«A cena con Krizia», guarda il video
Geometrie e minimalismi per i look

Un invito forse annunciato, atteso. Un appuntamento rimasto nel cuore, desiderato, non dimenticato. Nello Spazio Krizia di via Manin, a Milano. Il primo evento dopo la scomparsa di Mariuccia Mandelli.

Un grande tavolo rotondo apparecchiato per una cena virtuale che diventa una grandiosa «Tavola Rotonda», destinata ad allargarsi ancora. Un invito che conferma il recente passaggio di testimone da una signora italiana (e bergamasca) quale era Mariuccia Mandelli, piena di passione, a Zhu Chongyun, una signora appassionata che rilancia nel mondo una storia «di moda» intesa in modo diverso e inaspettato.

Trenta invitati importanti - tra i quali anche l’imprenditrice bergamasca e collezionista Tiziana Fausti - che si ritrovano in un luogo familiare che hanno frequentato per anni. C’è interesse e desiderio, ci sono parole e pensiero, conoscenza e allegria, «cultura non è noia, è gioia»; no la nostalgia, sì il riconoscimento di valori forti, tuttora vitali, sì la voglia di far ricominciare una straordinaria avventura.

Tutto intorno da subito si intrecciano dialoghi, affermazioni, testimonianze e proposte, alla ricerca dell’essenza profonda di un brand ricco di stimoli che vanno oltre il dna della moda, tanto speciale da aver reso gloriosamente internazionale un certo momento culturale italiano. Conduce con affettuosa ironia Giovanni Gastel, fotografo,autore da sempre dell’immagine di Krizia. Da Gillo Dorfles, Mariuccia Casadio, Aldo Colonetti e Flavio Caroli arrivano intrecci di parole…estetica, decenza, visione, passione, amicizia, gusto retro e frasi che dicono «brand di moda trasformato in comunicazione» e anche «continuità è cambiamento continuo».

Da Piero Pinto, architetto, ideatore e progettista di questo spazio dalle tante facce, da Ico Migliore e Jacopo Foggini, arrivano voci su questo primo reale «fuorisalone», che ospitava le opere di Ingo Maurer e Ron Arad. Voci diverse anche su certe «superfici metalliche liscissime» e su altre «plissettate», mentre dalle Signore dell’editoria Laura Lepetit di Tartaruga e Annamaria Gandini di Milano Libri, giungono i nomi di massimi scrittori, attori, autori e premi Nobel che frequentavano lo spazio: Vargas LLosa, Sting, Jane Fonda, Shirley MacLaine, più le Sorelle Labecque, Alice Walker e Michael Ende, David Leavitt, Ian McInerney, ma anche Gino Paoli e Umberto Eco che arrivò qui con Arthur Miller.

Nell’insieme, un interessante mix di principi condivisi e in fondo «garantiti» dalla presenza delle istituzioni più autorevoli della moda italiana, i «presidenti» Beppe Modenese, Mario Boselli e Carlo Capasa, che raccontano dell’intelligenza di questo luogo, circondato di cortili aristocratici e mai invecchiato, e citano i momenti salienti delle performances che hanno reso vincente il marchio Krizia in tutto il mondo, dall’Italia agli Stati Uniti fino al Giappone. E, primo fra tutti, in Cina, allora inaccessibile, con la prima sfilata sulla Grande Muraglia.

Alla fine, questo «spettacolo» è soltanto la preview, o rappresentazione reale di una autentica «brand experience» del marchio Krizia girata dal vivo nel suo spazio con personaggi veri. L’idea è di continuare a giocare sulla sperimentazione di nuovi contenuti che scaturiscono da radici profonde, fino a rendere ancora più evidente il dna di questo brand dalla vita intensa e appassionata che sembrava come addormentato, e invece dimostra grande forza vitale. Probabilmente perché tra le due signore è scattato uno scambio di energie. Un corto circuito.

E poi c’è la moda: una collezione forte, concisa, consistente. Un mood board significativo che evoca una natura ironicamente minacciosa, una tecnologia sofisticata e rassicurante, intrecci di memorie di eleganza con forme geometriche e strutture estreme. Sedici look per 16 donne che vivono nella realtà. Linee fluide, allungate, forme semplici, purissime, un maschile che risponde al femminile.

Il rosso denso del fuoco, l’oro bianco della luce, gli aranciati della fiamma nel vento, il nero solenne della notte. C’è il raso denso e satinato, i fili di lurex reinventati con la stampa, lo jacquard lavorato a rilievo, le lane “battute” con effetto cerato, bruciato, le applicazioni di soffice volpe argentata, le stampe rarefatte come esplose dopo l’incendio. C’è il trench oversize sul pantalone ampio, il cappotto goffrato e sottile, il tailleur a uomo ammorbidito, la maglia spalmata con la treccia, l’abito lungo tutto sbieco, il pantalone iconico in oro metallizzato e plissettato.

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