Un tunnel di 12 km in Argentina
L’impresa di Andrea

Andrea Codalli, al lavoro in Argentina da tre anni per costruire un’opera idraulica con la Salini-Impregilo. «Migliorerà la qualità della vita di 5 milioni di persone».

La sfida è realizzare un tunnel idraulico di 12 chilometri sotto il Rio de la Plata a Buenos Aires, l’estuario che arriva a toccare anche i 220 chilometri di larghezza e che forma la parte marittima del confine tra Argentina e Uruguay.

Da circa tre anni, a seguire quotidianamente questa imponente impresa nell’ufficio tecnico di Salini-Impregilo c’è anche Andrea Codalli, 31 anni originario della frazione di Gromlongo, a Palazzago. L’obiettivo è realizzare una nuova rete fognaria per un’importante area della capitale abitata da cinque milioni di persone.

«È un progetto ambizioso, innovativo e molto complesso che prevede il convogliamento delle acque reflue in un impianto di trattamento per riversarle poi nel Rio una volta trattate. Un’opera ingegneristica di rilevanza assoluta per un Paese che possiamo definire arretrato sotto molti punti di vista e una capitale con un’area metropolitana che conta oltre 15 milioni di abitanti. Salini-Impregilo sta realizzando l’ultimo lotto, il tunnel emissario che corre a 50 metri di profondità, il primo con raiser verticali, un sistema di tubi perpendicolari al tunnel previsti nel chilometro finale per immettere nel Rio l’acqua trattata. I lavori sono iniziati nel marzo 2015 e attualmente sono stati realizzati tre chilometri di tunnel; anche la fase iniziale è stata molto delicata e per ora siamo soddisfatti, ma c’è ancora molto da fare e la fine lavori è prevista per marzo 2021».

Andrea arriva a Buenos Aires nel novembre 2015 dopo un master in Construction manager a Milano. «Sei mesi di lezioni seguiti da sei mesi di stage con cui appunto è iniziata la mia esperienza qui in Argentina con Salini-Impregilo. In realtà per fare questo master ho scelto di lasciare il lavoro che avevo dal 2012 nella società di progettazione Studio Iorio di Bergamo dove ho seguito il progetto strutturale della torre Isozaki a Milano, la più alta d’Italia, attuale sede dell’Allianz assicurazioni. Prima ancora, già durante il terzo anno di Ingegneria Edile-Architettura, lavoravo in un ufficio tecnico a Pontida, un’esperienza importantissima che mi ha permesso di mettere in pratica e sviluppare la preparazione universitaria. Non sono quindi “fuggito” all’estero perché disoccupato ma, al contrario, ho deciso di lasciare un impiego per investire ancora nella mia formazione e fare un salto di qualità. Mi sono assunto dei rischi ma ne è valsa la pena».

Buenos Aires è una città cosmopolita complessa e piena di contraddizioni, in cui il divario sociale è molto ampio e quartieri ricchi si alternano ad aree poverissime. Nella capitale si vive alla giornata, è tutto molto caro considerando che uno stipendio medio si aggira intorno ai 500, 600 dollari. Quando sono arrivato alla fine del 2015, 1 euro valeva 10 pesos, a giugno 2018 ne valeva 31 ed ora è arrivato a 45. L’inflazione è sconcertante, ciononostante le persone sembrano non curarsene, si indebitano per comprare un cellulare, per andare in vacanza, per uscire a cena. Dopo la crisi del 2001 pare che si siano abituati all’instabilità, come se dopo aver visto andare letteralmente in fumo i propri risparmi, ora stiano seguendo l’onda contraria, spendendo molto di più di quello che guadagnano indebitandosi per godersi la vita. Il governo sta attuando cambiamenti forti, come ad esempio nella fornitura di energia elettrica che, fino a poco tempo fa, era quasi totalmente sovvenzionata. La bolletta della luce è passata in pochi mesi da 4-5 euro al mese a 14-15 euro e la gente fa fatica a pagarli. Abituarmi a questa attitudine non è stato facile e non lo è nemmeno ora. Anche da un punto di vista professionale i ritmi di lavoro qui sono decisamente più lenti e rilassati, cosa che noi non possiamo permetterci perché dobbiamo garantire uno standard di lavoro molto alto in tempi molto stretti».

Sono 17 le ore di volo che separano Andrea dalla famiglia e anche dagli affetti e la mancanza, a volte, si fa sentire. «La mia fidanzata Alice Nobili, di La Spezia, è stata qui sette mesi per un Erasmus oltreoceano con la facoltà di Economia indirizzo Finanza dell’Università di Parma ed è tornata da poco per laurearsi, poi vedremo come fare. La primavera scorsa mio nonno, al quale ero legatissimo, è venuto a mancare ma non sono riuscito a tornare in tempo per il funerale. Un altro aspetto fondamentale è il cibo, noi italiani non ci rendiamo conto della varietà e della qualità dei prodotti che abbiamo a disposizione. Insomma a volte è dura, ma riesco comunque ad apprezzare la vita a Buenos Aires, soprattutto per la sua natura multiculturale. Ovunque vai incontri persone di Paesi diversi e molte di queste hanno storie incredibili da raccontare. È una dimensione ricca di stimoli e confronto che mi arricchisce davvero. È forse questo l’aspetto che credo sia difficile ritrovare in Italia, magari a Milano, anche se in scala ridotta».

«Quello che mi sento di dire ai ragazzi che oggi frequentano l’Università è di fare un’esperienza all’estero il prima possibile, anche fuori dall’Europa senza avere timore, per calarsi e mettersi alla prova in una dimensione totalmente differente – dice Andrea –. Per quanto mi riguarda resterò qui in Argentina per seguire il progetto e raccoglierne la massima soddisfazione; nel futuro vedremo, i progetti sono moltissimi, e non nego che la famiglia sia uno di questi».

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