Galli: «La variante inglese può sostituire
il virus, prossimi giorni saranno decisivi»

L’intervista al professor Massimo Galli lancia l’allarme: «Ora potrebbe causare il maggior numero di infezioni. È necessario accelerare nella campagna vaccinale»

La Lombardia resta in zona gialla, ma i dati dei contagi si confermano alti e le varianti del Covid iniziano a «pesare», con la mutazione inglese destinata a diventare il ceppo dominante nel Paese, in base alle stime dell’Istituto superiore di sanità. «È inutile girarci intorno, la variante inglese del Covid ce l’abbiamo già in casa e dobbiamo gestire il problema - spiega il professor Massimo Galli, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano -. È molto probabile che questa mutazione sostituirà tutte le altre, anche se non abbiamo la sfera di cristallo. Un invito in più ad essere prudenti nei comportamenti e ad accelerare nella campagna vaccinale.

E la fascia gialla, leggasi minori misure restrittive, non è il massimo in questa fase storica per contenere i contagi e le varianti del virus, anche se mi rendo conto che non faccia piacere ai più sentire queste parole». Professor Galli, l’Iss sostiene che in sei settimane la famigerata variante inglese sostituirà il virus in tutte le sue componenti. «Mi sembra un’affermazione eccessivamente sicura, minuzie da addetti ai lavori che non spostano tuttavia i termini del problema.

Questa variante sarà la causa verosimile del maggior numero possibile di infezioni. Bisognerà valutare inoltre vari fattori che avranno un peso specifico». Quali?

«Innanzitutto la velocità nelle vaccinazioni, che resta un tema dirimente. Dubito tuttavia che il processo di somministrazione dei vaccini procederà con le tempistiche necessarie nel Paese. In Lombardia confido nelle capacità organizzative di Guido Bertolaso, che conosco dal lontano 1987 apprezzandone le qualità. Vaccinare tutti i lombardi entro giugno non sarà facile, ma mi auguro che ce la faccia. E c’è anche un altro aspetto da considerare: le misure di contenimento incidono non poco sulla trasmissibilità dei contagi».

Allora in Lombardia, riconfermata la zona gialla, dovremo aspettarci una nuova ondata di infezioni?

«Nelle aree di giallo diffuso difficilmente si potrà avere il necessario contenimento dei casi positivi. Il dato di fatto è questo e ora si è messa pure la variante inglese. A Brescia già ce n’è un bel po’. A Bollate, territorio che confina con il nostro ospedale, un altro focolaio. E anche nella Bergamasca un altro gruppo di contagi con la mutazione inglese da monitorare».

Nella Bergamasca appunto sarebbero 25 i casi riscontrati di varianti del Covid: 23 del ceppo inglese (di cui 15 a Trescore) e 2 di origine brasiliana.

«Ripeto: questa variante è destinata ad avere un passo maggiore delle altre. Lo dice la letteratura scientifica, partendo proprio dal lavoro degli inglesi. Il punto è che ci si fermi - e mi riferisco anche alla Bergamasca - alla mutazione inglese, perché al momento sulle varianti brasiliana e sudafricana sembrerebbero esserci problemi maggiori».

In che senso?

«Le conosciamo meno e c’è qualche dubbio sulla piena efficacia del vaccino per sconfiggerle. Dubbi e non certezze. Finora per la variante sudafricana alcuni vaccini hanno funzionato meno e non fa particolare piacere. Ogni giorno sorgono nuove preoccupazioni».

L’assessore regionale al Welfare, Letizia Moratti, ha evidenziato che la percentuale riscontrata di varianti del Covid in Lombardia, finora il 30% dei tamponi positivi, potrebbe salire nelle prossime settimane al 60-80%.

«I prossimi 15-20 giorni saranno decisivi per un’esatta ricostruzione di quanto sta circolando. Bisognerà essere bene organizzati per parare i colpi di questo virus che muta».

In quale modo?

«Una parola: sequenziamento. Ho già invitato il ministro Speranza, da poche ore confermato alla guida del dicastero della Salute, a essere proattivi nel lavoro per sorvegliare la diffusione delle varianti. Queste mutazioni ci possono portare problemi ad ampio raggio, inutile indugiare. E sarà tedioso ma è sempre utile ispirarsi a comportamenti prudenti e mantenere il distanziamento. La zona gialla non va interpretata come un liberi tutti. Dobbiamo farcene una ragione».

Il Comitato tecnico scientifico nazionale ha posto anche il problema scuole in relazione alle varianti e alla maggiore capacità di diffusione. Si rischiano nuove chiusure?

«Sto predisponendo un piano di monitoraggio delle infezioni nelle scuole. Non è da escludere una chiusura, ma si dovrà ragionare alla luce di dati precisi. E se invece si deciderà di lasciare aperte le scuole, ritengo sia indispensabile attivare adeguati sistemi di sorveglianza. È importante che le decisioni vengano assunte facendo gioco di squadra, non c’è più tempo per dividersi».

Con il nuovo governo ci sarà una spinta propulsiva nella lotta al virus?

«Speriamo. Le diatribe in questo momento rischiano davvero di confliggere con gli interessi del Paese. Bisognerà trovare una via comune, senza contrapposizioni tra gli interessi economici e di salute pubblica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA