Debolmente positivi in Bergamasca
Sono in 300 isolati da due mesi

In Lombardia sono complessivamente 2.000. E la quarantena prolungata continua a far discutere. Il virologo Pregliasco: «Il ministero deve far chiarezza».

Un tampone che non si negativizza, nonostante tracce di Rna virale ormai inattivo e con minime probabilità di essere contagioso. Ci sono circa 2 mila persone in Lombardia che, nonostante siano trascorsi due mesi dalla data di comparsa dei sintomi del Covid, continuano ad essere «debolmente positive» e a vivere in isolamento. Nella Bergamasca, secondo gli ultimi report della Regione, sono quasi 300 i soggetti costretti a vivere una quarantena prolungata in condizioni spesso insostenibili, amplificate dal caldo di questi giorni, e dai risvolti psicologici negativi in persone fragili come gli anziani.

Il dato di una settimana fa era di 543 bergamaschi in queste condizioni rispetto ai 2.257 in sorveglianza attiva, compresi i contatti stretti obbligati a non uscire di casa per evitare la diffusione del contagio. I numeri continuano a oscillare e tendono alla diminuzione, ma un dato resta certo: le linee guida del Ministero della Salute considerano un soggetto guarito solo dopo la negatività di un doppio tampone eseguito a distanza di 24 ore. E così, se anche la positività persiste a distanza di settimane ed è qualificata debole secondo gli ultimi studi in materia, il soggetto deve continuare a vivere in isolamento.

Molti esperti e anche la Regione chiedono al Ministero della Salute un cambio netto di direzione per tutelare questi soggetti. «Abbiamo sollecitato il Comitato tecnico scientifico, l’Istituto Superiore di Sanità e il ministero della Salute a fornire linee guida aggiornate alla luce degli studi scientifici che hanno dimostrato la scarsa possibilità di infettare da parte di questi soggetti – ha sottolineato l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera –. Siamo tutti concordi sull’importanza di garantire la sicurezza delle persone, nella certezza però di non infliggere misure sproporzionate».

Uno studio su 280 soggetti guariti dal Covid, condotto dall’Irccs San Matteo di Pavia in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna, l’ospedale civile di Piacenza, l’ospedale universitario «Le Scotte» di Siena e il Policlinico di Milano, ha evidenziato cariche virali basse e segnali di infettività in meno del 3% dei pazienti. La positività al test sarebbe il segnale della degradazione di materiale genetico che sta per essere eliminato dall’organismo. Dunque essere positivi al tampone non equivarrebbe necessariamente alla capacità di essere contagiosi.

Il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano e componente del Comitato tecnico scientifico della Regione sul Covid, lancia un messaggio chiaro: «Bisognerebbe considerare l’opportunità di lasciare liberi i soggetti debolmente positivi. L’Organizzazione mondiale della Sanità si è già pronunciata, disponendo che si può togliere dall’isolamento una persona dopo 10 giorni dall’inizio dei sintomi e che stia bene, o comunque dopo 3 giorni di fine sintomi. Il tema è particolarmente sentito nella Bergamasca, falcidiata dal virus e con test sierologici al 30-40% della popolazione. Serve una posizione ufficiale del ministero della Salute perché qualcuno potrebbe decidere anche di non aderire ai test per evitare di vivere poi una situazione spiacevole se positivo, e finire così in un limbo senza fine». Il messaggio è quindi qualificare la positività: «Non possiamo trattare una persona debolmente positiva alla stregua degli altri casi, servono un monitoraggio e una gestione di questi soggetti in tempi brevi».

Da Ats Bergamo non si sbilanciano sul tema, sottolineando che «positivi e debolmente positivi vengono considerati nello stesso modo secondo le direttive vigenti», anche se nei giorni scorsi il direttore generale Massimo Giupponi ha rimarcato che «i positivi di oggi non hanno un Rna virale attivo come a marzo e la possibilità di trasmettere il virus è molto più bassa. In ogni caso servono prevenzione, attenzione e distanziamento».

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