Elezioni, analisi della vittoria di Gafforelli
Sgambetto nei paesi più grandi - I dati

L’analisi approfondita del voto delle elezioni che hanno eletto Gianfranco Gafforelli presidente della provincia di Bergamo.

Meno di mezzo punto. Gianfranco Gafforelli ha conquistato la Provincia superando Fabio Ferla con un tiratissimo 50,23%. In voti ponderati 36.687 contro 36.355, una differenza di 332 unità: e se calcoliamo che il peso di un consigliere uno di Bergamo era pari a 337 il quadro è bello che fatto. Una differenza minima, una sconfitta che al centrodestra brucia ancora di più considerando che in termini di puro consenso degli amministratori Ferla è avanti di 165 voti: 990 contro 825. Ma nelle elezioni di secondo livello conta il voto ponderato, e Gafforelli lo sa bene.

Cosa è il voto ponderato? Ciascun elettore, sindaco o consigliere comunale, esprime un voto che viene ponderato sulla base di un indice. Questo numero rappresenta sostanzialmente il «peso del voto» di ciascun elettore. Ad esempio un consigliere di un paese sotto i 3000 abitanti ha un indice di ponderazione di 10, quindi il suo voto vale 10, mentre un consigliere di Bergamo, città sopra i 100 mila abitanti, vale 337.

La chiave della vittoria di Gafforelli è nei dati della fascia D, quella che abbraccia i Comuni da 10.001 a 30 mila abitanti. È qui che qualcuno nel centrodestra è passato dall’altra parte, ed è stata una scelta decisiva. Le liste a sostegno di Ferla hanno difatti conquistato 102 voti, il candidato presidente solo 95. Per contro, Gafforelli ha raccolto 114 voti contro i 108 delle liste del centrosinistra.

Sette voti in meno per Ferla, sei in più per il neopresidente della Provincia, da moltiplicare però per il secondo quoziente più alto (89) del territorio: uno spostamento pesantissimo, tutto interno al centrodestra nei grossi centri della Bassa. Treviglio , Martinengo e Caravaggio sono nel mirino, tanto più dopo l’esito al fotofinish della contesa.

In questo grafico ecco i dati della fascia che è risultata decisiva.

Più lineare l’andamento su Bergamo, dove si sono poste le basi per la vittoria di Gafforelli. Il solo Comune in fascia F, da 100 mila abitanti in su: conquistato nel 2014 sulla scorta dell’effetto Renzi che ha segnato anche la Bergamasca. E che sabato nelle urne per la Provincia ha fatto sentire i suoi effetti postumi. Il centrosinistra ha portato a casa 18 voti su Gafforelli e il centrodestra 10 su Ferla. Sulla carta i primi potevano contare su 3 in più, ma Emilia Magni (Leu) non si è presentata, Luciano Ongaro (sempre Leu) ha detto di aver votato solo la lista - e i dati lo confermano - e non il presidente. Resta un terzo consigliere che ha scelto in autonomia: nei giorni scorsi Simone Paganoni ha annunciato via Facebook che avrebbe votato come consigliere un candidato del centrodestra (Fabio Carminati, vicesindaco di Fornovo) senza però accennare alla scelta del presidente. Ed effettivamente, nel computo delle liste il centrodestra sale a quota 11, così come il centrosinistra a 19 (il voto annunciato di Ongaro). Il voto mancante a Gafforelli potrebbe forse essere il suo si diceva mercoledì allo spoglio.

Di certo, oltre alla Magni, non hanno partecipato al voto i due consiglieri grillini, Marcello Zenoni e Fabio Gregorelli. Sempre con altrettanta certezza, avrebbero potuto ribaltare l’esito della contesa.

Ecco tutti i dati ottenuti dai candidati presidente. L’infografica si può filtrare per fascia di abitanti.

Nei Comuni fino a 3.000 abitanti Ferla porta a casa 347 voti contro i 341 delle liste a sostegno: Gafforelli 231 contro 196. Nei Comuni da 3.001 a 5.000 Ferla è sotto: 210 voti contro i 232 delle liste, Gafforelli no, 175 contro 154. Anche qui il centrosinistra ha messo un argine, anche se l’indice di ponderazione della fascia D era tre volte superiore. Infine, nei Comuni da 5.001 a 10 mila abitanti, Ferla ha raccolto 328 voti contro i 325 delle liste, Gafforelli 287 contro 275. Spostandoci sui voti ponderati di lista, su base provinciale, Democratici e civici per la Bergamasca (area Pd) è la prima con il 39,3%, davanti alla Lega con il 30,5, Civici Popolari e indipendenti (Forza Italia, Fdi e civiche) al 21,3 e Lista Civica per Gafforelli all’8,76. Aggregando per coalizioni, il centrodestra è avanti con il 51,8%. Nel 2016 (si votava solo per il Consiglio) il Pd era al 42,4, la Lega al 22,4 e la lista di centrodestra al 25,2. Decisivo in tal senso negli equilibri interni (oltre all’indubbia ascesa del Carroccio) il passaggio di Demis Todeschini nella lista leghista. Prima i consiglieri erano 4 pari, ora 5 a 3 per la Lega. Carroccio che, come voti ponderati, è il primo partito nei Comuni fino a 3.000 abitanti e da 3.001 a 5.000. Nelle altre fasce guida il Pd.

Ecco i dati delle singole liste votate per eleggere i consiglieri provinciali. Anche in questo caso l’impatto del voto ponderato è determinante.

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