«Da Gorlago al Canada
per un futuro migliore»

«Ricordo che quando ero bambino – avrò avuto sette od otto anni – e mio papà tornava a casa a mangiare per poi ripartire con il suo Fiat 850 dell’Enel con la scala sopra il tettuccio, io ne approfittavo per salirci sopra e far finta di guidarlo. Poi sono cresciuto ed eccomi qua a fare quello che forse era già dentro di me: l’autista di mezzi pesanti». A raccontarlo è Giovanni Paolo Facchinetti, 53 anni, originario di Gorlago che da ormai sette anni vive e lavora in Canada.

«Ho sempre lavorato in Italia, ma da diversi anni vedevo che le cose nel nostro Paese non andavano molto bene e ho deciso di cambiare e venire in Canada per dare un futuro migliore ai miei figli e credo che qui lo avranno. Nel 2012, mentre lavoravo in Dhl, mi balenò in testa questa idea di partire e trasferirmi con tutta la mia famiglia: quando ho saputo che un mio amico di Roma, Stefano Sensoli, si era trasferito in Canada per fare il camionista, l’ho chiamato e con il suo aiuto mi sono trasferito pure io».

Giovanni è arrivato in Canada nell’ottobre del 2012. «All’inizio mi sono trasferito da solo a Windsor, in Ontario, dove ho vissuto per un anno. Poi mi sono spostato a Edmonton, in Alberta, dove, nel novembre 2013, mi ha raggiunto la mia famiglia, mia moglie Julia e i due ragazzi Emma e Marco (oggi rispettivamente di 15 e 10 anni), e da allora siamo qui». In Canada Giovanni, come detto, lavora come autista di camion. Non poteva essere altrimenti. «È sempre stato il mio lavoro fin dal 1985 quando presi la patente a militare negli Alpini a Merano. Poi sono tornato a casa e ho cambiato diverse volte ditta, ma sono sempre rimasto nell’ambito del trasporto. I miei trasporti qui in Canada sono per la maggior parte per l’alimentazione umana, frutta, verdura e tutto quello che riguarda il cibo. Percorro circa 250 mila chilometri all’anno, sono 1.100 negli Stati Uniti e 1.300 in Canada al giorno. Sono stato praticamente in tutti gli Stati americani, me ne mancano solo sette, e del Canada mi mancano solo le province della parte est».

Un lavoro, quello di Giovanni, in cui non ci si ferma mai, in tutti i sensi. «È un lavoro in cui si è sempre in movimento. Io cerco di conciliare famiglia e lavoro, ma a volte è veramente dura perché essere un autista di mezzi pesanti mi porta a stare lontano dalla famiglia anche per settimane o anche per un mese o più ancora. Per fortuna mentre viaggio trovo diversi modi per tenermi compagnia e far sembrare il viaggio più corto anche quando le distanze sono molto lunghe come qui: c’è la radio o chiamo la mia famiglia, gli amici e i parenti».

Sono così tanti i chilometri percorsi da Giovanni, da sembrare infiniti. Chilometri che però gli hanno regalato anche esperienze e incontri di cui si ricorderà per sempre. «Un episodio di cui non potrò mai dimenticarmi è quella volta sul passo Rogers, montagne del B.C. Canada, a dicembre dello scorso anno, poco prima di Natale. Nevicava tanto e faceva anche molto freddo, (le temperature più basse che ho visto finora sono -42 gradi), e su una salita il camion ha cominciato a perdere trazione. Quindi ho dovuto fermarmi, accendere le luci d’emergenza e scendere a mettere le catene. Ero al buio, nevicava, faceva davvero freddo ed ero solo, ma la cosa che mi faceva più paura è che mi trovavo in luogo dove vivono orsi, lupi, puma e altri animali non proprio amici dell’uomo, specialmente se hanno fame. Ho pensato “chi me l’ha fatto fare?”. Capita di pensarlo in situazioni simili. Però poi penso al motivo per cui sono venuto qui, per dare un futuro migliore ai miei figli, e supero tutto. Come dico sempre “never give up and keep going”».

«Un incontro, invece, memorabile è quello avvenuto con la signora Giuliana di Casalvieri (provincia di Frosinone). A gennaio 2013 la mia famiglia mi aveva raggiunto a Windsor per qualche settimana (prima di trasferirsi definitivamente a novembre 2013 quando mi sono spostato poi a Edmonton). Cercavamo un carrellino con le ruote per mettere la spesa perché avevamo sempre molte cose da comprare e siamo finiti nel negozio di ferramenta di Giuliana. Da allora siamo diventanti amici e mi ha aiutato tanto nel periodo in cui ero in Canada da solo. Mi ha trattato come un figlio e per me ormai è come una madre. Ogni volta che passo da Windsor vado a trovarla e lei mi fa mangiare come se fossi in Italia».

Giovanni in Canada si trova molto bene, anche se Bergamo e l’Italia gli mancano. Nel futuro però si vede sempre in Canada. «Ci sarebbero tante cose da dire dell’America, luogo che attraverso di continuo durante i miei viaggi col camion, e del Canada. Paesi grandissimi con tante cose da visitare e con tante opportunità sia di lavoro sia nella vita quotidiana. Un posto in cui mi piacerebbe vivere è la California, per esempio. Ma anche molti altri. Però non nego che casa e il luogo dove sono nato mi mancano. Bergamo è una città bellissima e sono fiero di essere bergamasco e ovunque io vada, in Canada o negli Stati Uniti, racconto a tutti della mia bellissima città e del mio bel Paese, come terra. Mi manca tutto tantissimo, mi manca ovviamente anche Gorlago, dove sono nato e cresciuto, e una parte di me vorrebbe tornare. Ma devo e voglio portare a termine quello che ho iniziato nel bene e nel male. Qui faccio il lavoro per cui sono nato e sono sicuro che i miei figli possono crescere con molte opportunità, lavorative e non. Ora voglio anche studiare e prendere qui quel diploma di maturità che non ho mai preso in Italia. Insomma, da qui non credo che mi sposterò, ma mai dire mai».

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