E cosa succederà per la Maturità?
«L’orale a scuola? Un rischio»

Si anima il dibattito sugli Esami di Maturità in piena emergenza Coronavirus. La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina – rispondendo all’appello di Paolo Giordano che dalle pagine del Corriere della Sera ha sollecitato un esame orale in presenza – ha dichiarato di condividere l’auspicio dello scrittore.

«Come docente conosco bene il peso specifico che questa prova ha nella vita dei nostri ragazzi – ha scritto la ministra su Facebook –. Auspico davvero che ci sia la possibilità, come anche tanti ragazzi ci stanno chiedendo, di svolgere almeno l’orale in presenza. Ovviamente nelle giuste condizioni di sicurezza per la salute di tutti». Se non si rientrerà a scuola – come quasi certo– entro il 18 maggio, gli Esami di Maturità consisteranno quest’anno in un solo colloquio orale, che racchiuderà tutto il programma scolastico. La commissione sarà composta da sei docenti interni e dal presidente esterno. «Gli studenti avranno un esame serio, vero, ma saranno valutati da chi ne conosce il percorso scolastico. Dobbiamo tenere conto di questo anno particolare», ha spiegato la ministra dell’Istruzione.

«Quello di Paolo Giordano è un auspicio avulso dalla realtà – commenta senza mezzi termini il rettore dell’Università di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini – . Una provincia come la nostra, che è ancora in piena emergenza, non può permettersi di programmare un rientro a scuola di 9.500 studenti per sostenere la Maturità. Abbiamo famiglie fortemente provate dalle conseguenze dell'epidemia, giovani che hanno perso genitori e nonni, non siamo in condizioni di normalità. La Lombardia non può essere paragonata a regioni che non sono state toccate dal Coronavirus. Non penso proprio potremo organizzare lezioni ed esami in presenza prima di settembre». Gli atenei lombardi hanno già deciso di sospendere le lezioni in aula almeno sino a settembre. A Bergamo lezioni, esami e tesi si tengono a distanza, per via telematica. «Noi siamo riusciti ad organizzarci in tempi brevi – prosegue Morzenti Pellegrini – ma molte scuole non erano attrezzate per la didattica e distanza, così come non tutti gli studenti sono dotati di computer e di connessioni alla rete. Questo determina inevitabilmente delle lacune formative che dovremmo preoccuparci di colmare anziché fare discorsi sterili sulla Maturità». Esami on line, e si lavori per una ripartenza in sicurezza, propone il rettore, che di diritto all’istruzione si occupa da tempo. «Va colmato il vuoto formativo che si sta creando, la mia proposta è che per gli Esami di Stato si scelgano presidenti interni risparmiando sulle trasferte e investendo le risorse sul recupero formativo dei nostri studenti entro la fine dell’estate. Già i ragazzi di quinta superiore dovranno scegliere i corsi universitari da remoto, senza poter visitare gli atenei e incontrare i docenti. Corriamo il rischio di farli arrivare impreparati anche dal punto di vista didattico. E questo vale anche per chi non farà l’università ma entrerà nel mondo del lavoro. Non possiamo penalizzare due volte i nostri giovani».

Patrizia Graziani, dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Bergamo, riconosce la centralità dell’Esame di Maturità all’interno del percorso scolastico e personale degli studenti, «si tratta di una tappa importante della loro vita – dice – ma certamente a Bergamo sarebbe opportuno fare una valutazione seria e realistica dei rischi sanitari. Non possiamo ignorare le criticità di un territorio così duramente colpito dal Covid 19». Il provveditore guarda al futuro. «È necessario istituire un tavolo di coordinamento tra la scuola, la politica e il territorio che ci consenta di prendere decisioni condivise. Penso a tutti quegli studenti senza pc, per i quali in queste settimane si sono attivati carabinieri e volontari, che li hanno dotati degli strumenti necessari per continuare a studiare. E penso a quei bambini delle primarie per i quali andare a scuola significa avere un pasto garantito o allontanarsi da condizioni familiari difficili. Anche per situazioni come queste, per poter ripartire a settembre, è indispensabile che si lavori tutti insieme».

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