Albino, più di 100 volontari impegnati
«Per fare stare bene i malati di Alzheimer»

Pagina del volontariato. Riconoscimento a Marina Cotignola, dell’associazione «Milly Honegger» di Albino.

Cento 4 mila volontari che operano all’interno di 4.768 organizzazioni ed enti, di cui 4.300 associazioni: sono solo alcuni dei numeri del volontariato bergamasco, emersi dalle ultime rilevazioni Istat.

Numeri significativi, che meritano un riconoscimento: è per questo che Csv Bergamo, L’Eco di Bergamo e la Fondazione della Comunità Bergamasca hanno scelto di istituire per la prima volta nel 2019 il premio «Bergamo-Terra del Volontariato». Un gesto concreto per rendere visibile quello che le tante realtà associative fanno quotidianamente per il territorio. Cinque le categorie a cui è stato assegnato il riconoscimento. Tra queste il «Premio Cuore Bergamasco», dedicato a uno dei racconti di volontariato pubblicati sulle pagine di L’Eco di Bergamo. La storia premiata è quella di Marina Cotignola, volontaria dell’Associazione Milly Honegger di Albino, che è entrata in contatto con l’organizzazione attraverso la malattia della madre malata di Alzheimer. Marina ha deciso di seguire il corso per il servizio di assistenza a domicilio nell’ambito del progetto «Albino Dementia Friendly Community», per poi andare avanti con l’attività di volontariato anche quando la madre è venuta a mancare. Ciò che ha spinto la volontaria a proseguire è lo spirito positivo che circola nel gruppo.

Fondata nel 2009, l’associazione nasce da dieci persone che già svolgevano individualmente l’attività di volontariato nella Fondazione Honegger Rsa di Albino. «Prima i volontari si prendevano cura degli ospiti senza avere un appoggio – racconta Laura Carrara, presidente dell’associazione –. La nascita dell’organizzazione ha aiutato molto nella strutturazione delle attività e oggi ognuno ha il suo ruolo». Da dieci i volontari sono aumentati e ora sono più di cento, ciascuno con diverse mansioni: c’è chi si occupa di imboccare gli ospiti della casa di riposo, chi delle uscite fuori porta, chi dell’intrattenimento.

Volontari a chiamata

Ci sono poi i «volontari a chiamata» che si dedicano ai lavori più pratici, come gli autisti, gli elettricisti, gli imbianchini o i giardinieri. L’aumento di persone volenterose ha fatto crescere anche il bisogno di cambiamento. È così che sono arrivati i percorsi formativi, organizzati dalla stessa Fondazione: corsi di approccio alla demenza, di elaborazione del lutto o di arteterapia. «In questo ambito la formazione è molto importante – continua la presidente –. Bisogna essere umili e imparare da chi ne sa più di noi».

Sono tante le persone che arrivano nell’associazione per dare il proprio contributo. Prima di entrare in contatto con gli ospiti, gli aspiranti volontari sostengono un colloquio con la presidente, fondamentale per un volontariato così delicato. «Chiedo a chi ho di fronte in cosa ha voglia di cimentarsi e, al tempo stesso, propongo le richieste che mi arrivano dai referenti dei vari reparti. Ad esempio, in questi giorni c’è bisogno di volontari che si occupino della colazione e della merenda».

Alcune mansioni sono più vincolanti di altre, come il compito di imboccare gli ospiti. In questa circostanza si instaura un rapporto a tu per tu che richiede costanza, a differenza ad esempio dell’animazione, in cui l’impegno può essere più saltuario.

L’aggiunta del tempo

«I professionisti che lavorano nella struttura fanno un grande lavoro – conclude Laura Carrara –. Quello che noi aggiungiamo è il nostro tempo. Siamo lì per gli ospiti, per ricordarci di loro e per farli star bene come persone. Dedichiamo questo premio proprio a loro, ai nonni della casa di riposo». Per maggiori informazioni visitare il sito www.fondazionehonegger.it.

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