Colpito alla testa nel giardino di casa
Delitto di Dalmine, al vaglio le telecamere

Si indaga sull’omicidio di Franco Colleoni, 68 anni, ucciso il 2 gennaio nella sua casa di via Sertorio e trovato da uno dei figli. Gli inquirenti: «Nessuna pista esclusa». Sotto esame gli impianti di videosorveglianza comunali e privati della zona. Ai varchi della città i dispositivi che leggono le targhe.

L’appartamento messo a soqquadro lascia pensare all’ipotesi del furto degenerato quando il padrone di casa ha sorpreso il o i ladri. Ma gli inquirenti sono molto cauti e, come si dice in gergo, non viene esclusa alcuna pista nell’indagine sull’omicidio di Franco Colleoni, 68 anni, ristoratore di Dalmine e volto noto della politica bergamasca per essere stato, alla fine degli Anni Novanta, assessore provinciale e, fino al 2005, segretario provinciale dell’allora Lega Nord. E che proprio per la sua appartenenza politica aveva deciso di chiamare «Il Carroccio» il ristorante aperto più di vent’anni fa a pianterreno della grande casa in località Brembo, un’ex cascina ristrutturata, dove abitava e nel cui giardino ieri mattina è stato ammazzato. Un delitto brutale: «Raramente ho visto infierire così tanto su una persona», sussurrava un investigatore. Già, perché chi ha colpito Colleoni lo ha fatto con ferocia, infierendo su testa e viso con un oggetto contundente.

Probabilmente una suppellettile del giardino: i carabinieri di Treviglio – che hanno eseguito i rilievi scientifici, coordinati dal sostituto procuratore Fabrizio Gaverini – ne hanno sequestrati alcuni. Erano sporchi di sangue e – ne sono convinti – uno di quegli oggetti è l’arma del delitto. In realtà la pioggia che cadeva ieri mattina non ha per nulla facilitato le indagini: gli stessi oggetti in ferro sequestrati erano bagnati e le tracce di sangue, seppure presenti, erano labili. Ma era sangue dello stesso Colleoni, oppure dell’aggressore che si è ferito? C’è stata – come è normale pensare – una colluttazione e Colleoni si è difeso, oppure il ristoratore è stato aggredito di spalle? Ha sorpreso i ladri o conosceva – o ha riconosciuto – chi si è trovato di fronte nella sua proprietà?

Tutti interrogativi ai quali le indagini – sulle quali viene mantenuto il massimo riserbo – stanno cercando di dare una risposta. Partendo da alcuni punti fermi. Alle 11,30 il figlio maggiore di Colleoni, Francesco, 35 anni, contitolare del ristorante, rincasa: piove e, arrivato alla fine del viottolo piastrellato che collega il cancellino pedonale all’entrata del ristorante, scorge a terra il padre ferito alla testa. Comprensibilmente scosso, si mette a gridare: sua madre, Tiziana Ferrari, da anni separata da Colleoni ma comunque rimasta a vivere in uno degli alloggi della grande casa-ristorante, accorre in giardino e corre a chiamare anche l’altro figlio, Federico, 43 anni, che vive in un’altra ala, a sud, dello stesso complesso. Il trambusto attira l’attenzione anche di un vicino, che a sua volta accorre per capire cosa sta accadendo. Immediata la telefonata al 118.

Al 36 di via Sertorio, di fatto la strada più a ovest di Dalmine prima del Brembo, al quale corre parallela anche se geologicamente alcuni metri più in alto, arriva una pattuglia del nucleo radiomobile dell’Arma di Treviglio e un’ambulanza di Casirate Soccorso in sevizio nella zona per il 118. Ma ogni soccorso all’ex segretario provinciale del Carroccio si rivela vano: le sue ferite al capo e al viso – quattro o cinque, stando ai primi accertamenti effettuati dal medico legale: l’autopsia sarà più precisa – sono incompatibili con la vita.

Tutt’intorno la scena di un’aggressione, che è stata subito «congelata» per consentire i rilievi del reparto scientifico dell’Arma. Oltre agli arnesi tra i quali potrebbe esserci l’arma del delitto, sono stati sequestrati anche altri oggetti presenti nel giardino: l’aggressione è avvenuta al termine del viottolo, quasi davanti all’ingresso del ristorante. Tra i vicini di casa – decine di persone sono state sentite dai carabinieri tra ieri pomeriggio e sera, tra familiari, conoscenti e appunto vicini di casa – nessuno avrebbe sentito nulla. Soltanto le grida dei familiari di Colleoni quando è stato scoperto l’omicidio.

L’assassino (o gli assassini) da dove sono entrati? Lungo via Sertorio ristorante e casa sono protetti da un muro alto due metri e mezzo, difficilmente scavalcabile, soprattutto mentre si scappa. L’ipotesi degli inquirenti è che gli aggressori siano invece passati dal retro, dove la proprietà di Colleoni prosegue lungo un terreno scosceso per lambire una strada sterrata dove si trovano anche altre abitazioni (i cui residenti non hanno notato nulla di strano) e un cancello carrale. Lì, risalendo lungo il piccolo pendio, si arriva sul retro del Carroccio, dove Colleoni teneva le cucce dei suoi amati cani – due San Bernardo e un meticcio di indole buona, presenti anche ieri nella proprietà – e dove, tramite un cancello in ferro (pare sempre aperto), si supera lo stesso muro presente anche davanti alla casa e della quale fa di fatto tutto il giro.

Facilmente gli aggressori sono poi scappati anche dalla stessa parte. Dunque Franco Colleoni è stato assassinato da un ladro, o più d’uno, che ha sorpreso rovistare nella sua casa, oppure c’è dell’altro dietro questo delitto che ha scosso non solo Dalmine in questo inizio 2021? Com’è normale in questi casi, gli inquirenti stanno passando sotto la lente la vita privata dell’ex segretario provinciale della Lega Nord: dall’attività lavorativa alle conoscenze, dagli ultimi contatti alle frequentazioni. Improbabile un collegamento con l’attività politica, visto che dal 2005 Colleoni aveva lasciato ogni incarico. Ora il corpo del ristoratore si trova nell’obitorio dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo in attesa dell’autopsia. Che potrebbe fornire qualche dettagli utile a dipanare il giallo.

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