«118», crollate le chiamate per Covid. Boom per incidenti, infortuni e alcol

Ora meno del 10% delle telefonate alla centrale della Soreu riguarda motivi respiratori e infettivi. Rizzini: «Siamo tornati alla normalità». Circa 200 «eventi» al giorno nella Bergamasca, il picco nel weekend.

Quel suono incessante ha fatto presa nelle memorie e nelle coscienze, segnando l’ora più buia di Bergamo.

L’interminabile «urlo» delle sirene, il metronomo che ha scandito il mese di marzo dello scorso anno, adesso s’è sopito. O meglio: è tornato ma totalmente diverso, perché si mischia nel via vai della città che è ripartita; e anziché trasportare solo malati Covid, oggi le ambulanze del 118 sono tornate all’attività pre-pandemia. I numeri indicano che sostanzialmente meno del 10% delle chiamate riguarda «motivi respiratori o infettivi», quella galassia di emergenze che rimanda (parzialmente) a un sospetto caso Covid: «In questa voce ci sono peraltro molte patologie diverse dal coronavirus – chiarisce Rainiero Rizzini, responsabile operativo della Soreu delle Alpi, la centrale del 118 con sede all’interno dell’ospedale Papa Giovanni XXIII che ha competenza sulle province di Bergamo, Brescia e Sondrio –: ci possono essere polmoniti batteriche, raffreddamenti, influenze, stati febbrili, attacchi d’asma, oltre a una coda residuale di pazienti con sospetto Covid». I numeri certificano il cambio di passo: il 29 giugno – ultimo dato disponibile – le telefonate alla Soreu «alpina» per «motivi respiratori o infettivi» sono state 46.

Tutta un’altra cosa rispetto ai picchi registrati nelle tre ondate pandemiche: 202 richieste l’8 marzo 2021, 119 il 9 novembre 2020 e 694 il 13 marzo 2020, il giorno più lungo. Il 29 aprile 2021, quando la terza ondata si era già decisamente affievolita, le chiamate di questo tipo erano 76, dunque negli ultimi due mesi s’è segnato un calo ulteriore del 39,5%. E tornando al pre-Covid, per esempio a settembre 2020 – quando il Sars-CoV-2 era uno sconosciuto – le chiamate per motivi infettivi o respiratori oscillarono, sempre secondo i report dell’Areu, tra le 23 e le 59 al giorno.

Con una postilla, riferita al presente: «È capitato di fare soccorsi per sospetto Covid e di restare basiti: in diversi casi, il personale è intervenuto per persone anziane e fragili con sintomi da Covid ma che non erano vaccinate – segnala Rizzini -. La campagna vaccinale sta andando bene, ma da questi dettagli si capisce che ci possono essere ancora situazioni critiche».

Ritorno alla «normalità»

«La situazione è assolutamente sotto controllo, sia nella parte intraospedaliera sia in quella extraospedaliera – riassume Rizzini –. L’attività delle strutture sta tornando alla normalità, dunque non ci sono problemi nel gestire l’ospedalizzazione». La quotidianità del 118 è allora quella che si viveva prima della pandemia, in sostanza: «Siamo tornati a una situazione “normale”, ordinaria pre-Covid, in cui tutto risente della ripartenza: incidenti stradali, infortuni sul lavoro, traumi vari, infortuni degli escursionisti, annegamenti, scazzottate, abusi di alcol sono le attività principali – prosegue il responsabile del 118 di Bergamo, Brescia e Sondrio –. Viaggiamo tra i 500 e gli 800 eventi al giorno (cioè le chiamate, mentre gli interventi effettivi sono poi meno, ndr) tra tutte e tre le province: il picco è nel weekend e poi al lunedì, che è anche giorno di ripresa, mentre tra martedì e giovedì abitualmente si scende».

Con quest’ordine di grandezza «territoriale»: su 505 interventi della Soreu delle Alpi nella giornata di venerdì 2 luglio, 202 sono stati in provincia di Bergamo, 260 in provincia di Brescia, 43 in provincia di Sondrio. «La movida? Anche gli interventi in quei contesti sono ricominciati, soprattutto per soccorrere giovani ubriachi – nota Rizzini –: sembra di osservare un aumento, forse perché non eravamo più abituati a queste situazioni, o forse perché dopo un lungo periodo a casa i ragazzi sentono come l’esigenza di “recuperare”, anche esagerando. Un altro contesto dove si registrano volumi importanti di chiamate è la montagna, per cadute o traumi, senza dimenticare gli annegamenti che hanno segnato la cronaca nelle scorse settimane. Gli interventi più strettamente legati ai flussi turistici dall’estero invece sono ancora contenuti».

Le chiamate al 118 e gli arrivi autonomi nei pronto soccorso ricominciano dunque a galoppare, e riflettono un cambiamento negli stati d’animo dei cittadini: «Nei mesi più critici della pandemia, le persone erano più restie a rivolgersi ai soccorsi perché temevano la situazione sanitaria – ragiona Rizzini –: i codici bianchi, che prima del Covid rappresentavano una fascia molto numerosa, erano praticamente spariti. Adesso, invece, si è ripreso a rivolgersi ai servizi sanitari anche per situazioni che si potrebbero gestire diversamente, per esempio tramite il medico di base». La buona notizia è nell’organizzazione: «L’emergenza ha dato la possibilità di nuove assunzioni – conclude Rizzini –: queste risorse sono fondamentali anche oggi che l’emergenza si è attenuata, per garantire un servizio più efficace in termini di risposta».

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