«Ero dietro di loro ma ho sbagliato strada»
Un amico di Paola ricostruisce lo schianto

L’incidente in via Lunga nella notte tra venerdì 21 e sabato 22 febbraio. «Stavamo andando all’Olympus di Boccaleone, non so perché siano salite sull’auto dei ragazzi».

Sembra riposare, Paola, come una di quelle principesse delle favole dai lunghi capelli biondi che aspetta il bacio dell’amato per risvegliarsi. Invece è distesa in una bara di legno chiaro, non un graffio sul bel viso sereno. Attorno a lei mazzi e corone di fiori bianchi e rosa, il bacio è quello della mamma Katiuscia che le accarezza dolcemente il viso e non si stacca un attimo da lei. In tanti, domenica 23 febbraio, per tutta la giornata, sono andati a salutare Paola Tiraboschi, l’infermiera di 28 anni di Valbrembo morta nella notte tra venerdì 21 e sabato 22 febbraio in un terribile incidente stradale in via Lunga. Parenti, amici, colleghi di lavoro del Don Orione e dell’ospedale Melloni di Milano dove lavorava da soli tre mesi. Poco tempo, ma si era già fatta apprezzare e voler bene da tutti.

«Le colleghe del Don Orione mi hanno detto che Paola era il loro punto di riferimento – racconta la mamma –. Le spronava a fare i concorsi, a studiare, a non mollare. Aveva convinto una collega di 52 anni a iscriversi a un concorso dopo che avevano annullato i limiti di età. Lei era laureata in Infermieristica ma non si era montata la testa, anzi: dopo aver finito i suoi compiti andava ad aiutare le ausiliarie a fare i loro. E al Don Orione i turni sono pesanti, c’è poco personale». Paola era riuscita a trovare il lavoro dei suoi sogni proprio grazie alla sua tenacia: dopo aver tentato di entrare alla facoltà di Medicina si era iscritta a tantissimi concorsi, fino a quando qualche mese fa aveva vinto quello del Fatebenefratelli di Milano ed era stata assunta all’ospedale Macedonio Melloni, nel reparto di Ginecologia. Le avevano dato anche un appartamentino a Milano per essere più vicina al posto di lavoro. Proprio ieri il papà Tarcisio, titolare di una ditta di autoricambi, sarebbe dovuto andare a ridipingerlo.

Paola aveva ereditato la passione per la medicina dalla mamma che ha sempre lavorato nel campo medico, prima al policlinico di Ponte San Pietro e poi agli sportelli del Centro di radiologia e fisioterapia di Gorle. È l’unica dei tre figli (Matteo di 16 anni studia informatica e Marco di 26 lavora nella ditta del padre) con questo amore per la medicina, una dedizione verso gli altri e una positività nel lavoro che le avevano procurato tante amicizie.

La dinamica dell’incidente di venerdì notte ha lasciato tutti sconvolti: l’auto su cui viaggiava insieme a un’amica e due amici ha urtato il cordolo di uno spartitraffico che le ha fatto da rampa: la Skoda Yeti ha fato un volo di una trentina di metri, superando il guardrail e sfondando la staccionata che delimita il parcheggio della Fiera dalla pista ciclabile. Un paletto di legno si è conficcato nel parabrezza e ha trafitto al torace la ragazza, che viaggiava davanti accanto al conducente. Gli altri ragazzi sono rimasti sotto choc ma feriti lievi, lei è morta sul colpo. L’amica Diletta, con cui era uscita venerdì sera, è già stata dimessa. Il conducente è stato indagato per omicidio stradale: la Polstrada è in attesa dell’esito degli esami per verificare se fosse sotto effetto di alcol o droghe. L’auto viaggiava probabilmente a velocità molto elevata, ma anche qui parleranno le perizie che disporrà il magistrato.

«Qualsiasi cosa sia successo, nulla ci riporterà indietro la nostra Paola» sussurra la mamma. Proprio ieri sera un ragazzo di Seriate, arrivato alla camera ardente, ha ricostruito la serata e fornito qualche risposta che ancora mancava ai genitori. «Erano all’Evolution cafè di Villa d’Almè – spiega – poi verso le 4 hanno deciso di spostarsi al bar Olympus di Boccaleone. Non so perchè Paola e Diletta, che avevano la loro auto, abbiano deciso di salire su quella dei ragazzi. Io quelli non li conosco. Anch’io ho deciso di seguirli, ma a un certo punto ho sbagliato strada. Ho chiamato Diletta sul cellulare ma non ho ricevuto risposta. Ho girato un po’ per cercarli ma non sono riuscito a trovarli e sono tornato a casa. Non potevo immaginarmi una cosa del genere, non doveva succedere a Paola: se qualcuno ha delle colpe dovrà pagare».

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