Decolla dai tremila del Pizzo Redorta
Angelo, nuova impresa in alta quota

Nuova impresa per Busi, appassionato di speedflying.«Ero al terzo tentativo per via del vento. E poi lassù lo spazio è esiguo».

Angelo Busi, 28enne di Mapello, è un grande appassionato di montagna che era balzato agli onori della cronaca per il volo in speedflying compiuto nel dicembre del 2016 dalla vetta del Pizzo Coca, il Tetto delle Orobie con i suoi 3.050 metri.

Quattro ore di salita in un ambiente severo, in cui è possibile muoversi solo con le giuste competenze alpinistiche, e solo 5 minuti di discesa prima di atterrare nei brulli prati di Valbondione toccando una velocità massima di 90 chilometri l’ora.

«Ho iniziato a praticare parapendio e speedflying nel 2015- dice Angelo -. Quest’ultimo prevede l’utilizzo di una vela più piccola e siccome si raggiungono velocità molto elevate si riduce notevolmente il tempo di volo».

Lo scorso febbraio Busi ha compiuto l’ennesima impresa sulle montagne di Valbondione, quelle che predilige poiché «sono versanti molto ripidi che ben si prestano alla pratica di questa disciplina sportiva». Partenza da Fiumenero alle 5 del mattino e arrivo ai 3.038 metri del Pizzo Redorta in poco più di 4 ore, ovviamente munito di piccozze e ramponi. «Rispetto alla discesa dal Pizzo Coca qua ho utilizzato una vela più piccola e questo mi ha permesso di atterrare a Valbondione in circa 3 minuti raggiungendo una velocità di 120 chilometri all’ora. Era la terza volta che tornavo su questa montagna senza però mai riuscire a volare. Nel primo caso il vento era eccessivo e soffiava nella direzione sbagliata, la seconda volta la neve era troppo farinosa e non mi consentiva di eseguire la rincorsa in sicurezza. Nulla può essere lasciato al caso – continua Angelo - perché lassù lo spazio è esiguo. Nei giorni precedenti si devono guardare attentamente le previsioni meteo mentre, una volta giunti sul posto, bisogna valutare la forza del vento e la qualità della neve. Il lancio poi deve essere eseguito senza ramponi poiché sono pericolosi sia durante la fase di decollo sia in quella di atterraggio».

Verso le 9,30 il via al conto alla rovescia con lo sguardo rivolto verso il Pizzo del Diavolo di Tenda e il vento che spirava a 10 chilometri l’ora. Quindici metri di rincorsa, l’apertura della vela prima di vedere il baratro sotto i piedi e poi la virata verso Avert e la Valle della Foga. Centottanta secondi dopo l’atterraggio a Valbondione. L’impresa futura forse è già nella testa di Angelo che nel maggio scorso ha anche fatto registrare il record del volo più lungo a triangolo FAI in parapendio partendo da un decollo in Lombardia; 216,86 chilometri per un periodo di volo di 9 ore.

La stessa vela che, più di una volta, gli ha permesso l’incontro con la regina dei cieli. «Mi piacerebbe incontrare ancora l’aquila reale – conclude – perché è una sensazione unica. Inizialmente si tiene a distanza ma poi, quando comprende che tu sei molto più lento di lei, si avvicina e sale “la termica” in tua compagnia. Ovviamente lei lo fa con un’eleganza che non ha eguali».

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