«Bloccati per 3 ore, non ci fu assistenza»
Trenord risarcisce i pendolari: 80 euro

Il 7 febbraio scorso il treno Milano-Bergamo rimase fermo a causa di un guasto. Le associazioni dei consumatori: «È la prima volta che l’azienda ammette la mancanza, aderisce alla conciliazione e risarcisce un gruppo di viaggiatori.

A volte anche le odissee hanno un lieto fine. Per la prima volta Trenord corrisponde un risarcimento a un gruppo di viaggiatori, riconoscendo una sua mancanza sotto il profilo dell’assistenza. Per il Comitato Pendolari Bergamaschi e per le associazioni di consumatori si tratta di un caso eccezionale, che apre una nuova era nei rapporti tra gli utenti e l’azienda di trasporti lombarda. Il caso che farà «giurisprudenza» è quello avvenuto il 7 febbraio scorso, quando il treno 2633 Milano-Bergamo via Pioltello delle 19,05 si fermò per un guasto, pochi metri dopo aver lasciato la stazione Centrale del capoluogo e restò fermo per tre ore sui binari. In quella situazione Trenord non organizzò alcun tipo di assistenza ai viaggiatori, lasciandoli sui vagoni chiusi, bui, senza riscaldamento e con i bagni fuori uso, senza fornire alcuna informazione. Dopo un lungo iter burocratico durato 7 mesi, 23 passeggeri riceveranno un rimborso di 80 euro.

E questa è una notizia importante per diversi motivi. Innanzitutto perché è uno dei primi casi in cui è stata utilizzata la procedura della conciliazione collettiva, un metodo di risoluzione delle controversie civili piuttosto recente nel nostro ordinamento e che presuppone una libera determinazione delle parti senza avviare un percorso giudiziale. Potrebbe rappresentare un caso pilota, su cui iniziare a costruire insieme all’azienda ferroviaria un regolamento che preveda degli automatismi nel riconoscimento dei diritti dei viaggiatori e allo stesso tempo anche quelli di Trenord. Il clima di quel 7 febbraio era già molto teso tra i pendolari, erano i giorni appena successivi alla tragedia di Pioltello del 25 gennaio che causò tre morti e 46 feriti. Un momento difficile in cui Trenord e Rfi faticarono non poco a gestire anche la situazione di emergenza del convoglio 2633 con a bordo oltre 300 passeggeri. Pochi minuti dopo la rottura si verificò un guasto alla linea Milano-Venezia che impedì l’arrivo di un treno sostitutivo.

Furono ore concitate, in cui i passeggeri si sentirono abbandonati, senza informazioni e senza assistenza, a bordo anche famiglie e bambini al freddo e senza acqua. Ed è proprio sulla mancanza di assistenza che il Cpb e le associazioni di consumatori Assoutenti insieme a Casa del Consumatore e a Codici, tutte e tre componenti della Rete Consumatori Italia, hanno focalizzato l’attenzione per ottenere un risarcimento. «Non è stato facile istituire l’istruttoria – afferma Roberto Brunelli, presidente di Assoutenti – innanzitutto dovevamo dimostrare che chi faceva ricorso fosse effettivamente sul quel treno. Cosa non facile perché in molti casi i viaggiatori avevano l’abbonamento. Poi ci siamo appellati all’articolo 107 del regolamento del contratto di trasporto, che prevede da parte di Trenord l’obbligo di portare assistenza ai passeggeri entro un’ora dal guasto e questo standard, evidentemente, non è stato rispettato».

Sulla cinquantina di richieste giunte per avviare la pratica di risarcimento (ormai eventuali ulteriori adesioni non sono possibili) ventitré sono risultate possedere criteri di validità. «Nonostante le persone che beneficeranno del rimborso non siano molte – ha affermato Paola Veneziani, del Comitato Pendolari Bergamaschi e anche lei passeggera del treno incriminato – si tratta di un passo significativo, perché si è aperta una strada nuova. A volte si invocano strumenti come la class action, che sono molto difficili da gestire e coordinare. In questo caso abbiamo dimostrato come la conciliazione sia un modello possibile da seguire e migliorabile, anche con la collaborazione di Trenord». Dalla società, interpellata, per il momento nessuna dichiarazione.

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