«Scomporre e ricomporre»
Veronica riparte dal kimono

Si chiama Berenike, nuova etichetta all’insegna della seta. Da un anno la linea «JK»: capi che nascono dai tradizionali abiti giapponesi.

L’ha chiamato Berenike perché in greco significa «Veronica», «portatrice di vittoria», un messaggio di buon auspicio per un progetto che racconta un percorso, maturato negli anni, in parte inconsapevolmente, «ma anche perché avevo bisogno di nuovi colori, di fantasie che avessero una storia. Avevo bisogno di disfare e rifare, in un mosaico di tessuti che sono pezzi di vita».

Veronica Civetta da due anni ha deciso di mettere le mani nelle stoffe e di creare una sua linea che mettesse al centro la qualità dei tessuti, le fantasie sgargianti, «uno stile che riportasse al centro il bel vestire, una donna sofisticata e moderna, abiti che valorizzino la femminilità». Il rimando è agli anni Cinquanta, alle gonne ampie, con un’eleganza puntuale, definita ma senza clamori, in cui il valore aggiunto lo fa il colore. E la seta: «È stato come se avessi avuto bisogno di rimettermi in gioco o forse semplicemente mi sono ammorbidita, con nuove geometrie, colori che si fondono e si rincorrono sulla stoffa, libera, sinuosa».

A dettare le regole è la seta che Veronica ricerca e seleziona: «Per Berenike ho iniziato a scegliere stoffe, anche vintage, e sete disegnate da grandi maison – spiega la bergamasca -. Parto da queste fantasie e mi invento gonne a ruota, chemisier, abiti da sera, pantaloni a palazzo». Da due anni Berenike è l’etichetta predominante di Artificio, boutique aperta da Veronica a Bergamo ben 22 anni fa: «Nasco come commerciante, sono finita a fare la stilista autodidatta per una passione irrefrenabile per quello che volevo nel mio negozio, per un bisogno di creare un mio progetto». Che crea affidandosi a una squadra ormai ben rodata che dà vita a una collezione di una settantina di pezzi a stagione: «Lavoro con una modellista, un tagliatore di Brescia, laboratori sartoriali tra la Bergamasca e il Bresciano».

Ma non solo: «Alcuni anni fa ho incontrato Flavia Milesi, esperta di Giappone che mi ha riportato alla memoria una passione sopita, fatta di accostamenti cromatici, di un’estetica delicata ma allo stesso tempo potente, vivace, intensa» spiega. Veronica parte per il Giappone e torna carica di kimono: «Scelgo capi realizzati a mano, pezzi unici di seconda mano, in pura seta». Sempre la seta che torna impetuosa, vigorosa: «Un kimono è fatto di pannelli dalle geometrie perfette e dalle dimensioni differenti. Io li scompongo e progetto nuovi capi» continua. Nasce Berenike «JK», che sta per «Japan Kimono», in una storia di scomposizioni e ricomposizioni: «Significa dare nuova vita a un capo che ha una storia, in un collage armonico di elementi». Al centro ci sono la storia di un abito, le sue tradizioni che rivivono in questo secondo percorso sartoriale, di pezzi unici, speciali: «C’è la voglia di andare controcorrente, per una scelta stilistica che privilegi l’experience - spiega Veronica Civetta -. Berenike vorrei fosse un progetto nuovo, per una moda più genuina, dettata da un’emozione, da una scelta fatta con il cuore, con il gusto di un capo personale».

Per tornare a dare valore alle cose: «Che hanno un passato, un racconto alle spalle. E per me è un ritorno alle origini, ai sogni di bambina e a un mio bisogno di dare un po’ di bellezza a un mondo sempre più consumistico e veloce. Ora il sogno è portare Berenike fuori da Artificio, per nuovi punti vendita, in Italia e all’estero». Nel suo laboratorio, in via Quarenghi, a Bergamo, sono ripiegati un’ottantina di kimono, ultimo «bottino» speciale del viaggio di Veronica a Tokyo, lo scorso giugno: «Da qui riparto per la nuova stagione». Lo dice e accenna un sorriso. Gli occhi puntati sulle stampe e sui colori, mentre le mani accarezzano la seta leggera.

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