Covid e didattica a distanza
Sei figli e la «battaglia» per i Pc

Per Ornella Bianchi e Paolo Bani riorganizzare la grande famiglia in tempi record non è un gran problema: «Siamo abituati». Ma con la didattica a distanza reperire dispositivi per tutti non è facile né trovare gli spazi in casa.

Riorganizzarsi in tempi record per i genitori delle famiglie numerose non è quasi mai un dramma, perché quando hai sei figli con relativi impegni, una casa e due lavori, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e non solo c’è il piano «B» di riserva sempre pronto, ma anche il piano «C» e via di seguito.

Lo sanno bene Ornella e Paolo Bani che di figli ne hanno sei, da quattro ai 16 anni: partendo dal più grande,Giorgio (classe 2004) frequenta la terza all’Istituto Alberghiero di Nembro; Pietro (2006) è al primo anno di Meccatronica a Gazzaniga; Anna (2008) è l’unica figlia femmina e frequenta a Clusone la seconda media; poi ci sono Carlo (2010) in quinta elementare, Marco (2012) in terza e il piccino di casa Davide (2017), che è un «Piccolo» alla scuola dell’infanzia Clara Maffei, sempre a Clusone. «A casa - racconta Ornella Bianchi, che con la sorella Laura (a sua volta mamma di cinque figli) gestisce l’edicola Bianchi nel cuore di Clusone, in piazza dell’Orologio – siamo sempre pronti a riorganizzarci: quando hai tanti figli in qualche modo riesci sempre a risolvere l’imprevisto». Ma la didattica a distanza con sei figli, di cui cinque in età scolare, non è una passeggiata, soprattutto quando ai tempi del Covid devi riorganizzare tutta la vita famigliare, compresi spazi e dispositivi elettronici, in una manciata di ore.

Se nel 2020 la gestione era stata più semplice, perché alle elementari in alcuni istituti non vi era la didattica a distanza come abbiamo imparato a conoscerla, ma ci si poteva dividere i dispositivi nell’arco della giornata, con la nuova riorganizzazione le necessità sono cambiate. «Avevamo un pc fisso e uno portatile, abbiamo rispolverato un vecchio notebook e poi per gli altri due dispositivi abbiamo fatto richiesta di un portatile in comodato d’uso all’Istituto comprensivo di Clusone, richiesta che è stata accolta. Marco che è in terza elementare invece utilizza a turno il nostro cellulare – spiega mamma Ornella –. Il primo giorno ha dovuto leggere una scheda dal cellulare e non è stato molto semplice ma cercheremo di alternare pc e smartphone tra i fratelli, in funzione della tipologia di lezioni per agevolare anche lui».

Più o meno risolto il problema dispositivi, c’è poi quello degli spazi: chi segue nella propria cameretta, chi in cucina condividendo saltuariamente lo spazio con un fratello e chi invece utilizza le stanze per giocare. Sì, perché, mentre casa Bani, così come l’abitazione di migliaia di famiglie è stata convertita in spazi per la didattica, c’è chi a 4 anni, come Davide, ha voglia di socializzare, di giocare con i fratelli o di guardarsi un cartone animato sul divano, vicino al tavolo della cucina. «Il vero problema è stato cercare di trovare un modo per tenere a bada Davide, che con i suoi 4 anni e con la scuola materna chiusa vorrebbe godersi i fratelli che sono a casa come lui – spiega Ornella –. Deve stare in silenzio, niente televisione e niente giochi rumorosi, ma soprattutto sa che non può disturbare i fratelli mentre seguono le lezioni». Ma il piccolo ogni tanto sfugge dal controllo di mamma o papà e compare in un angolino della video lezione dei fratelli o della sorella con un giochino in mano, mentre cerca di attirare l’attenzione dei fratelli maggiori.

«Settimana scorsa abbiamo provato a chiedere se c’era la possibilità di far ritornare alla scuola materna Davide, ma giustamente non rientrando nelle categorie ammesse alla frequenza in presenza, non è stata accolta. Questa situazione è difficile per tutti, per le famiglie numerose è molto complicata – aggiunge Ornella–. Io e mio marito ci siamo sempre alternati tra lavoro e casa per riuscire a conciliare tutto e così anche durante il primo lockdown, quando entrambi abbiamo continuato a lavorare».

Nell’attesa che si possa tornare sui banchi di scuola quello che preoccupa Ornella e Paolo è la socialità: «Mi preoccupa che i miei figli al termine di questa situazione possano avere fobie o crisi di panico. Già ora si stanno abituando a parlarsi via chat, a dialogare e studiare attraverso uno schermo, distanti. Il nostro compito è quello di stargli vicino. Ma hanno bisogno di tornare a sentirsi vicini, a sudare freddo per un’interrogazione o una verifica, a vivere le proprie piccole autonomie».

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