«Con il rilancio delle ferrovie dimenticate
salveremo le città delle orde dei turisti»

Luigi Cantamessa, direttore della Fondazione Fs, nominato consigliere del Turismo ferroviario del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini. «Progetti per incentivare la riscoperta dei territori».

I treni, li conosce come le sue tasche. Una laurea in Ingegneria civile indirizzo «Trasporti» al Politecnico di Milano. Una tesi sul «recupero di competitività ed efficienza delle linee ferroviarie secondarie». Ma i treni sono stati la sua passione da sempre: prima i classici modellini automatizzati, poi a condurre il TrenoBlu, pure a caricare carbone. Una passione senza tregua. E pure un’altra esperienza sul campo. Quella che conta più di qualsiasi corso universitario: cinque lunghi anni da pendolare sulla Bergamo-Milano, roba che - chi la conosce - si mette le mani nei capelli. «E in effetti, ci terrei che si sapesse: sono un ex pendolare»: Luigi Cantamessa, bergamasco di Trescore, è appena stato nominato consigliere del Turismo ferroviario del Ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini.

Un incarico che premia il lavoro dell’ingegnere classe 1977, entrato a far parte delle Ferrovie dello Stato nel 2003. Di ritorno da Pistoia, sceso da un viaggio sulla storica Porrettana, Cantamessa spiega in cosa consisterà il suo lavoro.

Consigliere del turismo ferroviario: in soldoni, che significa?

«Significa che collaborerò con il ministro Dario Franceschini nella stesura di un piano di promozione delle linee ferroviarie turistiche italiane. Una nomina tecnica, che dovrebbe durare fino al termine della legislatura, che mi riempie d’orgoglio. Per uno studente di provincia che ha fatto per cinque anni il pendolare sulla Milano-Bergamo, non è male».

Ma come c’è arrivato uno studente della Val Cavallina col pallino dei treni ad un incarico così prestigioso?

«Mi occupo di ferrovie da sempre. Dopo la laurea, ho scelto di fare un master alla Bocconi in Economia dei Trasporti e, successivamente, un tirocinio a Trenitalia, nella divisione Trasporto regionale. Sono stato assunto come ispettore nel gruppo Ferrovie dello Stato nel 2003 e negli anni a seguire mi sono occupato di ambiti diversi, dalla manutenzione all’esercizio dei treni regionali. Quando è nata la Fondazione Fs, sei anni fa, ne sono diventato direttore. Naturalmente ho dovuto traslocare a Roma, ma ogni fine settimana sono a Trescore dalla mia famiglia».

Il Ministro ha annunciato che il 2020 sarà l’anno del turismo ferroviario. Un annuncio ambizioso?

«Sì, ma anche molto concreto. L’obiettivo è infatti quello di sbottigliare le grandi città d’arte assalite da orde di visitatori, pensiamo a Venezia o Roma, e dirottare i flussi di turisti verso la bellezza delle nostre province, lungo tutta l’Italia, Bergamo compresa. E il treno è il mezzo perfetto per questo tipo di viaggio alla riscoperta dei territori sottovalutati: si incentiva peraltro un tipo di turismo meno inquinante. Venerdì c’è già stata la prima tappa di questo anno dedicato ai treni, a Pistoia, sulla linea Porrettana e la seconda sarà il 25 febbraio al Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa».

Fra il 2014 e il 2018 il Mibact ha permesso di riaprire all’esercizio turistico 600 chilometri di linee ferroviarie in tutta Italia: l’investimento è stato premiato?

«Eccome se lo è stato. Lo scorso anno i treni storici sono stati utilizzati da circa 100mila persone, contro le 6mila del 2013. Il nostro museo di Pietrarsa è stato visitato nel 2019 da 200mila turisti, mentre negli anni passati la stima si aggirava sulle quattromila persone all’anno. È innegabile: il settore ha un potenziale enorme che sta crescendo a dismisura. Lo hanno capito i cittadini, ma anche chi ci governa: il ministro Franceschini crede fortemente in questo progetto».

E se dalla scala nazionale passiamo a quella locale, il ragionamento vale uguale? Anche la Palazzolo- Paratico/Sarnico ha questo potenziale?

«Lo dicono i numeri: lo scorso anno i viaggi a bordo del Sebino express sono stati tutti sold out, come peraltro quelli del Lario Express. Per il 2020 dovremo aumentare le corse. E se qualcuno avesse dei dubbi sul potenziale della nostra linea, dico solo che Fondazione Fs ha deciso di investire proprio qui oltre due milioni di euro: la rilanciamo, la liberiamo da rovi e sterpaglie, e la dotiamo di un treno panoramico che in Italia non si è mai visto. Attenzione: lo facciamo qui, a casa nostra, fra la provincia di Brescia e quella di Bergamo».

A quello studente di provincia oggi diventato consigliere del Ministro per i Beni Culturali è rimasto un sogno nel cassetto?

«Sì. Riuscire a lanciare l’Orient Express italiano. Una linea che si possa percorrere a tappe, si scende e si sale in un intreccio di destinazioni in lungo e in largo per le meravigliose province italiane. E non è detto che rimanga un sogno».

© RIPRODUZIONE RISERVATA