Addio a Claudio Bonfanti
Una vita generosa fra politica e sociale

Aveva 73 anni. Storico esponente socialista, sindacalista nella Cgil, poi assessore regionale. Presidente del Biodistretto dell’agricoltura sociale.

Una lunga lotta fra la vita e la morte, che ha chiuso una vita pubblica e di impegno personale, ma anche di sofferenze. È in questi termini la biografia di Claudio Bonfanti, un’esistenza generosa fra politica e sociale, spentosi ieri. Se ne è andato a 73 anni, lasciando nel dolore i tre figli (Leonardo, Giordano, Ilaria), 5 nipoti, il fratello Maurizio e la sorella Luisa, la compagna Mirosa, oltre che una schiera di amici ed estimatori.

Un ricordo unanime. Uomo delle istituzioni e poi del volontariato, storico esponente socialista e leader della corrente riformista, Bonfanti ha dato il proprio contributo ad una lunga stagione con un tratto personale: il prototipo del «tutto politico», l’intelligenza pronta a leggere i fatti in chiave originale, il fare garbato e riflessivo da intellettuale che si esprimeva in quel sistemarsi gli occhiali al punto giusto e in un lessico ponderato. Era stato ricoverato a Padova ai primi di aprile, nel pieno del lockdown, poche settimane dopo la morte della mamma, Antonietta Tacchini, 96 anni, spentasi in una manciata di giorni, nella casa di Redona dove viveva con il figlio. Un grande dolore per Claudio, che aveva riacutizzato i problemi psicologici che lo avevano tormentato negli anni scorsi, gettandolo in una grave depressione.

«Un cuore veramente altruista, s’impegnava tantissimo nel sociale», così lo ricorda, commosso, il fratello Maurizio. Figlio del pittore Angelo, dopo il liceo classico al Sarpi, s’iscrive a Filosofia, ma non termina l’Università.

L’ala riformista

La vocazione è quella del sindacalista: entra nella Cgil, diventa segretario provinciale a Milano, e poi passa alla vita di partito, nel Psi. Con Craxi e, nella tormenta degli anni ’90, si schiera successivamente con Martelli. Come ricorda Giuliano Capetti, segretario del Psi bergamasco in quel periodo, Bonfanti è stato il rappresentante più autorevole dell’ala riformista che conquista la maggioranza nel partito negli anni ‘80. Ed è lui lo stratega che conduce i socialisti all’alleanza con la Dc a Palafrizzoni e in Provincia. Diventa assessore regionale all’Ambiente, ai Trasporti e dal ’92 presiede il Consiglio regionale. È in questa veste che finisce nell’inchiesta di Mani pulite, un colpo per lui molto duro e la ferita resterà a lungo. Con il tempo, ritrova nuove motivazioni.

Con gli amici di una vita, un sodalizio fraterno e politico: il sindaco Roberto Bruni (nel 2004 Bonfanti è nominato presidente di Porta Sud), Paolo Crivelli e Maria Pia Locatelli, europarlamentare e storica figura del socialismo. Che oggi ricorda con grande affetto Claudio: «Abbiamo perso un altro pezzo della comunità socialista: Bruni, Crivelli, Giuliano Mazzoleni, Laura Baruffi. Una classe dirigente di prim’ordine, parte integrante della società pubblica bergamasca. Claudio, in questi anni, si era speso tantissimo nel campo civico e nel mondo sociale ed ambientalista: lo ha fatto con un impegno molto serio, rigoroso e coinvolgente. Proprio alcuni mesi aveva dato un suggerimento alla mia Fondazione Zaninoni, sollecitandomi ad un’iniziativa su Adriano Olivetti, sulla sua visione di imprenditore dedito al bene complessivo delle persone». La militanza politica vera e propria, nel completarsi, apre in effetti un’altra stagione per Bonfanti dopo l’attivismo nella Margherita e dopo essere stato il coordinatore del Patto Civico di Umberto Ambrosoli, candidato alla guida del Pirellone: quella del promotore sociale. Rimasto vedovo anni fa, con la perdita della moglie Terry che lo aveva sempre sostenuto in ogni sua iniziativa, è partecipe di chi non ce la fa: eccolo quindi presidente dell’Associazione Amici di Aretè, che si occupa di ambiente e inserimento lavorativo di detenuti, ex detenuti e persone con handicap psichico.

E poi, con una dedizione che lo assorbe totalmente, eccolo presidente del Biodistretto dell’agricoltura sociale di Bergamo. Tribuna da cui in più occasioni riafferma la propria sensibilità solidaristica. È il caso di una intervista pubblicata sul numero di gennaio-febbraio di «infoSOStenibile», in cui sottolinea la propria pedagogia civile: «Oggi più che mai è necessario puntare a uno sviluppo giusto, che unisca la salvaguardia dell’ambiente all’uguaglianza sociale». È un po’ il suo testamento civile, e lo precisa, nella commozione, il fratello Maurizio: «Claudio credeva veramente nel sociale, nella possibilità di aggregare tante realtà produttive nell’orizzonte del bene comune. L’associazionismo e il volontariato erano diventati il suo universo: me lo ricordo ancora quando consegnava pranzo e cena agli anziani della città. Claudio mancherà a tanti, non solo a noi».

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