Affari, droga, riciclaggio rifiuti e incendi
I tentacoli della mafia in Bergamasca

La relazione semestrale dell’Antimafia fa il punto su indagini ed episodi sospetti nel 1° semestre. Nel report anche il rogo di Rogno: «Episodio rilevante».

«Un episodio di sicura rilevanza». Quelle fiamme non sono passate inosservate, anzi hanno acceso ulteriori piste investigative; una miccia, in senso figurato, che poi ha attivato gli occhi dell’Antimafia. Rogno, 21 aprile 2019: un incendio di probabile natura dolosa distrugge la Valcart, azienda di trattamento rifiuti.

Su quella vicenda, ora insiste anche la nuova relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia (Dia), dedicata ai fatti della prima parte del 2019: se in Lombardia tra 2017 e 2018 si era assistito in diverse province lombarde «a una lunga sequela di casi incendiari che hanno riguardato depositi di stoccaggio di rifiuti, nel semestre in esame si è invece registrata una contrazione degli episodi eclatanti», ma l’eccezione è appunto rappresentata dal caso di Rogno, «unico episodio di sicura rilevanza», mette nero su bianco la Dia. «Il bilancio dell’incendio è di tremila metri quadrati andati in fiamme – rimarcano gli investigatori -, con quattro capannoni su sei, di stoccaggio e lavorazione dei rifiuti, inagibili o comunque intaccati dalle fiamme». Non a caso il fascicolo è passato, per competenza, dalla procura di Bergamo alla Direzione distrettuale antimafia di Brescia.

Nelle pagine del report scorrono poi numerosi altri richiami alla Bergamasca. Sempre in tema di criminalità ambientale, gli investigatori ricordano l’accusa di associazione per delinquere finalizzata ai reati ambientali contro l’ex imprenditore di Grumello Pierluca Locatelli e i suoi ex collaboratori, poi è un susseguirsi di clan vecchi e nuovi.

L’operazione «Papa»

L’inchiesta più importante – del primo semestre 2019 e in generale degli ultimi anni – è l’operazione «Papa», conclusa dal comando provinciale dei carabinieri di Bergamo l’11 marzo 2019 con misure cautelari per sedici persone tra Lombardia e Calabria e accuse di associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, incendio doloso, riciclaggio e frode. È la fotografia di tentacoli e radici della ‘ndrangheta in Bergamasca: «L’inchiesta ha evidenziato l’infiltrazione del gruppo criminale in vaste aree del nord Italia – spiega la Dia –, nel settore del commercio di prodotti ortofrutticoli, realizzata attraverso un’offerta di servizi ad alcuni settori del mondo imprenditoriale particolarmente sensibili al metodo mafioso. Tra gli arrestati figura un parente del “braccio destro” del boss deceduto Paolo De Stefano», nome del gotha ‘ndranghetistico.

Narcotraffico

Qua e là, Bergamo torna in ballo anche per il narcotraffico (operazione «Edera», traffico di cocaina e marijuana, collegamenti con i clan calabresi Nirta, Giorgi, Barbaro e Pelle), per la mafia nigeriana (operazione «Catacata Norsemen» della Dda di Catania, accuse di associazione mafiosa contro il «culto» degli Eiye, una delle confraternite più violente), frodi fiscali e concorrenza sleale in odor di mafia (febbraio 2019: indagine della Dia di Caltanissetta contro il clan Rinzivillo, mafia siciliana), sfruttamento della prostituzione (giugno 2019, la Dia segnala un’operazione dei carabinieri di Bergamo contro una «gang» composta da romeni e albanesi). In chiave lombarda, la relazione della Dia consegna importanti risultati: nel primo semestre 2019, in tutta la regione sono stati 127 le persone segnalate per associazione mafiosa, contro le appena 24 dell’intero 2018 o le 62 di tutto il 2017; ad altre 50 persone, poi, è stata contestata l’aggravante del metodo mafioso. È il raccolto di mesi e anni di «semina investigativa».

È nel «florido contesto economico» della Lombardia che le mafie «hanno attecchito e proliferato – sintetizza la relazione -. I gruppi criminali storici operanti in Lombardia vedono ora operare, tra le loro file, le nuove generazioni. Tuttavia, come negli anni passati, punto di forza di questi gruppi sembra essere non tanto la proiezione operativa volta al controllo del territorio (come accade, invece, nelle aree d’origine), quanto piuttosto le consolidate capacità economiche e relazionali, che si proiettano anche sul piano internazionale». Così, i clan diventano un’agenzia di servizi: «Agli imprenditori, che a seconda del loro coinvolgimento assumono la veste di collusi o vittime, l’associazione mafiosa si mostra come un’allettante opportunità imprenditoriale».

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