Da Santa Lucia
ad Aquisgrana

«La mia non è stata una fuga dall’Italia, non sono stato obbligato a trasferirmi all’estero. È stata una scelta consapevole, dettata da diversi fattori, tra i quali anche il lavoro, ma volendo avrei potuto tranquillamente rimanere a lavorare nel nostro Paese senza problemi». È lo stesso Luigi Villa, quarantaduenne originario di Bergamo, quartiere Santa Lucia, a sottolineare come la sua decisione di vivere e lavorare in Germania dal 2009 non sia da catalogare come la classica «fuga di cervelli». «Dopo essermi diplomato al liceo scientifico Mascheroni - racconta - e aver frequentato il corso di laurea in medicina a Pavia, con specializzazione in Nefrologia, ho vinto una borsa di studio per un dottorato di ricerca che ho svolto in Germania, nel Policlinico universitario di Aquisgrana, uno dei centri più famosi e importanti per la ricerca nefrologica»

«Era il 2005 e pensavo di restarci solo due anni per poi tornare in Italia, ma non è andata esattamente così. Durante il dottorato, infatti, mi sono trovato molto bene sia in ospedale sia in città. Così bene che ho voluto imparare il tedesco e ho lasciato aperto la porta per future collaborazioni post dottorato con il Policlinico».

Dopo la discussione del dottorato a Pavia, Luigi è quindi ritornato ad Aquisgrana. «Mi hanno offerto di tornare a lavorare per loro a tempo pieno e ho accettato. Non sono scappato dall’Italia in cerca di un futuro: avevo ricevuto offerte interessanti anche nel mio Paese natale, ma la ricerca e il lavoro clinico che mi si prospettavano al Policlinico di Aquisgrana mi convincevano molto e anche l’idea di tornare a vivere in Germania mi piaceva. Così ho accettato il lavoro propostomi e a fine 2009 mi sono trasferito lì in modo definitivo».

Lavorando al Policlinico universitario di Aquisgrana Luigi ha iniziato a sviluppare anche altri interessi clinici. «Mi sono interessato a medicina d’urgenza e a terapia intensiva. E dal 2013 al 2018 sono stato promosso a viceprimario del dipartimento Urgenza ed emergenza del Policlinico universitario di Acquisgrana. In quegli anni ho anche avuto il piacere e la fortuna di conoscere Kristina, la donna che oggi è mia moglie, che lavorava come infermiera proprio in terapia intensiva nel Policlinico. Ci siamo conosciuti in ambito lavorativo, ci siamo innamorati e nel 2017 ci siamo sposati. Nel 2018, poi, mi è stata offerta la possibilità di tornare al settore nefrologico e ho accettato. Oggi, quindi, dirigo due centri nelle vicinanze di Aquisgrana (a Erkelenz e Heinsberg) per la Diaverum, fornitore privato di servizi sanitari e uno dei fornitori leader del mondo nelle cure nefro-dialitiche: sono responsabile di tutta la loro attività clinica e della loro direzione. Nei due centri ci occupiamo di medicina preventiva, di attività clinica ambulatoriale specialistica nefrologica, di attività di dialisi di ogni tipo, sia emodialisi che dialisi peritoneale, facciamo attività di preparazione e di controllo prima e dopo il trapianto di rene assieme ai policlinici universitari dove si effettua materialmente il trapianto e gestiamo i pazienti con malattie renali ricoverati nei due ospedali che ospitano i nostri due centri e quelli in terapia intensiva che hanno problemi ai reni. Infine, siamo anche centro per la cura dell’ipertensione».

Luigi, inoltre, non ha mai abbandonato l’attività di ricerca. «Svolgo anche l’attività di revisore per riviste scientifiche, sia di nefrologia che di medicina d’urgenza, terapia intensiva e telemedicina. Ho avuto anche l’opportunità di essere revisore e consulente in ambito di ricerca medica nefrologica per l’importante European research council: è stata un’esperienza davvero molto bella, formativa e positiva. Sono davvero felice di questo».

Medicina, quindi, ma non solo. La vita di Luigi al di fuori del lavoro si divide tra i 3 cani che lui e sua moglie hanno adottato (Mexx, Leo e Ruja) e la passione per la bici. «Abbiamo 3 cani molto simpatici, che ci fanno divertire e muovere un sacco. Uscire con loro non è però l’unica attività fisica che faccio e che facciamo. Abbiamo la fortuna di vivere in campagna, a 40 chilometri a nord di Acquisgrana e a pochissima distanza da Olanda e Belgio: ci piace l’aria libera e fare attività all’aperto. Io sono anche un forte appassionato di ciclismo e quando posso faccio piccole gare amatoriali lunghe fino a 150 chilometri. Negli ultimi anni, poi, andiamo sempre in vacanza a Füssen, dove possiamo svolgere tantissime attività all’aperto (nuoto, escursionismo, andare in bicicletta e molto altro)».

Una vita piena e felice, quella che Luigi è riuscito a costruirsi in Germania, ma che non gli ha fatto di certo dimenticare l’Italia e Bergamo. «Qui la qualità della vita è molto buona e mi sono integrato molto bene senza grossi problemi. Posso svolgere le attività che mi piacciono e vivo in una zona multiculturale, che fornisce anche facilitazioni a livello burocratico e nella vita di tutti i giorni. Certo casa mi manca. Sono figlio unico e quando ho deciso di trasferirmi in Germania non l’ho fatto a cuor leggero perché sapevo di lasciare i miei genitori da soli. La parte negativa di vivere all’estero è proprio questa e anche il fatto di non avere più contatti assidui con gli amici rimasti a Bergamo e Pavia come li avevo prima. Mi manca anche la bellezza di Bergamo, città che amo e che ho lasciato a malincuore. Appena posso, con mia moglie, torno proprio lì. È una delle nostre mete preferite e anche lei se ne è innamorata».

E per il futuro? «Io e mia moglie siamo molto contenti della nostra vita attuale. Non abbiamo programmato spostamenti, ma siamo aperti ad altre soluzioni. D’altra parte io ero partito per la Germania per soli due anni e invece sono rimasto qui. Non escludiamo né di cambiare città né di tornare in Italia, ma dipende dalle opportunità che arriveranno. Per me il lavoro è uno stile di vita, mi piace ciò che faccio e ne sono innamorato, fin da quando mi sono iscritto all’università di Pavia. Vedremo cosa ci riserverà il futuro: di certo non mi sento al capolinea e cercherò di fare sempre il massimo nella situazione in cui mi troverò, cercando di restare ottimista e attivo».

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