Addio a nonna Cristina, aveva 93 anni
Era l’ultima «taissina» della Val del Riso

Si è spenta Cristina Rizzi di Zambla Alta. «Fin da bambina otto ore al giorno al lavoro di cernita dei minerali fuori dalle miniere»

Un pezzo di storia che se ne va. Il giorno di Santo Stefano si è spenta Adele Cristina Rizzi, l’ultima taissina a essere rimasta in vita a testimoniare le fatiche di quel mestiere. Nata il 2 aprile 1925 a Zambla Alta, frazione di Oltre il Colle, dove ha trascorso tutta la sua esistenza, fino all’età di 21 anni aveva svolto la professione della cernitrice di minerali nelle miniere della Val del Riso e Val Parina. La 93enne aveva trascorso la maggior parte della sua carriera lavorativa sul piazzale del monte Arera, all’esterno delle gallerie. Cristina, come era conosciuta da tutti, dopo essersi maritata con Giovanni Tiraboschi, aveva abbandonato zoccoli e «scosàl», il tipico abbigliamento da taissina, per dedicarsi alla sua famiglia e crescere i cinque figli nati in seguito alle nozze. Nel 2012 il gruppo folcloristico culturale «Taissine» di Gorno, nato nel 2006 per iniziativa di alcune donne della Val del Riso, con l’obiettivo di mantenere vivo il ricordo di quell’antico mestiere, decise di dare vita a un libro, realizzato dalla giornalista Gessica Costanzo, che raccontasse le storie di quelle poche taissine rimaste ancora in vita.

La pausa sotto la pioggia
Anche Adele Cristina Rizzi raccontò la sua esperienza. «Sono stata l’unica ragazza – si legge nella parte del libro nel quale parla la 93enne -, insieme a una di Zorzone, ad andare sul piazzale del monte Arera. Non posso dimenticare il lungo viaggio che facevo da sola da casa al piazzale: gli unici miei compagni erano il freddo e a volte qualche minatore che doveva raggiungere la galleria. Arrivata al posto di lavoro, io e l’altra taissina, selezionavamo il materiale per otto ore al giorno, e il nostro caporale era Miglio Lazzaroni di Oneta, che non noi era molto buono. Durante l’ora di pausa mangiavamo quel poco che avevamo e quando pioveva, non essendoci neanche una tettoia, andavamo alla Plassa. In quella località c’erano molte altre taissine, tra le quali anche mia sorella. Mio padre restò intrappolato durante un crollo in galleria, perdendo la vita nel 1945. Da allora il caporale mi trattò sempre con un occhio di riguardo perché sapeva che con il mio lavoro contribuivo alla sopravvivenza della mia famiglia. In verità, stare sul piazzale era un buontempo rispetto ai campi. Dopo il matrimonio, infatti, oltre ad aver cresciuto cinque figli, ho dovuto badare ai prati e agli animali che aveva mio marito».

Era ancora una bambina quando Adele Cristina Rizzi iniziò il lavoro di cernita del minerale, seguendo una sorella che già era impiegata come taissina. Una professione dura, faticosa, svolta all’esterno: solo qualche tettoia riparava le donne dalle intemperie e ogni tanto, nelle giornate particolarmente fredde, qualcuno si prendeva la briga di accendere qualche falò per alleviare le sofferenze causate dal gelo pungente. «La storia di queste donne è stata un po’ sommessa – racconta Lina Cabrini, presidentessa del gruppo Taissine di Gorno -. Abbiamo fatto fatica a raccontare le loro esperienze nel libro. Come se questa professione fosse stata un po’ dimenticata. Il lavoro svolto dalle taissine era molto importante, consentiva infatti di fare una prima cernita e di portare così a valle solo il materiale utile, lasciando lì quello di scarto».

«Se ne va un pezzo di storia»
«Con la scomparsa di Cristina se ne va un pezzo di storia molto cara a noi. L’ultima volta che la vidi risale a due anni fa, quando le portai una targhetta in occasione del decimo anniversario della fondazione del nostro gruppo. Noi raccontiamo la loro storia, continuando il loro passo, portandole lontano, oltre i sentieri delle nostre Valli. Perché di loro cosa rimarrà, se non i ricordi che noi possiamo portare avanti». I funerali si sono celebrati nel pomeriggio di venerdì 28 dicembre nella chiesa di Zambla.

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