«Dopo la frattura
insegno a Londra
danza terapia»

Per un infortunio ha dovuto lasciare i concorsi internazionali ma ha scoperto la Danza Movimento Terapia. E ora, a 24 anni, è coach a Londra. «Raccontano che già nel pancione i miei piedini si muovessero a ritmo di musica e che esitai a venire al mondo con ben quindici giorni di ritardo, segno di quanto fossi un po’ intimorita da ciò che mi aspettava là fuori» esordisce così nel raccontarsi la giovane Marina Todisco, 24enne di Bergamo, ma con le radici che affondano un po’ più giù, in Puglia. Marina, che oggi vive a Londra da un anno, è infatti figlia di pugliesi emigrati al Nord nel 1985.Terminata l’università ero alla ricerca di nuovi obiettivi, stimoli per evolvere e mettermi alla prova e – racconta Marina –, soprattutto, per poter contribuire in qualche modo a uno scopo, creare qualcosa che fosse più grande di me. Ho sempre creduto che la chiave stia nella tua attitudine verso ciò che ti accade. È come reagisci alle cose che conta.

Nei libri, durante la stesura della mia tesi, era spesso menzionato il “Goldsmiths College” di Londra, un grande polo di studio e ricerca in ambito creativo, anche riguardo al corpo in movimento e alla Danza Movimento Terapia. Londra, l’inglese è sempre stato un mio pallino fisso fin dalla scuola elementare. L’idea di poter partire con un biglietto solo andata e crearmi un mio spazio da zero, mi ha da subito allettato e fatto ritrovare la voglia di fare. Un giorno, un’amica mi ha consigliato l’esperienza come “au pair”, alla pari. È infatti bastato iscrivermi a una piattaforma online per confermare il fatto che fosse l’opzione ideale. Essere “au pair” ti permette di avere una certa stabilità ma avere comunque del tempo libero a disposizione. Tempo per esplorare, vivere a pieno una cultura e lingua diversa dalla tua. Per non parlare di come alleno tutti i giorni le mie “doti culinarie” tra qualche beans on toast, sausages e podge eggs. In più, ho colto l’opportunità di spuntare un altro obiettivo: studiare al “Goldsmiths College” con persone provenienti da tutto il mondo il Foundation Course in Dmp, Dance Movement Psychotherapy».

Una passione sfrenata per la danza, che è linfa vitale per la 24enne. «In casa non facevo che ballare e creare veri e propri spettacoli – confessa –, costringendo la mia famiglia a vederli tutti per intero. Per questo motivo, all’età di otto anni, hanno deciso di iscrivermi in un’accademia di danza professionale – (Pavlova International Ballet School & Company). Tutto è iniziato per gioco ma, con gli anni che passavano, anche la passione si trasformava in qualcosa di più. Tante rinunce. Dover trascurare gli amici, lo studio, il tempo libero e tanto altro, per emozioni che non si possono descrivere a parole ma solo provare sulla propria pelle. Numerose rassegne, manifestazioni, spettacoli, vittorie, premi e borse di studio vinte in concorsi internazionali come lo Yapg, Parigi 2011, hanno accompagnato la mia crescita e così pure le numerose delusioni e sconfitte non sono di certo mancate. Poi, una sera di novembre, un attimo e tutto è improvvisamente cambiato. Frattura composta V metatarso destro. Eppure a volte gli imprevisti portano con sé qualcosa di positivo. Obbligano a una riflessione. E, soprattutto, ti costringono a fermarti e a fare una revisione della tua vita. È evidente che la danza abbia influito molto sulla mia personalità e sul mio percorso. Grazie a quell’infortunio al piede, infatti, ho scoperto e intrapreso la strada del Life coaching e della Danza Movimento Terapia, qualificandomi come Master Practitioner of Nlp, Neuro-Linguistic Programming, a Roma nel dicembre 2017. Parallelamente ho proseguito gli studi: dopo la maturità linguistica a indirizzo giuridico economico presso il liceo S. B. Capitanio di Bergamo, mi sono laureata in Scienze della comunicazione d’impresa presso l’Università degli Studi di Bergamo, nell’aprile 2018».

Finiti gli studi arriva la scelta di partire per Londra. « A Londra non conoscevo nessuno – spiega Marina Todisco –, ora mi sono guadagnata un posto in una scuola come maestra di danza classica con piccole/i aspiranti ballerini; in più sono una volontaria per Dasl (Disability advice service London) e Pfl (People First Lambeth). Si tratta di due associazioni che supportano persone e ragazzi con disabilità: con loro guido eventi settimanali e mensili tra cui “Let’s Dance” dove diamo spazio alla danza pura e libera che coinvolga tutti, sessioni di ice skating con persone non vedenti, arte terapia e prossimamente inizieremo anche yoga. La realtà delle charities a Londra trovo funzioni davvero bene, puoi trovare tantissime catene che rivendono l’usato, raccolgono fondi in disparati modi e propongono eventi inclusivi e originali. Dopo un anno qui a Londra posso dire che l’energia e le opportunità che offre questa città specialmente nel campo artistico sono imparagonabili all’Italia: vedo e respiro l’arte in ogni sua forma per le strade di Londra tutti i giorni. La cosa che più manca in Italia. Mi capita di ballare di fronte a tutti per le piazze di Londra ascoltando artisti suonare o cantare dal vivo. C’è molta più libertà di esprimersi per come si è e il desiderio di condividerlo con gli altri. Oltre alla mancanza di affetti, il cibo è, tra tutto, ciò che mi ha creato più difficoltà specialmente i primi mesi, nonostante io sia sempre stata una persona che si adatta a tutto. È difficile trovare gli ingredienti e prodotti di qualità, nei supermercati la differenza è notevole rispetto all’Italia: panini confezionati, cibi precotti e il “meal deal”. Con 3 sterline puoi comprarti un panino, wrap o una pasta fredda, uno snack e un drink».

«Da qui a 5 anni mi rivedo in Italia – continua –, anche perché pare che Brexit non prometta troppo bene. Mi piacerebbe mantenere un lavoro in cui io possa sfruttare l’inglese, viaggiare o gestire rapporti con l’estero, possibilmente in un’azienda di comunicazione. Auspico per l’Italia una ventata di nuovo e fresco, leggi un po’ più flessibili, stimoli per noi giovani e per chi, come me, sogna di creare, contribuire al mondo dell’arte, della cultura e della crescita personale con qualcosa di innovativo. L’Italia, io credo, merita davvero di evolvere ed essere valorizzata di più».

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