«Berera e Cattaneo, macché uomini neri
Erano come Pinocchio e Lucignolo»

Foppolo, il processo per il crac della «Brembo Super Ski». La difesa dipinge i due ex sindaci della valle come «due sprovveduti che si sono fatti ingannare». Replica l’accusa, che ha chiesto dieci e otto anni di reclusione: «Ricordiamoci che nel romanzo il Paese dei balocchi Pinocchio lo definisce una vera cuccagna. E non dimentichiamoci che poi Pinocchio si sveglia con le orecchie lunghe e la coda». Sentenza il 10 dicembre.

«Sono stati dipinti come gli uomini neri che andavano in giro per il mondo a fare operazioni poco limpide – ha osservato l’avvocato Enrico Pelillo, facendo riferimento anche ai 700 mila euro della “Brembo Super Ski” (“Bss”) spariti sulla strada di Honk Kong –. Ma guardate che Giuseppe Berera e Santo Cattaneo sono solo degli sprovveduti che si sono fatti ingannare da persone più scaltre di loro». Il legale, ieri durante l’arringa in abbreviato nei confronti di 5 dei 17 imputati (altri 5 hanno patteggiato, 7 finiranno a processo), tra cui l’ex sindaco di Foppolo e l’ex sindaco di Valleve, per il crac della Bss (la società che gestiva gli impianti sciistici), ha paragonato i suoi due assistiti a Pinocchio e Lucignolo, protagonisti del romanzo di Collodi che nel Paese dei Balocchi ci vanno per evitare la scuola e vivere divertendosi, ma finiscono per cadere nella trappola di chi poi li venderà dopo che sono stati trasformati in asini.

«Alcuni fatti sono abbastanza pacifici nella loro materialità – ha argomentato l’avvocato Pelillo –, bisogna però capire se costituiscono reato oppure no». I reati ipotizzati a vario titolo in questa vicenda vanno dall’associazione per delinquere alla bancarotta fraudolenta; dalla turbativa d’asta per l’appalto ritenuto truccato a favore della “Graffer” dell’imprenditore bresciano Sergio Lima per il riposizionamento di una telecabina, alla presunta truffa da 3,9 milioni alla Regione per contributi per lavori che non avanzavano; dalla presunta concussione all’imprenditore Franco Quarti per mettere mani su terreni e impianti di sua proprietà a Valleve, alla corruzione per la presunta tangente da 75 mila euro versata – per l’accusa – da Lima a Berera come ricompensa per i lavori assegnati direttamente alle società di Lima senza passare dai bandi pubblici.

Berera deve rispondere di 24 dei 44 capi di imputazione: per lui il pm Gianluigi Dettori nell’udienza del 24 settembre aveva chiesto dieci anni di reclusione. Cattaneo è accusato di nove capi ed è destinatario di una richiesta di condanna di otto anni. Entrambi all’udienza di martedì 12 novembre erano assenti. Il loro difensore ha chiesto in via principale l’assoluzione per i reati che per la difesa sono insussistenti e il minimo della pena su quelli che sono documentati. L’assoluzione per i due ex sindaci Pelillo l’ha invocata per la concussione ambientale nei confronti di Quarti. Per il legale il reato è insussistente perché – ha motivato in aula – quello con Quarti era un rapporto conflittuale, ma contrattuale. L’imprenditore, per la difesa, avrebbe negoziato provvedimenti dell’amministrazione pubblica che potevano essere appetibili per la sua società, la «San Simone Evolution».

Su questo aspetto ha replicato il pm, sostenendo che – sentenza di Cassazione alla mano – perché la concussione ambientale si configuri non è necessario che la vittima si senta costretta dal timore suscitato dal pubblico ufficiale, ma basta che l’illecito accordo si perfezioni anche per questioni economiche o utilitaristiche, come sarebbe avvenuto nel caso Quarti. Per Pelillo non sussiste nemmeno l’associazione per delinquere, «che è un reato a sé stante ed è diversa dal concorso – ha specificato il difensore –. L’associazione prevede l’esistenza di un’organizzazione permanente e dedita alla commissione di una serie indeterminata di reati». Ci vuole, insomma, una progettazione, ha fatto capire il legale, «mentre Berera e Cattaneo cercavano di volta in volta di mettere delle pezze a una situazione, quella della “Bss”, che era di difficile gestione dal punto di vista economico e finanziario».

Per la difesa insussistenti anche diversi falsi, alcuni dei quali si caratterizzano per grossolanità, mentre quelli contestati per le delibere senza firma non costituirebbero reato perché, non essendo firmate, non possono essere considerate delibere. «Sì, però le delibere non firmate arrivate in Regione hanno avuto comunque il potere di sbloccare i fondi – ha replicato il pm –. Dunque, vanno considerate dei falsi, a meno di non voler pensare che in Regione siano tutti dei Lucignolo e Pinocchio. Ma è da escludere perché la Regione non è imputata». A riguardo dei capi per i quali i due imputati hanno riconosciuto le responsabilità, Pelillo ha chiesto il minimo della pena. Con la concessione delle attenuanti generiche, perché Cattaneo era un mero gregario e perché Berera, dopo un primo interrogatorio da reticente, ha confessato permettendo di aprire un nuovo filone (quello per corruzione in cui è coinvolto l’ex deputato Enrico Piccinelli), perché si è dimesso da sindaco, perché non vive più in valle e perché la sua pericolosità sociale «è pari allo zero».

Il pm è intervenuto per opporsi alla concessione delle generiche, perché Berera avrebbe confessato, per calcolo, solo quello che non poteva non ammettere e perché il danno oggettivo all’Alta Valle Brembana «è grave». Sulla metafora di Lucignolo e Pinocchio, Dettori non s’è risparmiato l’affondo: «Ricordiamoci che nel romanzo il Paese dei balocchi Pinocchio lo definisce una vera cuccagna. E non dimentichiamoci che poi Pinocchio si sveglia con le orecchie lunghe e la coda». Quest’ultima osservazione per significare che quando uno s’infila in certe situazioni, poi non deve meravigliarsi se riceve una richiesta di condanna. Sentenza il 10 dicembre prossimo.

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