Coronavirus, tamponi rapidi in farmacia
Il via col nuovo anno, anche in spazi esterni

Rivista la normativa: via il vincolo del test all’interno del locale e della prescrizione medica. L’esame costerà 15-20 euro e in caso di esito positivo, servirà quello molecolare. Si partirà col nuovo anno.

I tamponi rapidi per la ricerca del Covid arriveranno anche in farmacia, forse entro la prima metà di gennaio. La Regione Lombardia ha rivisto la normativa superando alcuni ostacoli che per settimane hanno tenuto in stallo l’iniziativa che, stando alle aspettative iniziali, doveva essere operativa già da tempo. Via l’obbligo di effettuare i test all’interno delle farmacie e cancellato anche il vincolo della prescrizione medica, la maggior parte dei paletti che finora hanno impedito ai farmacisti di somministrare i tamponi rapidi sono finalmente superati. Restano però ancora un paio di questioni aperte: c’è da mettere in relazione la rete delle farmacie con la piattaforma regionale cui andranno comunicati gli esiti dei test (un’operazione che la Regione si è impegnata a fare entro pochi giorni) e da definire alcuni aspetti procedurali riguardo, per esempio, la formazione dei farmacisti.

Oggi riunione Regione-Ats

Positiva la reazione dei farmacisti: «Siamo soddisfatti di questa semplificazione – dice Giovanni Petrosillo, presidente di Federfarma Bergamo –, innanzitutto perché la Regione ha recepito le richieste che per primi abbiamo avanzato da Bergamo e da Brescia, poi perché finalmente andremo presto ad allinearci ad altre Regioni che lo fanno da settimane con ottimi risultati. Sul piano operativo non possiamo ancora fare niente, perché non abbiamo accesso alla piattaforma regionale, cui dovremo comunicare gli esiti di tutti i test, e stiamo aspettando indicazioni in merito alla formazione del nostro personale». Anche di questo si parlerà, probabilmente, nella riunione in programma oggi tra Regione e Ats per definire meglio i dettagli dell’operazione.

Caduto il vincolo della prescrizione del medico di base, chiunque potrà dunque andare in farmacia e chiedere di essere sottoposto al test rapido a un costo di circa 15-20 euro. In caso di positività, spetterà al farmacista prendere contatti con un laboratorio accreditato per l’effettuazione di quello molecolare, il cui costo si aggira intorno ai 40-45 euro, ma che sarà a carico del Sistema sanitario regionale. Tra le novità introdotte dalla circolare attuativa della Regione Lombardia c’è anche la possibilità di effettuare i tamponi rapidi fuori dalle farmacie che non hanno spazio a sufficienza al loro interno, in gazebo allestiti ad hoc per rendere le operazioni più sicure, oppure in camper che le associazioni potrebbero affittare per organizzare giornate di test sul territorio. «Sono state tolte alcune strettoie, che di fatto rendevano impossibile ai farmacisti di eseguire questi tamponi – dice Ernesto De Amici, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Bergamo –. Per quanto ci riguarda, ci possiamo organizzare anche nel giro di poche ore, magari anche chiedendo l’aiuto di infermieri esterni». L’alternativa è quella di utilizzare il personale delle farmacie, che però andrebbe formato e predisposto, previa una dichiarazione di disponibilità ad effettuare questi test, che dovrà avvenire su base volontaria.

Incertezza sui tempi

I tempi sono però tutt’altro che certi: le farmacie che vorranno aderire dovranno comunicarlo alle Ats della loro provincia che, a loro volta, hanno tempo 15 giorni per definire gli aspetti procedurali attraverso un documento che potrebbe essere condiviso tra tutte le agenzie della Lombardia.

Non se ne parla, quindi, prima del nuovo anno. «Noi abbiamo tutto l’interesse a partire il più presto possibile – assicura De Amici –, la richiesta c’è e la gente ha bisogno. Per le farmacie non si tratta di un business, ma di mettersi a disposizione della comunità». Nel frattempo le farmacie possono iniziare ad acquistare i tamponi, per farsi trovare pronte quando le procedure saranno definite. L’obiettivo è di mettere tutte le circa 330 farmacie presenti in provincia di Bergamo nella condizione di poter svolgere questa attività: «Per quelle che non riusciranno a farlo – conclude De Amici – potremmo pensare di organizzare iniziative collettive, dopodiché molto dipenderà anche dalle scelte di ognuno».

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