

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