«Dimostreremo che il parcheggio della Fara non mette a rischio il sistema Mura»

Gori: «Non rischiamo l’esclusione dall’Unesco». L’ente non rilascia dichiarazioni sul tema, Icomos nemmeno. E il mese prossimo riapre il cantiere fermo da fine 2019

«Escludo che Bergamo possa perdere il riconoscimento Unesco». Il sindaco Giorgio Gori non ha dubbi: «Dimostreremo con i numeri che il parcheggio della Fara non mette a rischio il sistema delle Mura». Nelle scorse settimane Palafrizzoni ha messo a bilancio la somma necessaria per l’elaborazione dell’Hia, l’Heritage impact assessment, sul quale torneremo poi.

Nel frattempo sono passati i 35 giorni di «stand still», durante i quali ogni procedura di gara si ferma a tutela di altri concorrenti. Bocche cucite da «Bergamo Parcheggi» ma pare che nessuno abbia sollevato obiezioni sull’assegnazione dei lavori di completamento del parcheggio al Consorzio artigiani romagnolo di Rimini. Il prossimo mese il cantiere, fermo da fine 2019, potrebbe quindi riaprire.

Bocche cucite

A proposito di bocche cucite, Unesco da noi interpellata per rispondere a una serie di domande (12) sul tema del parcheggio non ha dato grande soddisfazione: «Siamo a conoscenza del parcheggio e stiamo attualmente esaminando la questione con Icomos e le autorità nazionali. Unesco non è in grado di rilasciare una dichiarazione su questo tema, in attesa di una decisione del Comitato del patrimonio mondiale, l’organismo incaricato dell’attuazione della Convenzione del patrimonio mondiale».

Decisamente diplomatici, ma comunque più disponibili di Icomos, il succitato Consiglio internazionale dei monumenti e dei siti, organizzazione non governativa scelta da Unesco per pareri tecnici, che proprio non ha risposto. Ma tant’è.

L’ultima sessione di Fuzhou

Partiamo comunque dai dati certi, ovvero dalla decisione (44Com.7B.43) presa on line nella 44ª sessione dell’Unesco di Fuzhou in Cina. Come noto, Bergamo fa parte del sistema di opere di difesa veneziane dal XVI al XVII secolo che comprende fortificazioni croate, italiane e montenegrine, trattato in modo unitario al capitolo «stato di conservazione dei beni iscritti sulla lista del patrimonio mondiale». Una sorta di ricognizione generale, fatta dopo l’esame dello stato di conservazione dei beni iscritti nella lista del patrimonio in pericolo.

All’Italia viene indicato di seguire le raccomandazioni Icomos sul progetto del parcheggio della Fara e soprattutto di trasmettere urgentemente l’Hia chiesta da Icomos a dicembre 2019 ed elaborare «un piano dettagliato per il parcheggio e la regolazione del traffico così da ridurre o limitare le possibilità di sosta in Città Alta per i non residenti». Nel paragrafo successivo compare la data del 1° dicembre 2022, ma per «un rapporto attualizzato sullo stato di conservazione dei beni» alle luce delle indicazioni di Unesco. Si riferisce a tutto il sito ed è destinato a venire discusso nella 46ª sessione, quella in agenda nel 2023.

Il gioco dei ruoli (e delle parti)

Quindi la cosa che (sicuramente) deve essere predisposta con urgenza è l’Hia, documento che non è né una Via né un Vas (rispettivamente Valutazione d’impatto ambientale e ambientale strategica), non ha cioè una forma predeterminata. Lo si capisce bene analizzando quelle fatte a Vicenza e Firenze, molto diverse tra loro sia nell’inquadramento che nelle conclusioni: talune negative ma che non hanno comunque fermato alcuni progetti, come la nuova caserma delle forze Usa nella città veneta o la linea ad alta velocità.

In sostanza si tratta di una valutazione, caso per caso, rispetto ai criteri che hanno portato all’inserimento di un bene nella lista Unesco: capire cioè se determinati interventi siano o meno in linea con quei valori. Chiaramente chi si batte perché il parcheggio non venga realizzato è convinto che questi siano già venuti meno, Palafrizzoni no. Di certo però la documentazione che il Comune ha già fornito a metà 2020 non è ritenuta soddisfacente, anche solo (ma non solo...) per il fatto che tecnicamente non ha la forma dell’Hia.

In questo quadro però ad ognuno va attribuito il proprio ruolo: Icomos cioè valuta le questioni dal punto di vista tecnico su richiesta di Unesco che compie invece valutazioni di natura politica. Ma nessuna delle due dialoga direttamente con il Comune. Unesco si rapporta con i singoli Stati che hanno un rappresentante permanente con il grado di ambasciatore. Quest’ultimo comunica al ministero e a cascata all’ufficio competente che s’interfaccia poi con il coordinamento delle città interessate (in questo momento guidato dal sindaco di Palmanova) e infine alla segreteria del sito, di base a Palafrizzoni.

Ecco, per il momento niente di questo meccanismo si è ancora messo in moto, né basta la pubblicazione on line di una decisione Unesco per azionarlo né tantomeno post sui social. Può essere questione di giorni come di mesi, ma calendario alla mano, al di là della reiterata urgenza sulla Hia, pare difficile che la vicenda complessiva arrivi all’attenzione di Unesco prima della sessione numero 46, ovvero nel 2023. Lo stesso anno nel quale dovrebbe essere inaugurato il parcheggio.

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