Coronavirus, sette casi al Papa Giovanni
Anche una famiglia dal Trentino

Da Nembro a Seriate: i casi bergamaschi. Dodici pagine di approfondimento su L’Eco di Bergamo in edicola lunedì 24 febbraio.

I numeri sono cresciuti, in 24 ore. Gli esperti se lo aspettavano, così come ci si aspettava anche l’aumento vertiginoso dei «tamponi» per i test ai casi sospetti. A domenica 24 febbraio, in tarda serata, erano 7 i ricoverati con esito positivo al test da coronavirus all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo (che è l’unica struttura individuata come centro di riferimento provinciale dalla Regione Lombardia, avendo un reparto attrezzato di Malattie infettive per questo tipo di emergenze): quattro residenti nel territorio orobico e tre, ovvero una famiglia (padre, madre e figlio), trasferita da Trento dove è stata riscontrata la positività, ma residente a Soresina, in provincia di Cremona, quindi nell'area vicinissima al focolaio che si è sviluppato nel Lodigiano.

Per quanto riguarda i quattro bergamaschi, uno ha 84 anni, residente in città, in zona stadio, era già ricoverato nei giorni scorsi al Papa Giovanni XXIII per sintomi sospetti e patologie respiratorie: il responso positivo al test è arrivato domenica mattina; pare non si escluda che il contagio dell’uomo possa essere in qualche modo riconducibile al «percorso» della trasmissione del virus fatto dall’iniziale focolaio nel Lodigiano.

Altri due pazienti sono invece arrivati al Papa Giovanni da Alzano lombardo, trasferiti domenica pomeriggio: si tratta di un cinquantaquattrenne residente a Nembro, che è arrivato domenica in ospedale con sintomi assimilabili a quelli del coronavirus e poi sottoposto al test che ha dato esito positivo. Dallo stesso ospedale è stato trasferito a Bergamo, sempre in condizioni di positività, un uomo di 84 anni di Villa di Serio che era in osservazione già da sabato
. L’uomo è morto nella notte tra domenica e lunedì.

Uno dei due uomini seguiti ad Alzano dal pronto soccorso era stato spostato nel reparto di Medicina, prima del trasferimento poi disposto al centro di riferimento a Bergamo dopo l’esito positivo del test. Il trasferimento è avvenuto con apposite barelle biocontenitive.

L’altro caso bergamasco, il quarto, riguarda invece un trentacinquenne di Seriate: è arrivato domenica pomeriggio al pronto soccorso dell’ospedale Bolognini, in condizioni preoccupanti (con pesanti difficoltà respiratorie, a quanto è stato possibile sapere), e quindi in serata trasferito al Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Gli altri casi positivi assistiti ora dall’Asst di Bergamo, come si è detto, sono i tre componenti di una famiglia residenti a Soresina, ma che erano in vacanza in Trentino: la famiglia lombarda alloggiava in un appartamento privato e non in un hotel (e quindi si ritiene che i contagi possano essere stati limitati): i tre nei giorni scorsi hanno accusato febbre tra i 37 e i 38 gradi e, dopo aver avvertito in autonomia il numero verde predisposto per chi proviene dall’area lombarda vicina al focolaio del Lodigiano, sono stati sottoposti al test, risultato positivo. Domenica sera, come ha spiegato il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, sono stati presi contatti con la Regione Lombardia ed è stato organizzato il trasferimento al Papa Giovanni di Bergamo.

Questi i casi positivi, mentre sono ormai decine e decine le persone che sono state o devono essere sottoposte a test o in osservazione perché entrate in contatto con i casi di contagiati in Bergamasca, a cominciare dai parenti e dalle persone che hanno incrociato negli ultimi giorni. C’è, per esempio, il caso dei due infermieri, un uomo e una donna, entrati in contatto diretto con i pazienti di Alzano (sarebbero entrambi in quarantena), o quello di un altro caso sospetto di Albino che si era presentato all’ospedale di Alzano con sintomi sospetti ed è stato portato all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo.

E accanto all’aumento esponenziale dei casi da indagare, si affiancano anche i casi da fake news: è successo ieri sera con un annuncio di positività al virus di un cittadino di Stezzano comparso su Internet con tutti i crismi dell’ufficialità, con tanto di sigla del sindaco del paese che avvertiva tutti gli abitanti e li invitava a stare calmi. «Un annuncio falso, qualcuno mi ha hackerato e ha usato il mio nome per diffondere allarme e notizie false – ha dichiarato ieri il primo cittadino di Stezzano, Simone Tangorra – . Ho già avvertito le forze dell’ordine, scatterà una denuncia».

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