Alda e il sogno di ballare oltre la disabilità
«L’arte trova un posto speciale per tutti»

Nonostante le difficoltà di movimento, si è ritrovata in pista e anche sul palcoscenico a recitare.

«Mi domando - scrive Antoine de Saint Exupéry ne “Il piccolo principe” - se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua». Puntando lo sguardo verso l’orizzonte, può accadere che a volte quella luce si rifletta in un incontro speciale, com’è avvenuto per Alda Tincani di Bergamo e Giovanna Parimbelli, fondatrice de «La Stellina onlus» di Azzano San Paolo.

Alda adora danzare ma dalla nascita ha una disabilità motoria. Una «sedia da ballo» per poter compiere - in barba ai limiti fisici - movimenti rapidi, giravolte, evoluzioni e perfino esercizi di zumba era un desiderio proibito, finché non ha conosciuto questa speciale associazione, che ha come missione proprio realizzare i «sogni impossibili» e aggiungere bellezza alla vita delle persone più fragili.

Ora Giovanna e le altre volontarie si sono messe in moto per aiutarla con tante iniziative, con l’obiettivo di raccogliere i fondi necessari: «Se si sogna da soli, è solo un sogno. Se si sogna insieme, è la realtà che comincia» come dice un proverbio africano.

Le difficoltà di movimento di Alda sono conseguenze di un parto prematuro e complicato, durante il quale ha subito una compressione cerebrale, riportando danni all’equilibrio e al movimento degli arti inferiori: «Avevano detto ai miei genitori - spiega - che non avrei mai camminato, ma loro non si sono dati per vinti. Mi sono sempre stati vicini, mi hanno portato dai migliori specialisti, hanno fatto in modo che seguissi assidue terapie di riabilitazione. Il loro impegno ha portato ottimi frutti, perché ora riesco ad alzarmi e a spostarmi usando dei quadripodi, anche se per molte attività, per spostamenti lunghi e per dedicarmi alle mie passioni, come teatro e danza, devo comunque usare la sedia a rotelle».

Il carattere di Alda è stato temprato dalle difficoltà, ha entusiasmo e grinta da vendere: «Non ho mai permesso a questa condizione di fermarmi - continua -. Non mi arrendo mai di fronte a una nuova sfida. Mia madre mi ha insegnato a credere che le difficoltà si possano superare. Mi ha aiutato ad avere fiducia nel futuro, perché era convinta che nonostante tutto avrei potuto realizzare le mie aspirazioni ed essere felice, a patto di mettercela tutta. Non mi ha mai permesso di piangermi addosso, non mi ha tenuta sotto una campana di vetro. Non smetterò mai di ringraziarla».

Così il percorso di Alda si è incanalato sui binari giusti: «Sono riuscita a condurre una vita quasi normale: ho frequentato le scuole fino al diploma, contando sempre sulle mie sole forze. Poi mi sono spostata a Bergamo, dove lavoro da vent’anni come impiegata al Sert. Mi sono trasferita da sola, mentre la mia famiglia ha continuato a vivere sull’Appennino emiliano, dove abitavamo».

La maternità, la danza, il teatro

Non è stato facile, ma accanto a lei c’era Daniele, suo marito. «Un giorno, dopo aver dominato i venti, le onde, le maree e la gravità - scrive lo psichiatra americano Brian Weiss -, imbriglieremo l’energia dell’amore: e per la seconda volta nella storia del mondo, l’uomo avrà scoperto il fuoco». Era forte il desiderio di allargare la famiglia e nonostante la prima diagnosi di «sterilità di coppia», anche in questo caso Alda ha sovvertito le previsioni: «Abbiamo consultato diversi specialisti della fertilità - spiega -, ma sono sempre stata contraria a interventi invasivi, e alla fine i nostri due figli sono arrivati in modo naturale, sorprendendo tutti». Oggi il più grande, Emanuele, ha 14 anni, e la sorella Clara 10. Alda ha affrontato la maternità con strategie non convenzionali, adottate con la determinazione e la tenacia di una tigre: «Sono riuscita a crescere i miei figli e a tenerli al sicuro, anche se, per esempio, non potevo prenderli in braccio come le altre mamme e per spostarli da una stanza all’altra dovevo usare il passeggino. Col tempo hanno imparato a conoscere la mia condizione, spero però di averne trasmesso anche i lati positivi. Di sicuro si è acuita la loro sensibilità nei confronti dei compagni con difficoltà e in carrozzina».

La passione per il ballo è incisa nel suo codice genetico: «I miei genitori erano due grandi ballerini, da piccola mi piaceva guardarli, mi hanno contagiato con il loro entusiasmo: sono cresciuta con il ritmo nel sangue. Negli anni ho dovuto combattere tante battaglie e ho messo questi ricordi nel cassetto» e lì sono rimasti, come brace sotto la cenere. Alda non avrebbe mai creduto di poter trovare una strada per dedicarsi al ballo, finché un incontro speciale non le ha fatto cambiare idea: «Tre anni fa, nel 2017, eravamo al mare in Romagna, a Lido di Classe. Abbiamo incontrato per caso il capo animatore dello staff dell’hotel, Daniele, un ragazzo giovanissimo, gentile e disponibile. Di solito tendo a respingere e allontanare chi mi offre aiuto, lui però mi ha ispirato subito fiducia grazie al suo sorriso aperto e spontaneo». Grazie al suo incoraggiamento una sera ha deciso di scendere in pista, e da lì in poi, sulla spinta dell’entusiasmo, ha deciso di proseguire: ha svolto ricerche su internet, ha scoperto che anche a Bergamo esistono scuole di danza aperte anche a persone sulla sedia a rotelle, anche se a Bologna, dove è nata, ce ne sono di più.

