«Sceso dal bus
in Nepal, ospitato
in un villaggio

«Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere». Queste parole di Pablo Picasso incarnano perfettamente l’esperienza e il pensiero di Simone Gavazzi, ventiquattrenne bergamasco che dal 2016 sta conoscendo, non girando, il mondo. «Prima di decidere di partire per l’Olanda ho sempre vissuto nella città che amo, Bergamo. Ancora ricordo che, il giorno prima di partire, ho speso un’ora ad ammirare la bellezza delle Mura.

Le ragioni per cui ho deciso di partire sono tante. Volevo imparare una lingua diversa e mettermi in gioco. Penso comunque che la domanda che ci fosse nella mia testa non fosse tanto “perché partire?”, ma piuttosto “perché no?”, e quando senti qualcosa di forte venire da dentro, e alla quale non puoi sottrarti, devi prendere quella decisione e ricordartela nei momenti più difficili per proseguire dritto. E io posso dire di averlo fatto. Partire per me è stato fantastico, ma siamo tutti fatti in modo diverso. Chi decide di non partire ha fatto una mossa tanto coraggiosa quanto la mia. Ciò che è importante è farsi domande, mettersi in gioco. Se si vuole una cosa a tutti i costi si fanno anche i sacrifici. Quello che conta è non farsi trascinare, ma ascoltare se stessi e seguire il proprio cuore».

La prima esperienza estera per Simone arriva nel 2016. «Ho trovato una Laurea triennale in Olanda, “Cultura Politica Europea”, a Maastricht, che si basava sullo studio dello sviluppo della società occidentale e sono partito. Costruendo ponti tra materie (e quindi con un approccio interdisciplinare) il corso mi ha permesso di analizzare le principali sfide del XXI secolo, come il riscaldamento globale o la crisi del liberalismo. Penso che Maastricht, dove mi sono laureato lo scorso settembre (2019), abbia rappresentato molto e sia stata la scelta migliore che abbia preso. A parte il corso in sé, infatti, cambiare mentalità è stato ciò che più mi è rimasto e che porterò per sempre dentro di me. L’ambiente infatti è stato estremamente stimolante sotto ogni aspetto, anche se lo choc culturale, non dell’Olanda ma dell’ambiente multiculturale in sé, si è fatto sentire. Non è facile, perché a volte ci sono differenze culturali o semplicemente di abitudini che possono rappresentare una barriera. E come sappiamo e notiamo nella società, cambiare idea non è facile. È molto più facile parlare per partito preso perché andare contro se stessi e i nostri valori può rappresentare una sconfitta personale. Quindi diciamo che ho ricevuto tante sconfitte, che ora non posso più chiamare tali, e sono pronto a riceverne altre se questo significa scoprire e imparare. Ciò non vuol dire che i miei valori erano sbagliati, ma piuttosto ora sono stati incorporati con visioni diverse.Non è quindi più un discorso di aver ragione o torto ma di capire differenti opinioni che, se argomentate in modo logico, possono esser corrette. Ed è in quel momento che la discussione, di qualsiasi argomento diventa costruttiva».

Durante i tre anni universitari, Simone ha avuto la possibilità di vivere anche altre esperienze significative. «Ho svolto il tirocinio presso Greenpeace a Tel Aviv, in Israele, conducendo una ricerca riguardo le relazioni politiche tra Israele e l’Unione europea. Vivere in uno Stato con così tanti problemi interni e con una cultura diversa da quella europea è stato particolare. Inoltre, spinto dalla mia curiosità e voglia di riscatto, durante gli studi mi è sempre piaciuto essere coinvolto in altre attività. Tra queste sono stato rappresentante universitario, ho fatto volontariato per Euro-teachers in scuole tedesche, olandesi e belghe (spiegavo cosa è l’Unione europea a studenti liceali). Ed è proprio vero che una volta che viaggi non puoi più smettere: per questo nell’estate del 2017 ho deciso di fare volontariato in Nepal. Un’esperienza stupenda, che mi ha dato tanto e che mi ha permesso di vivere anche un fatto divertente. Un venerdì pomeriggio ho deciso con un’amica di partire alla scoperta delle montagne, ma, siccome ho paura della mia ombra – dice ridendo –, ho fermato il pullman perché avevo paura cadesse. A parte l’imbarazzo generale ho costretto la mia amica australiana a scendere dal pullman. Eravamo nel mezzo del Nepal senza telefono. Per nostra fortuna, dopo 7 ore di camminata, ci siamo imbattuti in un villaggio di 14 persone che ci ha sfamati e ospitati per tre giorni, oltre a farci vedere all’alba la catena dell’Himalaya. Abbiamo dovuto adattarci, ma è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Di tutto ciò, la cosa che più ho capito è che essere curiosi, sempre e ovunque, è la miglior cosa per godersi le esperienze: parlare con la gente, capire le culture, capire perché le persone ragionano in un determinato modo».

Ora Simone vive in Danimarca, a Copenaghen, e a febbraio si sposterà in Cina. «Sto frequentando un Master in “Diritti umani e democratizzazione” (Global Campus) tra Venezia, dove ho frequentato il primo semestre, e Lund, in Svezia. La mia tesi è sulla percezione dei diritti umani in Cina ed Europa spiegata attraverso il sistema di credito sociale. Ho scelto di vivere a Copenaghen perché è grande e quando ho lezione in 30 minuti di treno sono a Lund. A breve, poi, andrò in Cina per completare la mia ricerca». Dopo tutte le esperienze vissute e le culture conosciute, Simone ha compreso. «Ho compreso che Bergamo è una città stupenda e che offre tantissime attività. Ho compreso che mi sento italiano più che mai, più di quando sono partito. Ho compreso che siamo fortunati a essere nati in Europa in questo periodo. Ho compreso che da italiano sono orgoglioso della pasta o della pizza, ma che in altri Paesi ci sono cose altrettanto meravigliose. Penso che viaggiare mi abbia insegnato proprio questo: ogni stato e ogni cultura ha qualcosa di meraviglioso da donare e tutte le culture sono belle in modo differente. E, infine, ho compreso che per i miei genitori non deve esser stato facile vedere un figlio partire, ma che sono orgogliosi. E solo per questo meriterebbero una medaglia come genitori dell’anno».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

© RIPRODUZIONE RISERVATA