Adriana, lascia l’albergo di famiglia
Da Zambla in Brasile fa scuola di cucina

Quando ci si abbandona alla volontà di Dio, Lui non manca di realizzare i nostri desideri più belli». Adriana Valle e il movimento laico dei Focolari, una storia di fede da Zambla Alta al Brasile. Una donna autentico moto perpetuo, inesauribile fonte d’idee e di energia, dalle straordinarie capacità e da una forte propensione imprenditoriale forgiata in famiglia lascia un avvenire sicuro e dalle prospettive decisamente floride per abbracciare un’avventura che dal 1979 la vede come una delle anime della Mariapolis Ginetta.

Si tratta di un centro di formazione per giovani orientato alla fraternità a Vargem Grande Paulista, a 40 chilometri da San Paolo. Dalla Val Brembana al paese verdeoro passando per due anni di formazione a Loppiano, in Toscana, per un intreccio di vicende, drammi e coincidenze tutto legato dal potente e indissolubile filo dell’amore.

Adriana, classe 1953, profondissime radici bergamasche, promessa dello sci alpino, ha dovuto fin da piccola accelerare tempi, processi di maturazione, prese di coscienza e assunzione di responsabilità più o meno gravose. Papà Gaspare aveva preso in affitto dapprima un ristorante poi l’Albergo Teresina a Zambla così lei, insieme a mamma Ines, si è dovuta ben presto rimboccare le maniche, unica figlia femmina in mezzo a cinque fratelli: Angelo e Giuseppe (rispettivamente gestore e socio del centro sportivo nella località brembana), Lorenzo (ortopedico, Primario all’ospedale di Piario), Felice (cardiologo, primario alla Clinica Quarenghi di San Pellegrino) e Giorgio, portato via all’età di 20 anni da un linfoma fulminante: «Proprio lui – ricorda – era stato il solo della famiglia ad appoggiare inizialmente la mia scelta e a capire la mia propensione. Non è stata una scelta facile, piuttosto ragionata e sofferta. Stavo lasciando una strada agiata, che in giovanissima età mi aveva portato ad avere in mano un hotel, a favore di un percorso missionario in virtù di una fede molto forte. Tuttavia non volevo un convento perché sono sempre stata uno spirito libero dal carattere deciso. A 16 anni ho conosciuto il Movimento dei Focolari, sono andata nella sede di Loppiano (cittadina nel comune di Figline e Incisa Valdarno, in particolare nella frazione Burchio e nelle località San Vito, Montelfi, Campogiallo e Tracolle ndr) per cominciare i 24 mesi di preparazione e lì sono rimasta profondamente colpita dalla potenza della coesione di tanti giovani provenienti da tutto il mondo e da ceti sociali diversi».

La vocazione dell’aiuto agli altri cosi si è fatta sentire in maniera netta e inequivocabile, unita al sogno di un’esperienza all’estero. Ed ecco che l’occasione da cogliere al volo si presenta all’improvviso. Paure, timori, dubbi? Tutto spazzato e racchiuso in una frase: «Vado dove Dio vuole, dove c’è bisogno». Il bisogno con la «B», nel 1979, è coinciso con il Brasile e con quella terra dalle molteplici contraddizioni, dal fascino unico, ma anche alla disperata ricerca di risorse per strappare tantissimi ragazzi alla criminalità. I primi tempi, giocoforza, hanno presentato non poche difficoltà d’inserimento in un contesto così complesso da leggere, interpretare e soprattutto provare a far virare. Dunque sei lunghi anni alla ricerca della chiave giusta per fare breccia nel controverso mondo “paulista” insegnando a tante ragazze l’arte del pane e della pasticceria, vendendo i prodotti per le strade di Vargem – di cui è divenuta cittadina onoraria – incuranti dei pericoli. Poi, a forza di seminare nella direzione giusta, i primi frutti del raccolto con l’apertura del laboratorio “La spiga dorata” che oggi garantisce occupazione a una ventina di persone.

«Attualmente – spiega Adriana – accompagno due progetti: l’uno nel Jardim Margarida, e l’altro nel Bairro do Carmo con un centinaio di bambini coinvolti per ciascuno. Specie in quest’ultimo si vive una situazione di abbandono da parte della famiglia, con spaccio di droga e violenza che sono le due piaghe principali. Motore di tutto L’Economia di Comunione, idea del nostro movimento, nata in Brasile nel 1991 per limitare povertà e diversificazioni sociali. I numeri parlano chiaro visto che conta oltre 800 imprese su scala mondiale». Un sistema che funge da autentico salvagente per una piccola fetta di un popolo meraviglioso che «vede sempre il positivo anche nel negativo e sa dare il giusto valore al poco che ha». Parole di una donna fuori dal comune che, costantemente, alla classica domanda «Come stai?» si sente rispondere «Grazie a Dio, sto bene».

Una lezione di vita, una speranza in mezzo a tanta miseria e al sentirsi pieni anche quando tutto ciò che sta attorno potrebbe suggerire ben altro. Eppure Adriana, catapultata laggiù pressoché allo sbaraglio e costantemente ripresa per la sua forma mentis ancora troppo «europea» rifarebbe tutto e «forse anche meglio» sottolinea d’avere sempre e solo «ricevuto» da quella che ormai è molto più di una seconda famiglia. La prima, in Bergamasca, ha gradualmente saputo superare qualche perplessità iniziale appoggiando poi in pieno e in totale armonia il coraggio di chi ha detto «no» a un iter che aveva tutti i crismi per essere idilliaco in favore di un movimento che l’ha fatta divenire un perno irrinunciabile. Sospinto, naturalmente, dall’indomabile tempra bergamasca, da una notevole dimestichezza in fatto di tecnologia e con l’adorata Laura Pausini colonna sonora di un cammino tutto da raccontare.

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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