«Così ho trovato la Scuola Musical Original People di Zanica, che sto frequentando tuttora. La presidente, Sara Battisti, mi ha aiutato moltissimo e svolge un grande lavoro con me e con altri ragazzi con diverse fragilità». Il suo motto è: «L’arte trova un posto speciale per tutti». Così Alda si è iscritta pensando di ballare e poi si è ritrovata anche a recitare: «Una bellissima scoperta, un valore aggiunto per la mia quotidianità e per la mia famiglia, dato che i miei figli partecipano al corso con me». L’estate successiva ha portato anche una nuova attività, la zumba, sperimentata durante le vacanze al mare con l’amico animatore: «Quando sono tornata ho deciso di prendere lezioni anche di questa disciplina con Enrique Farfan e Alessandra Drammissino. Ho incontrato persone splendide, che mi hanno offerto molte occasioni di crescita personale. L’esperienza che sto facendo è la dimostrazione che si può sempre imparare e non c’è un limite d’età per realizzare i sogni, non bisogna mai rinunciare. Ho trovato nuovo slancio e fiducia nella vita».

Una carrozzella speciale

Così è nata la necessità di avere una carrozzella speciale: «Ci sono tanti movimenti che non si possono fare su una sedia “normale” provvista di schienale, studiata per la routine quotidiana. La sedia da ballo è fatta di una lega molto leggera, lo schienale è più basso e arriva alla vita. Non ci sono i braccioli e questo garantisce maggiore agilità e sposta il baricentro della posizione delle ruote. Permette di compiere un giro completo su se stessi con una sola spinta, mentre con un modello tradizionale ce ne vogliono quattro. La differenza è impressionante».

Alda ha coinvolto tutti nelle attività di musical e danza: «Mio marito Daniele e mio figlio Emanuele partecipano in modo attivo ma un po’ tiepido, mentre Clara ha ereditato il talento dei nonni, fa danza acrobatica, ginnastica ritmica. Voglio insegnare anche ai miei figli a credere nei sogni».

Sul palco Alda sperimenta grandi emozioni: «I nostri spettacoli raccolgono sempre molto interesse e apprezzamenti. Ognuno di noi è lì con quello che può offrire di meglio, e la nostra regista valorizza e armonizza le qualità di ognuno, lasciandoci liberi di esprimere noi stessi. Sono per natura riservata, non mi piace espormi, ma da quando frequento questo gruppo ho fatto passi che credevo impossibili. Gli altri allievi sono molto più giovani ma si è creato comunque un bellissimo clima di amicizia e di collaborazione, che ci ha mantenuto vicini anche nel difficile periodo del lockdown, durante il quale le attività si svolgevano a distanza, on line».

L’incontro con «La Stellina»

Secondo il poeta Thomas Eliot: «Solo quelli che rischiano di spingersi troppo lontano possono eventualmente scoprire quanto lontano si possa andare». Questo desiderio di superare i limiti e gli ostacoli della vita avvicina Alda Tincani e Giovanna Parimbelli, che ha fondato l’associazione “La Stellina” e un asilo nido con lo stesso nome nel 2004 per ricordare una sorella molto amata e morta prematuramente. «Il dolore deve essere attraversato - spiega Giovanna - anche se è profondo e all’inizio sembra impossibile resistere. Quando si riesce a farlo e si accetta di lasciarsi cambiare si aprono tante prospettive, diventa una possibilità incredibile. La vita è meravigliosa nonostante tutto, ho imparato ad apprezzarla ancora di più. Ho sperimentato sulla mia pelle che cosa significa trovare l’energia per ripartire e inseguire comunque i propri sogni, che per me sono stati diventare madre, mettere passione e professionalità nel lavoro al nido, creare l’associazione per aiutare gli altri. Con l’arrivo della pandemia questa esperienza è diventata comune a tutti, questo periodo ci ha cambiati, ma vedremo quali risorse saremo in grado di mettere in campo». Sono tanti i sogni realizzati in questi anni da «La Stellina»: un cane per la pet therapy, un montascale, un’altalena adatta anche ai bambini con disabilità, mezzi di trasporto speciali, interventi chirurgici. Con Giovanna ci sono una decina di volontarie impegnate e attivissime. Per aiutarle si può scrivere a [email protected], oppure consultare il sito www.asilonidolastellina.com.

«Nel periodo del lockdown abbiamo raccolto fondi per donare caschi c-pap per i pazienti con Covid-19 all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e abbiamo donato brioche al personale sanitario degli ospedali da campo». Nel tempo l’associazione ha dato vita a una rete sociale che valorizza le persone, le relazioni, le qualità e i talenti che ognuno ha da offrire: «Ogni nuovo progetto ci aiuta - conclude Giovanna - a far emergere frammenti di bellezza e a scoprirne moltissima anche nella fragilità».

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