«Covid, nessun ricovero nell’ultimo mese
Ma non va abbassata la guardia»

Al Papa Giovanni XXIII nessun nuovo paziente. Treviglio è «Covid free». «Non abbassiamo la guardia».

Se n’è tornato a casa un mese fa dopo una settimana nel reparto di pneumologia. Polmonite da coronavirus. L’ultima dell’ultimo paziente ricoverato all’ospedale Papa Giovanni con i sintomi che ormai tutti conoscono. Da quel giorno sono passati trenta giorni e nei reparti non è entrato più nessuno. I positivi ci sono, perché il virus continua a circolare. Ma i ricoverati, pur positivi, vengono curati per problemi che sono molto lontani dalla manifestazione classica del Covid-19. Possono avere problemi di cuore oppure renali. Entrano per questi motivi e, in ospedale, viene accertata la positività. Anche le polmoniti non mancano, così come ci sono sempre state negli anni scorsi. Non più, però, legate al virus.

Fino a qualche settimana fa era una speranza sussurrata tra le corsie dell’ospedale al centro della pandemia mondiale, ora è una certezza. La conferma arriva dalle parole di Fabiano Di Marco, primario di pneumologia del Papa Giovanni XXIII. «L’ultimo ricovero è di un mese fa: un paziente con una polmonite di gravità lieve, rimasto una settimana e poi tornato a casa. In terapia intensiva non entra nessuno da due mesi. Credo che adesso il problema sia comunicativo. Lo posso dire: non stiamo più combattendo con il coronavirus». Anche Di Marco ogni giorno legge l’andamento dei dati che parlano di positivi, decessi, focolai. «A marzo un tampone positivo significava automaticamente “ricovero”. E purtroppo il 30% delle persone arrivate in quelle due settimane non ce l’ha fatta. Adesso un tampone positivo non vuole dire niente. L’unico dato che vale la pena analizzare è quello delle terapie intensive. Non ci sono pazienti nuovi».

Le notizie positive non devono far abbassare la guardia. Anzi, sono la dimostrazione che le misure adottate hanno funzionato e sarebbe rischioso abbandonarle. Per Di Marco «dobbiamo continuare a usare le mascherine. Non costano nulla, così come il distanziamento. A marzo e aprile siamo stati tutti molto duri nell’invitare alla prudenza, adesso dobbiamo avere il coraggio di dire che la situazione è molto positiva».

Ne sono la prova anche le parole di Luca Lorini, primario del reparto di Terapia intensiva e Rianimazione. «Non ci sono malati. Abbiamo ancora due persone ricoverate in terapia intensiva, ma da oltre cento giorni. Si sono ammalati mesi fa e stanno guarendo lentamente». Anche Lorini invita alla prudenza: «Siccome non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, dobbiamo stare dalla parte della ragione. Meglio adottare più precauzioni che meno».

Oltre al Papa Giovanni, anche a Seriate e Treviglio non si vedono più ricoveri da virus. Negli ospedali dell’Asst Bergamo Est, così come all’ospedale cittadino, gli unici positivi sono persone che vengono ricoverate per altri problemi non legati al Covid.

Il direttore generale dell’Asst Bergamo Ovest, Peter Assembergs, spiega che «i nuovi casi rilevati per pazienti positivi che accedono al pronto soccorso sono notevolmente in calo: si parla di massimo due accessi a settimana nelle due strutture di Treviglio-Caravaggio e Romano di Lombardia. La maggior parte di questi pazienti non necessita di ricovero. L’ultimo ricovero da pronto soccorso è datato 5 luglio. L’ospedale di Treviglio-Caravaggio, in fatto di ricoveri, è Covid-free. A Romano rimane attivo un reparto con solo 8 pazienti ricoverati, perlopiù anziani e tutti risalenti alle scorse settimane o pazienti positivi provenienti dalle Rsa della provincia». Anche Assembergs invita a «non abbassare la guardia. Tutti i cittadini, non solo le strutture sanitarie, devono continuare a tenere comportamenti che preservino da nuovi contagi».

La soluzione adottata da Treviglio è tra le più sicure: «La scorsa settimana è stato inaugurato lo spazio drive-in proprio fuori dall’ospedale per effettuare i tamponi dei pazienti in pre-ricovero. Abbiamo predisposto percorsi, procedure e istruzioni operative condivise con tutto il personale tali per cui contiamo di arrivare più pronti e preparati ad un’eventuale seconda ondata - conclude Assembergs -. Tra le priorità che ci siamo dati c’è quella di accelerare con l’apertura del nuovo pronto soccorso di Treviglio (prevista in autunno) che avrà già spazi esclusivamente a pazienti sospetti-covid».

Un altro dato significativo emerge dalle chiamate per «motivi respiratori o infettivi» che dal numero di emergenza 112 vengono gestite dal 118 e dall’agenzia regionale di emergenza urgenza. Dopo l’esplosione di marzo e aprile, già da maggio il numero di interventi è crollato. E ora è tornato ai livelli di gennaio e inizio febbraio. Quindi alla normalità, nonostante l’allerta rimanga comunque alta. Angelo Giupponi, responsabile dell’articolazione aziendale territoriale del 118, spiega che «da tempo non portiamo in ospedale pazienti con la sintomatologia del Covid-19. Gli attuali positivi non hanno più i sintomi che abbiamo visto a marzo e aprile. Noi non abbiamo evidenza del fatto che l’Rt sia risalito. È il segno di un comportamento guardingo dei cittadini. Speriamo che tenga». Una speranza che ogni giorno vive grazie all’attenzione - alta, più che in altre zone d’Italia - della gente bergamasca.

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