Da Rovetta in Olanda
Miglior assunta under 30

Dalla Val Seriana ai Paesi Bassi a 25 anni lavora in una grande multinazionale. Nel 2018 il premio: «Servono impegno e costanza». Lingue orientali sapevo già che un’esperienza al di fuori dell’Italia l’avrei fatta. Durante il liceo ho capito che amavo l’inglese: a 17 anni infatti ho fatto una vacanza studio di un mese in America, e mi sono resa sempre più conto di amare la lingua e la cultura inglese». Non sapeva dove quella passione per l’inglese l’avrebbe portata, ma Jennifer Vischetti, 25enne originaria di Rovetta, era ben consapevole che il destino l’avrebbe portata all’estero. Al termine della laurea triennale, conseguita nel novembre del 2015, presso l’Università degli Studi di Bergamo si presenta la vera occasione per partire.

Mi sono un pochino informata – racconta la giovane – e ho trovato un’università di traduzione molto buona a Swansea, in Galles, e ho scelto quella. A maggio del 2016 la partenza e ho conseguito il master in Traduzione e interpretariato, focalizzato principalmente sull’inglese. Mi sono trovata benissimo: ho conosciuto un sacco di gente, ed è un posto che offre molte opportunità, l’intera Gran Bretagna, soprattutto se sei giovane e hai voglia di metterti in gioco. Mi sono interfacciata con tantissime culture diverse, ed è stato bellissimo. La cosa molto utile, che purtroppo in Italia manca, è il puntare sulla praticità. Lì c’era la possibilità di fare pratica e imparare concretamente».

Messo in tasca il master Jennifer fa le valigie e si trasferisce a Bristol, cittadina dell’Inghilterra, per fare un tirocinio. «Lì facevo traduzione – spiega la studentessa –: era sì bello, ma poco stimolante. L’azienda per cui lavoravo era molto piccola, e la possibilità di essere assunta erano pressoché nulle, quindi ho iniziato a guardarmi in giro e ho trovato Amsterdam, dove vivo tutt’ora. Contesto diverso, lavoro infatti in una multinazionale americana, che ha diverse sedi nel mondo. Mi occupo di project management, ho un pochino abbandonato le traduzioni, e mi sono lanciata in questa nuova sfida. Pensavo inizialmente di andare a Londra, ma alla fine ho optato per Amsterdam. Fin da subito me ne sono innamorata. La città è grande ma non troppo. Offre tutto quello che è necessario, ed è a misura d’uomo. Con la bicicletta in 10 minuti sei ovunque. Il clima è molto internazionale: tantissima gente che proviene dalle più svariate nazioni del mondo. L’età media dei miei colleghi è tra i 28-32 anni: tutti molto giovani, con voglia di fare e mettersi in gioco. Amsterdam offre molto, e questo in Italia manca. In pochi mesi ho imparato a fare tantissime cose e sono cresciuta molto. Mi trovo qui dall’ottobre del 2017 e sono fiera e soddisfatta della scelta che ho fatto».

«Non avevo particolari aspettative – aggiunge Jennifer –: volevo semplicemente provare qualcosa di diverso rispetto a quello che mi offriva l’Italia. Cercavo un posto dove sentirmi bene, apprezzata per quello che avevo studiato, e accolta. Volevo poi anche mettermi alla prova, e devo dire che sia in Gran Bretagna che in Olanda ho trovato quello che cercavo. Quando parlo con i miei amici in Italia mi raccontano della fatica nel trovare un posto di lavoro e di quanto lo studio si limiti solo ai libri. Questo è molto limitante, serve la pratica».

«Difficile pensare al futuro e fare già progetti – spiega la rovettese –: ora come ora mi piace Amsterdam e in Olanda si vive bene, quindi per almeno un paio di anni penso di fermarmi qua, cercare di fare più esperienza possibile al lavoro, ma anche godermela un minimo, come permettermi un appartamento più bello, uscire e fare esperienze con gli amici che ho trovato qui. Si sa mai poi che un giorno, avendo l’azienda diversi uffici sparsi nel mondo, chiederò un trasferimento. Non escludo questa possibilità, molti miei colleghi sono partiti da qui e finiti in Canada, Asia, Francia, Germania, etc. A volte le cose succedono da sole, sicuramente una volta partiti è difficile fermarsi».

«Bergamo è sempre casa mia – dice la 25enne pensando alla sua terra d’origine –, è parte di chi sono e lì ho la mia famiglia e i miei affetti. Mi manca il cibo, davvero tanto, e mi manca uscire con gli amici e bere una birra al pub. La vedo però chiusa, rispetto a tante altre città del mondo. Bella ma racchiusa in sé, nella sua nicchia. Una o due volte all’anno torno a casa, per rivedere tutti. Qui ti manca la sicurezza di qualcuno che si occupi di te: sei tu a gestirti, a pagare l’affitto e le bollette. Devi rimboccarti le maniche e lavorare sodo per costruirti la tua strada, nessun ti regala nulla, ma nel momento in cui ti metti in gioco poi sei sicura che verrai ripagata. Mi sento appagata, lavoro molto, ma è un investimento sul futuro».

«Condivido molti interessi con i miei colleghi – racconta –: con loro infatti ho instaurato bei rapporti. A volte nel weekend si parte tutti insieme e si va in giro, a scoprire il mondo. È bello perché nonostante ognuno provenga da contesti diversi e sia cresciuto in maniera differente, quando poi si entra in contatto ti ritrovi subito, come se ci conoscessimo da sempre. Quest’anno ho ricevuto una grande soddisfazione al lavoro: alla festa di Natale quest’anno ho ricevuto il premio di miglior assunto dell’anno. È stato davvero emozionante».

«All’inizio è dura – conclude Jennifer Vischetti –, ci sono giornate difficili in qui vorresti solo prendere un aereo e tornare a casa, ma non bisogna mollare. L’impegno e la costanza ripagano. Consiglio a tutti di vivere un’esperienza del genere, per crescere e diventare cittadini del mondo. Se le cose poi non dovessero andare c’è sempre la tua casa, il posto dove sei nato e la tua famiglia ad accoglierti».

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